𝟰𝟯 〣 𝗙𝗔𝗠𝗜𝗚𝗟𝗜𝗘 𝗗𝗜𝗦𝗧𝗥𝗨𝗧𝗧𝗘

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Quel pomeriggio, Jeongguk aveva visto la figura di Jun staccarsi momentaneamente da lui, portare lo sguardo sullo schermo del cellulare appena estratto dalla tasca e corrugare appena le sopracciglia. Non sapeva che cosa avesse letto, che tipo di notifica gli fosse arrivata ─ se di un messaggio o di un pagamento in arrivo ─ ma non aveva di certo fatto in tempo a chiedergli qualcosa che gli aveva posato una busta bianca tra le mani, lo aveva supplicato di leggerla solo quando se la sentisse e poi aveva abbandonato in fretta e furia la stanza ospedaliera.

A quel punto ─ sotto gli sguardi altrettanto confusi di Yoora e Wonho ─ si era ritrovato ad indirizzare l'attenzione verso la busta e il suo contenuto.

«Credo sia ora che facciate ritorno a casa» aveva cominciato a dire Chiaki, parlando un coreano a dir poco perfetto; la cosa aveva destato l'attenzione di tutti e tre i presenti, obbligando quindi la donna a giustificarsi con un "ho studiato un po' anche io" verso il quale i due ragazzi risposero con un lieve cenno di capo. «Qui ormai è tutto sotto controllo, la vostra famiglia sarà in pensiero per voi. Ci vediamo domani mh? Tanto per due settimane dobbiamo restare qui»

I due giovani si ritrovarono dunque a recuperare le loro cose, volgere uno sguardo in saluto ai due malati per poi uscire dalla stanza senza troppe storie. Se tale richiesta fosse stata avanzata da Taehyung avrebbero sicuramente trovato il modo per restargli accanto ─ e con Jun ce l'avrebbero fatta perché presa ormai abbastanza confidenza ─ ma di fronte il velato ordine emanato dalla leader giapponese e inconsciamente supportato da Jeongguk, erano stati per forza di cose obbligati ad obbedire.

«È tanto pericolosa la mia reazione al contenuto di questa lettera?» fu automatico domandare a Chiaki, intenta a stirare un leggero sorriso. «Se hai mandato via i ragazzini allora─»

«Credo semplicemente che tu abbia bisogno della giusta privacy per leggere quel referto» lo anticipò la donna, indicandogli con lo sguardo la busta bianca. «Io sono qui solamente per rispondere alle tue domande»

Jeongguk si prese dunque qualche secondo per osservarla attentamente, per studiarne l'espressione e poi rivolse a sua volta l'attenzione sul pezzo di carta stretto ─ inconsciamente in maniera agitata ─ tra le sue mani.

Chiaki aveva parlato di un referto, pregava con tutto se stesso che non fossero ennesime brutte notizie relative alla salute di Taehyung ─ o peggio, a qualche conseguenza grave del suo trovarsi nelle mani di Einar ─ ma in generale sperava solamente che il giovane ragazzo non fosse coinvolto in nessunissimo modo. Per lui desiderava solo il meglio e ─ visti gli ultimi avvenimenti ─ sapeva perfettamente come, di belle notizie, i medici proprio non avevano nulla per lui.

«Devo proprio..?» domandò incerto, continuando ad accartocciare le estremità di quella busta. «Sai, credo di essere mentalmente allo stremo, non so se sia il caso di crearmi altro inutile stress»

«In realtà non sei obbligato a leggere» rispose semplicemente la donna, liberandosi di alcune coperte così da voltarsi e far sporgere la gambe ─ coperte dal pigiama ─ al di fuori del lettino ospedaliero. «Ma io conosco il contenuto e credo sia giunto il momento che a tua volta ne prenda coscienza. Ti devo delle scuse»

Tali parole lo confusero, gli fecero corrugare le sopracciglia e strappare con veemenza parte della busta così da aprirne il contenuto.

Chiaki non aveva nulla per cui scusarsi, era sempre stata la compagna più fidata tra tutti i loro alleati esteri quindi perché stava pronunciando parole tanto insolite per una come lei? Perché si riteneva parzialmente responsabile di ciò che vi era scritto all'interno della busta.

«Non dire stronzate─» sibilò appena, estraendo il referto in questione e cominciando ad analizzarlo con attenzione; ciò che lo prese in contropiede fu la dicitura iniziale. «Esame di compatibilità previo trapianto..?» ripeté flebilmente le parole lette precedentemente a mente e poi scorse con gli occhi maggiormente verso il basso dove vi erano una serie di altre indicazioni, percentuali e stime che avevano classificato il trapianto come perfettamente fattibile in quanto la compatibilità tra i due pazienti era praticamente assoluta. «Tra le procedure necessarie è stata verificata la compatibilità tramite analisi del gruppo sanguigno, cross-match e compatibilità HLA. Ognuna di queste sono risultate positive, classificando dunque il paziente B in grado di effettuare un trapianto da vivente verso il paziente A senza nessuna problematica relativa ad un eventuale rigetto» continuò a leggere, ritrovandosi parola dopo parola, frase dopo frase, paragrafo dopo paragrafo, sempre più senza parole, senza respiro, senza pensieri.

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