𝟯𝟴 〣 𝗗𝗜𝗩𝗘𝗥𝗧𝗜𝗧𝗜, 𝗔𝗠𝗢𝗥𝗘 𝗠𝗜𝗢

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Un leggero mugugno gli sgusciò inconscio dalla gola, seguito poi da un lieve arricciare il naso che però ─ differentemente da quanto immaginato ─ fu terribilmente doloroso.

Gli occhi di Taehyung andarono a spalancarsi in maniera rapida, agitata, spaventata, nel ricordo ─ chiaro ma vago allo stesso tempo ─ di ciò che era successo chissà quanto tempo prima.

E fece per alzarsi, per cercare con il proprio sguardo la figura di Jeongguk, per assicurarsi che stessero tutti bene e per darsi una conferma riguardo il non ritrovarsi più tra le grinfie di Einar ma ciò che lo colpì più forte dell'impatto che il suo naso aveva avuto contro la parete, fu riconoscere le mura di quella stanza.

Quella, proprio quella, era camera sua.

Taehyung si trovava nella propria stanza e non riusciva a capacitarsi né del come né del perché. La perdita di sensi era stata tanto intensa da averlo tenuto ko per circa quattordici ore di volo? Se era a casa, questo significava che poteva vedere sua madre? Significava che─

«Sei sveglio finalmente»

La voce di Einar gli giunse limpida alle orecchie, obbligandolo a ritrarsi spaventato contro la testata del letto, riscoprendo però come una caviglia gli fosse stata inspiegabilmente avvolta in una catena legata proprio alla base del letto.

«S-Stammi lontano!» gridò dunque agitato, ben conscio di cosa significasse ritrovarsi uno in compagnia di Einar, due in qualche modo trattenuto e tre senza la figura di Jeongguk al suo fianco. Al di là di quanto il coreano sarebbe stato in grado o meno di fare, la sua sola presenza bastava ad aiutarlo e a non farlo morire dalla paura; da Jeongguk non si era mai aspettato né invincibilità né capacità, non si era mai aspettato che potesse risolvergli ogni problema né aveva mai desiderato addossargli ogni problematica. Per lui però, sapere di poter trovare conforto in una persona come il corvino, aiutava più di quanto forza, potere o soldi potessero fare.

«Perché agitarsi tanto? Giusto ieri sera abbiamo fatto sesso nella mia auto e ora vuoi che ti stia lontano? Stavo scherzo quando ho detto di volerti mollare, non era necessario tornare di corsa a casa, inciampare sulle scale, romperti il naso e finire con il restare svenuto per diverse ore. Sai quanto mi sono preoccupato?»

«Ma che stai dicendo?!» sbraitò confuso e agitato, cominciando a scuotere la testa in completo disaccordo con le informazioni dallo svedese fornite. «Tu mi hai mollato a inizio anno praticamente! Sono passati molti mesi da allora!» gli gridò spaventato, volgendo immediatamente lo sguardo verso un piccolo calendario che sapeva di aver sempre sulla scrivania: su di esso, vi era il mese di febbraio. «M-Ma..»

«Te l'ho det─»

«È solo perché stando in Corea non ho mai avuto modo di passare a quello successivo! Smettila di raccontarmi bugie! Jeongguk non ci metterà molto a─»

«Chi è Jeongguk?» gli domandò Einar, aggrottando le sopracciglia e piegando appena la testa in uno sguardo tanto confuso quanto rabbioso. «Di chi cazzo stai parlando?!»

Quasi gli si spezzò il respiro in gola. «J-Jeongguk─ S-Sai perfettamente di c-chi sto p-parlando─» annaspò spaventato, portandosi le mani contro quel suo petto che continuava ad alzarsi e abbassarsi in maniera impazzita; non stava capendo assolutamente nulla, non riusciva a comprendere cosa stesse succedendo, cosa fosse successo e cosa fossero i ricordi che Einar pareva possedere.

Okay, spesso e volentieri gli piaceva viaggiare con la fantasia, ma era assolutamente impossibile per lui essersi immaginato tutta quella serie di eventi perché se così fosse.. Se così fosse.. Dohyun sarebbe ancora vivo.

«M-Mio padre.. Fammi parlare con mio padre»

«Amore mio, Dohyun è in Corea attualmente e come ben sai, a causa del fuso orario è piena notte. Starà dormendo o lavorando, non infastidirlo» cominciò a dirgli il biondo, scuotendo la testa in negazione. Continuare ad insistere ─ anche a toni sempre più alti ─ fu però in grado di convincerlo a dargli corda e a consentirgli tale chiamata da lui desiderata.

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