𝟰𝟬 〣 𝗦𝗘𝗜 𝗠𝗢𝗥𝗧𝗢

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A seguito della discussione avuta con Einar, per Taehyung in realtà non molto era cambiato; si trovava ancora intrappolato in quella stanza ora divenuta tutt'altro che familiare, ma quanto meno non si trovava più né completamente nudo né con gli arti intrappolati in delle strette manette.

Einar lo aveva chiuso dentro la stanza in questione e aveva lasciato Zakhar come vedetta interna così da limitarne i movimenti insoliti. Non che si fidasse realmente del russo, ma sapeva per certo come fosse meglio rispetto la fidanzata; lei ─ dopotutto ─ era solita oltrepassare limiti che né Taehyung né Einar stesso avrebbero volentieri accettato.

Zakhar invece ─ a modo suo ─ era più contenuto e più capace di controllare senza perdere il controllo; da quando aveva messo piede all'interno della stanza, non si era praticamente mosso dallo stipite, non aveva pronunciato nemmeno una parola e allo stesso modo non gli aveva mai tolto gli occhi di dosso, indipendentemente da ciò che facesse.

Taehyung si era ripromesso di provare a mantenere la calma, di non farsi sopraffare dalle emozioni e dal desiderio di rivalsa, ma c'era stato poco che potesse fare ad ogni minuto trascorso in quella continua segregazione forzata. Einar si era offeso di fronte le sue parole e ora l'avrebbe tenuto bloccato in quella camera da letto per il resto della sua vita? Che intenzioni aveva con lui?

«Che cosa posso offrirti, Zakhar, per permetterti di lasciarmi scappare da qui?» gli domandò in inglese, con fare improvviso, notando una reazione per l'appunto confusa nello sguardo del russo. Alla sua mancata risposta, gli venne istintivo schioccare frustrato la lingua. «Skit. Devo uccidere qualcuno? Einar? Ariy? Me stesso? Dimmi Zakhar, qual è un tuo desiderio nascosto che vorresti potesse realizzarsi, ma che sfortunatamente tu non puoi portare a termine? Dimmi qualunque cosa ed io sarò più che disposto ad agire per te»

«Che stai dicendo..?» la confusione nel tono di voce dell'uomo russo fu assolutamente tangibile e questo fece storcere appena il naso a Taehyung, facendogli domandare se realmente non stesse capendo o se era colpa del proprio modo di esprimersi. Eppure, credeva di essere stato abbastanza chiaro. «Stai parlando di omicidio e suicidio come se stessi scegliendo quale prodotto comprare da uno scaffale. Ti è davvero bastata qualche ora in questa stanza con Einar per perdere quel briciolo di sanità? Sei andato ufficialmente fuori di testa ora?»

A quel punto, una risata improvvisa e di gusto non fece a meno di sfuggirgli dalla gola, prendendo in contropiede ─ per l'ennesima volta ─ il giovane uomo di fronte a lui. «Ah quindi sarei io quello pazzo, mh?! Non Einar e il suo miserabile tentativo di resettarmi il cervello?! O quello della tua fidanzata nel continuare a volermi saltare alle labbra in maniera da mettermi nei guai?!» gli domandò frustrato, posando le mani sui fianchi in un'espressione che nient'altro lasciava trasparire se non instabilità. Forse Zakhar aveva ragione, o forse quella sua sanità l'aveva persa ormai fin troppo tempo fa «Qui cercate tutti di farmi credere di essere quello sbagliato─» prese a dire, annaspando appena; era come se ad ogni parola pronunciata, non riuscisse più a recuperare l'ossigeno utilizzato. «Di essere quello pazzo, quello malato, quello fuori di testa, ma non è affatto così─»

«Ascolta, Einar tornerà comunque a momenti, stai buono e discutine con lui. Io non ne voglio sapere assolutamente nulla» gli ordinò serio, facendogli cenno con la mano di rimettersi seduto sul materasso, restando in attesa di quello che ormai non faceva più a meno di vedere come il proprio aguzzino personale.

Non era stato un cambiamento radicale, il suo. Giunto in Corea, voleva fermamente tornare con Einar, riprendere la loro relazione e aver visto tutti con i propri occhi i danni nati da questo suo desiderio d'indipendenza gli aveva fatto capire ancor più come non dovesse mai nemmeno sognarsi di separarsi da lui.

Se Einar non aveva ancora ucciso Jeongguk o Hanna, era solamente perché lo svedese sapeva come con tale comportamento si sarebbe condannato con le proprie mani. Sarebbe dovuto essere lo stesso anche con Dohyun ma era il biondo era stato abbastanza intelligente e perfido da trovare il giusto stratagemma per fargli ricadere addosso ogni accusa e colpa, spingendolo alla disperazione riguardo tale perdita, senza però permettergli di prendersi realmente del tempo per comprendere come ─ alla base di ogni disgrazia ─ non vi fosse altro che la figura di Einar.

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