𝟬𝟵 〣 𝗧𝗜 𝗦𝗢𝗡𝗢 𝗠𝗔𝗡𝗖𝗔𝗧𝗢?

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Obbligato quindi ad una sorta di segregazione forzata nella propria casa, Taehyung si era ritrovato completamente privato di ogni dispositivo elettronico con il quale poter contattare l'esterno: cellulare e portatile erano spariti dalla sua stanza così come i due fissi ─ precedentemente all'entrata e in cucina ─ andati a sostituirsi con un semplice pulsante rosso in grado di lanciare un diretto segnale d'emergenza.

"Solamente in caso d'emergenza, puoi premerlo e sia polizia che ambulanza giungeranno in tuo soccorso" gli aveva spiegato suo padre, restando con espressione estremamente impassibile nonostante Taehyung stesse cercando di scorgere il livello di serietà di tali parole. "Per qualunque altra cosa, dovrai attendere che la tua punizione finisca".

Lo aveva abbandonato così, ormai una manciata di giorni fa, senza nulla con il quale potersi intrattenere, senza lezioni universitarie da poter seguire, senza messaggi con i quali tenersi in contatto con Einar né chiamata da poter indirizzare verso Jeongguk. Era rimasto in balia di se stesso e di quella valanga di medicinali che Dohyun ancora non aveva compreso utilizzasse; in realtà, nonostante la frustrazione provata in merito alla situazione, non si era fatto condizionare da pastiglie interessanti come quelle di Xanax che avrebbe desiderato potessero mandarlo ko fino a quando il padre non lo avrebbe lasciato tornare finalmente alla libertà.

I primi giorni aveva provato a dipingere ignorando come avesse il polso destro ingessato ma dopo un paio di pennellate tracciate nella maniera sbagliata si era ritrovato a scaraventare dall'altra parte della stanza non solo la tela bensì l'intero piedistallo e il set di pennelli e tempere.

«Che diamine!» sbraitò nervoso, cominciando a vagare per la villa senza un traguardo vero e proprio perché nonostante già aveva provato ad uscire dalla porta d'ingresso ─ così come da porte secondarie o finestre ─ si era ritrovato due uomini della sicurezza, dipendenti di Dohyun, intenti ad afferrarlo per le spalle e trascinarlo all'interno. Era circondato come un dannato animale in gabbia e ─ cosa peggiore ─ non aveva fatto nemmeno in tempo ad avvisare qualcuno di ritrovarsi in tale situazione.

Come poteva, infatti, rispondere ad Einar o giustificare la sua assenza se nemmeno poteva contattarlo? Come poteva tranquillizzare l'uomo confermandogli di aver capito come doversi comportare se si stava per forza di cose comportando esattamente come non doveva? Einar lo voleva in contatto disponibile ma così ─ senza cellulare o portatile ─ chi lo avrebbe potuto avvertire di tale problematica?

Suo padre, decisamente no.

«Dove diavolo è finito il professore?!» sbraitò di nuovo, raggiunta la finestra accanto alla porta d'ingresso della quale spostò la tenda così da vedere l'esterno e pregare nella comparsa del suo professore di anatomia. Desiderava vedere qualcuno che non fosse lui stesso riflesso nello specchio o visi incorniciati in qualche vecchia fotografia. Erano passati forse quattro giorni, forse cinque o forse semplicemente due, non ne era più di tanto sicuro ma ciò che sapeva di necessitare era del contatto umano che pregava di ottenere con quel suo professore universitario.

Suo padre fortunatamente si era quanto meno adoperato per organizzargli delle lezioni private a casa così che non le perdesse in maniera talmente plateale a circa un mese dalla sua iscrizione ma la cosa continuava a non entusiasmarlo quanto invece avrebbe dovuto; forse poteva sfruttare la presenza esterna del suo professore per recuperare un cellulare con il quale poter contattare Einar, oppure poteva farsi aiutare da lui per andarsene da casa e potersi muovere liberamente.

Non sapeva ancora come si sarebbe mosso ma avrebbe sicuramente trovato il modo per non restarsene con le mani in mano, completamente in balia di scelte altrui come tanto odiava.

Ding-Dong.

Questa volta, il campanello avrebbe portato buone notizie e di certo non suo padre infuriato per l'essere sparito da casa per giusto un paio di giorni.

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