𝟯𝟭 〣 𝗔𝗖𝗖𝗘𝗧𝗧𝗔𝗥𝗘 𝗖𝗜𝗢' 𝗖𝗛𝗘 𝗦𝗜𝗔𝗠𝗢

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Jeongguk quella mattina si era alzato piuttosto presto nonostante la notte movimentata, si era reso conto di avere il corpo di Taehyung ancora piacevolmente disteso sopra il suo, si era sfilato da lui e ─ dopo essersi permesso di dargli una sistemata, ripulendolo da alcuni rimasugli del loro rapporto precedente ─ si era cambiato e lo aveva coperto con le lenzuola lasciando che continuasse a riposare.

Si erano amati per gran parte della notte e voleva che il più piccolo potesse riprendersi senza fretta, evitando di dover stare al passo con il suo abituale dormire poco; erano anni che si accontentava di dormire dalle quattro alle sei ore massimo, ma essendo il suo corpo ormai abituato da un paio di decenni, non risentiva più di alcuno sforzo.

È per questo che decise di impiegare il suo tempo libero in attesa che l'altro si svegliasse per preparare una sostanziosa colazione da portargli direttamente a letto. Voleva servirlo e riverirlo com'era giusto fare dopo averlo stremato per tutta notte e soprattutto voleva che tramite quei suoi piccoli gesti gli fosse chiaro quanto lo amasse e quanto per lui fosse stato importante condividere quella notte insieme.

Non gli importava di fare tardi a lavoro, non gli importava di dover commissionare a Jun alcuni impegni pur di attendere il risveglio di Taehyung e non gli importava proprio perché voleva esserci per lui. Voleva che aprisse gli occhi nella consapevolezza di come non sarebbe magicamente sparito dopo aver ottenuto del sesso da lui.

Quello che però gli fece interrompere bruscamente ogni preparativo di quella colazione fu improvvisa e insolita chiamata proveniente proprio da colui che reputava un suo fratello: Jun.

«Sì?»

«Jeongguk ascolta, stavo venendo da te per aggiornarti di una cosa importante quando Wonho e Yoora hanno riconosciuto la mia auto e si sono lanciati di fronte ad essa pur di fermarmi. Ora sono in auto con me e tra un paio di minuti saremo lì» lo avvisò, facendogli incupire lo sguardo non tanto per quel suo arrivo improvviso ─ né per la presenza dei due amici di Taehyung ─ quanto più per l'ovvio tono agitato con il quale aveva pronunciato quelle parole. «Inoltre─» per l'appunto. «Alter e Ego sono atterrati ad Incheon una manciata di minuti fa, si stanno dirigendo a loro volta da te»

«Come mai questa decisione così improvvisa?» gli domandò, ben conscio di doversi aspettare il peggio da quella che sarebbe stata la successiva risposta; Einar era stato in America fino ad un paio di giorni prima e i gemelli non avrebbero mai lasciato il territorio che lo svedese non lo avesse fatto per primo. Di conseguenza, Einar era intento a sbarcare di nuovo nelle sue vite dopo aver concesso loro poco più di un mese e mezzo di tregua.

«Einar è atterrato ad Incheon qualche ora prima di loro due ma non è stato possibile rintracciarlo nonostante qui tutti siano sicuri di come non ci vorrà molto prima che venga a cercare Taehyung e di conseguenza te» gli spiegò, sentendo appena il borbottio preoccupato dei due amici presenti in auto. «Volevano dunque discutere personalmente su come poter agire, sfruttando la loro presenza fisica per organizzare qualcosa»

«Ho capito, ne parliamo appena arrivano anche loro. Nel frattempo aspetto te» lo avvisò, annuendo al suo successivo "ho appena lasciato l'auto di fronte il tuo appartamento, sto entrando" al quale rispose con un semplice: «Ti aspetto dentro»

Jun dopotutto, possedeva il codice d'accesso sia per il suo cancello sia per l'appartamento in sé motivo per cui riprese a preparare la colazione di Taehyung con finta nonchalance per poi volgere lo sguardo verso la porta d'ingresso quando questa si sbloccò e mostrò i tre volti conosciuti.

«Oh, mi hai preparato del cibo?» gli domandò curioso Jun.

«È per Taehyung» lo stroncò subito, facendogli alzare scherzosamente le mani in segno di resa, per poi spostare lo sguardo verso i due ragazzi che salutò con un semplice cenno di capo. «Volete portare voi la colazione a Taehyung? È nella prima stanza a sinistra» domandò ai due, allungando il vassoio verso la figura di Wonho che immediatamente avanzò seguito dall'amica. Una volta che entrambi furono abbastanza vicini, delle provate, sincere e dispiaciute parole scivolarono via dalle sue labbra. «Mi dispiace immensamente per ciò che è successo a Minjae, non se lo meritava»

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