𝟰𝟱 〣 𝗠𝗜 𝗛𝗔𝗜 𝗦𝗔𝗟𝗩𝗔𝗧𝗢 𝗟𝗔 𝗩𝗜𝗧𝗔

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Taehyung era innamorato.

Innamorato pazzo.

Come poteva Jeongguk essere tanto bravo con le parole? Come poteva dimostrarsi sempre migliore rispetto ogni aspettativa? Come poteva essere un uomo tanto perfetto? Come avevano fatto a legare in maniera così naturale e intensa?

Taehyung non seppe assolutamente spiegarselo esattamente come non seppe spiegarsi né l'essersi ritrovato a cavalcioni sulle cosce del maggiore né la tranquillità del padre nell'essere entrato in stanza ─ dopo aver rigorosamente bussato ─ domandando loro di raggiungerli di nuovo in soggiorno.

Avevano annuito entrambi, si erano ricomposti, si erano dati una sistemata a vicenda e poi si erano avviati dove vi erano rimasti gli altri, senza ovviamente limitare alcuna provocazione: dalla pacca sul culo al mostrare la lingua, da un bacio improvviso alla schiena completamente contro la parete.

Avevano bisogno di divorarsi, di reclamarsi, di sentirsi fisicamente vicini, uniti ed era parecchio scontato a tutti i presenti come attualmente desiderassero solamente concludere ogni discussione pur di trascorrere del tempo da soli, in completa privacy, liberi di amarsi non solo sotto il punto di vista mentale e sentimentale bensì anche quello fisico e carnale.

«Nel mentre vi lasciavamo del tempo per ricongiungervi dopo praticamente tre settimane, ho avuto modo di anticipare a tutti loro le mie richieste riguardo le prossime fasi dell'attacco sincronizzato con la Nuova Zelanda» prese a parlare Dohyun, indicando loro il divano sul quale sedersi, ovviamente a stretto contatto l'un l'altro; che fosse per le ginocchia a contatto, le spalle o direttamente le mani strette l'un l'altra, avevano estremo bisogno di sentire il contatto reciproco. «Vorrei che anche voi due veniate a conoscenza di alcuni passaggi fondamentali. Ora come ora, trovo che sia più sicuro mettervi al corrente di ciò che potrebbe accadere così che siate mentalmente e fisicamente pronti a reagire in caso di bisogno»

«Ovviamente non sarete soli» si assicurò di anticipare Chungha, facendo un occhiolino di supporto a Jeongguk che immediatamente si sporse verso Taehyung sussurrandogli all'orecchio un veloce "è mia sorella, dopo ti racconto" al quale quest'ultimo aveva potuto reagire con un semplice ansimo trattenuto.

«Chiaki ha perfettamente ragione. La battaglia in prima linea verrà combattuta dalla Corea e dalla Nuova Zelanda ma nelle retrovie ci saranno Giappone e Russia occidentale»

«Russia occidentale?!» esclamò per ovvietà di cose Jeongguk, in coreano, rivolgendo un rapido sguardo a Zakhar che notò tranquillo sulla sua poltrona; ogni loro discorso era portato avanti principalmente in lingua coreana ─ per poi essere tradotto ad Alter e Zakhar in lingua inglese ─ quindi non era sicuro se tutta quella tranquillità fosse nata dal non comprendere le dinamiche di tale situazione, o proprio il fatto di averla compresa ed accettata. «Possiamo davvero fidarci di lui?!»

«Jeongu─»

«Sì possiamo fidarci» confermò Taehyung, interrompendo le parole del padre. «Mi ha salvato la vita mentre ero da Einar, se non fosse stato per lui, mai sarei riuscito a tornare a casa» lo rassicurò immediatamente, stringendogli il bicipite come a dimostrare la sua sicurezza tramite quella salda presa. «Se ha deciso di rivoltarsi contro Einar ─ ma ancora prima contro Ariy ─ non è solamente perché non è mai stato vero artefice delle sue azioni, ma anche perché lui ed io abbiamo stretto un accordo»

«In che senso..? Taehyung questo non me l'hai detto─» gli fece notare il padre, osservandolo con l'intento di comprenderne le motivazioni; si amavano loro due ─ padre e figlio ─ ma spesso veniva loro poco automatico comprendere il perché dietro le azioni dell'altro e, che questo fosse dettato dalla differenza d'età o d'esperienza, restava comunque un qualcosa verso il quale entrambi mai avevano smesso di impegnarsi.

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