𝟮𝟭 〣 𝗦𝗠𝗘𝗧𝗧𝗜𝗟𝗔 𝗗𝗜 𝗙𝗔𝗥𝗧𝗜 𝗗𝗘𝗟 𝗠𝗔𝗟𝗘

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Estremamente scioccato dalle parole di Jeongguk, Taehyung non aveva potuto fare altro che restare immobile osservandolo abbandonare la camera ospedaliera con quella furia che mai credeva potesse essere diretta verso di lui.

Si meritava seriamente quelle parole? Era davvero un mostro come da lui urlato? Era realmente così simile ad Einar?

Credeva che Jeongguk ─ diversamente da chiunque altro ─ volesse seriamente essere dalla sua parte, cercare di supportarlo come possibile, fidarsi delle sue parole, eppure perché quest'ultimo l'aveva aggredito senza nemmeno dargli il tempo di spiegarsi? Perché dopo aver visto quanto Einar gli avesse fatto del male, ancora non valutava l'opzione che fosse stato lo svedese ad ingannarlo? Perché aveva dubitato del suo amore verso il padre?

Era confuso, agitato, offeso e sotto un certo punto di vista rassegnato.

Forse aveva sbagliato a credere di dover far affidamento su Jeongguk per poter risolvere i propri problemi, forse doveva semplicemente farsi forza e affrontarli da solo ─ anche a costo di rimetterci tempo, salute e mentalità ─ e soprattutto forse Jeongguk non era l'uomo di cui aveva bisogno.

Non era la prima volta che lo aggrediva schierandosi contro di lui; lo aveva accusato di non impegnarsi abbastanza quando aveva seguito Einar in auto e ora si era permesso di addossargli non solo la morte di Dohyun ma anche l'incapacità di riuscire a vivere da solo e di dover necessitare di un babysitter pur di non combinare guai. Era così che lo vedeva il coreano?

Alla fine ─ in un modo o nell'altro ─ la gravità di tale visione lui la percepiva tale e quale a quella posseduta da Einar.

Quest'ultimo però, mai lo avrebbe lasciato e sinceramente non riusciva più a capire se tale constatazione fosse positiva o negativa. Jeongguk avrebbe potuto abbandonarlo, avrebbe potuto farsi una vita senza di lui, ignorarlo, voltargli le spalle e non c'era assolutamente nulla che potesse spingerlo a tornare. L'unico sarebbe stato Dohyun ma ormai non c'era più alcuna ragione di contarlo.

Einar invece, l'aveva sì abbandonato, l'aveva trattato male, l'aveva insultato e ferito, eppure ancora era qui. Einar parlava tanto, minacciava a destra e a manca, ma alla fine era stato più presente ora di quanto avesse mai fatto durante la loro lunga relazione. Poteva accadere qualunque cosa, potevano litigare, ferirsi, voler prendere strade diverse o milioni di altri scenari ma nulla avrebbe mai modificato l'attaccamento che lo stesso Einar possedeva nei suoi confronti.

Taehyung era dipendente da lui, sì, necessitava di restare al suo fianco per diverse ragioni, ma Einar non aveva mai espresso alcuna motivazione vera e propria, lui c'era e basta. Okay, spesso e volentieri limitava il suo interesse al "voglio divertirmi con te" o al "è da un po' che non facciamo sesso" oppure "ti reclamo per dimostrare a chiunque come tu sia solamente mio" ma ironicamente tali affermazioni erano state in grado di fornirgli più certezze rispetto quelle che uno sconosciuto come Jeongguk era stato in grado di fornirgli.

Si conoscevano da una manciata di mesi, le cose sembravano andar bene, il coreano gli faceva promesse che sembrava volesse mantenere eppure ancora non era abbastanza forte e desideroso di mantenerle perché ─ in caso contrario ─ mai si sarebbe permesso di aggredirlo.

Einar invece, con i loro otto anni di relazione alle spalle, si era sempre assicurato di essergli al fianco sia durante i suoi momenti di gioia che di disperazione; ogni volta che si svegliava in ospedale lo svedese era lì, così come ogni volta che era contento Einar non esitava a piombare in tale situazione e sfruttare il suo entusiasmo per godersi una lunga e multipla sessione di sesso.

Eppure, con la mente ancora scossa dalle parole di Jeongguk, si era permesso di fare un salto all'indietro, ad una manciata di anni prima, a quando Einar ancora non si permetteva di mettergli le mani addosso, a quando assecondava ogni sua richiesta o iniziativa, a quando ancora non pensava con la propria testa. Lì, durante quel periodo, in completa balia dello svedese, lui era stato bene.

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