𝟭𝟲 〣 𝗧𝗔𝗘𝗛𝗬𝗨𝗡𝗚 𝗘𝗥𝗔 𝗘𝗦𝗔𝗨𝗦𝗧𝗢

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Per Taehyung, uscire dall'ospedale e tornare a quella che ingenuamente continuava a voler chiamare normalità, era stato uno dei gesti più difficili mai compiuti in vita sua. Credeva di essersi ripreso da situazioni molto più complesse e doloranti ma la verità era che non credeva di arrivare a soffrire tanto, di ritrovarsi con il respiro corto dopo aver compiuto letteralmente un singolo passo al di fuori del complesso ospedaliero e non credeva nemmeno di finire a terra a causa di un improvviso attacco di panico sopraggiunto in maniera rapida, breve, ma terribilmente intensa.

Restare privo di sensi, nel suo mondo immaginario, era stato talmente bello e privo di difficoltà da avergli reso estremamente più difficile il solo pensiero di dover tornare a quella che invece era la realtà.

Lì infatti, fuori dall'ospedale, vi erano una decina di uomini intenti ad attenderlo nonostante l'unico di cui avesse realmente bisogno, mai ci sarebbe più stato.

Suo padre non c'era più, suo padre era morto, suo padre l'aveva abbandonato per sempre, suo padre non sarebbe più stato al suo fianco e allo stesso modo non gli avrebbe fornito più alcun supporto nel cercare di riprendersi in mano la vita, perseguendo felicità e benessere anziché tutta quell'autodistruzione contro la quale stesse coscientemente correndo.

Taehyung sapeva quanto suo padre s'incolpasse riguardo le sue condizioni, sapeva come quest'ultimo credesse di aver fallito nel suo ruolo di genitore ─ e anche lui a volte lo credeva quando litigavano ─ ma la verità era che probabilmente se non fosse stato per lui, Taehyung si sarebbe arreso molto prima.

Dohyun era stato presente nella sua vita solamente poche volte l'anno, in maniera sempre più sporadica, eppure ─ coincidenze o meno ─ compariva sempre quando gli pareva di essere giunto al limite, quando si sentiva in bilico tra l'arrendersi e il combattere, quando non faceva altro che vedersi sul lastrico di un dirupo dentro il quale si sarebbe buttato se solo non fermato in tempo.

Suo padre oggettivamente parlando era su un livello inferiore rispetto altri genitori, la sua situazione familiare non rispettava lo standard né tanto meno ciò che altri si aspettavano da loro come gruppo eppure era sempre stato dell'idea che non era realmente necessario applicare paragoni se alla fin fine poteva comunque averlo al proprio fianco. Non vedeva suo padre tanto quanto facevano i suoi compagni di scuola ma era okay, voleva bene a suo padre, sapeva la cosa fosse reciproca e gli andava bene.

Dopotutto, anche se il suo range uno-cento si poteva paragonare con un misero uno-cinquanta di altre famiglie, significava che gesti ─ visti in maniera superficiali da altri ─ per lui invece avevano un valore molto più profondo; questo, a modo suo, lo aiutava ad andare avanti, ad apprezzare qualunque cosa ricevesse materialmente o meno, a gioire per le piccole cose e ad accettare di buon cuore ogni minuto a lui dedicato.

Suo padre era la sua spalla, era un uomo con il quale amava confrontarsi, verso il quale desiderava ardentemente avere conversazioni e più i loro incontri si facevano sporadici e più lui spingeva pur di vederlo; aveva fatto di tutto per poterlo attirare a sé, per sistemare le cose in famiglia, per evitare tutta quella distanza, ma alla fine nulla di tutto ciò era servito.

Uscito dall'ospedale ─ e concessosi del tempo per riprendersi da quella sua scioccante presa di coscienza ─ aveva dato un rapido sguardo al suo cellulare solamente per ritrovarsi decine di chiamate provenienti dal numero di sua madre. Come poteva raccontarle quanto successo? Come poteva spiegarle la verità se nemmeno lui la comprendeva?

«Signor Kim─» un uomo pronunciò quell'appellativo per rivolgersi a lui e il respiro gli si mozzò letteralmente in gola facendogli mancare quest'ultimo in maniera talmente improvvisa da portarlo a tanto così da uno svenimento. Aveva sentito la testa girargli d'improvviso, una nausea improvvisa assalirlo all'istante e gli occhi così pesanti da volerli semplicemente roteare all'indietro; oggettivamente parlando, non seppe come fece a restare stabile sulle sue stesse gambe. «Dobbiamo gestire immediatamente il passaggio di testimone prima che insorgano enormi problematiche. Dovrebbe venire con noi» prese a dirgli l'uomo, osservandolo scuotere agitato la testa. «È necessario signor Kim, comprendo perfettament─»

➽ Paint My Soul | KooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora