Capitolo Uno

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Un anno e un mese prima

Ero fortemente sicura che Roma di sera sarebbe dovuta diventare patrimonio dell'umanità.

Era ormai un anno che vivevo nella capitale, ma forse non mi sarei mai abituata a quella bellezza così totale che ti sovrastava. Che ti lasciava a bocca aperta e faceva sparire ogni altra cosa, perché il contorno diveniva sbiadito messo a confronto a quella meraviglia.

La città si mostrava a me dal finestrino dell'Audi nella quale stavo seduta. L'auto del mio ragazzo.

Mi era venuto a prendere a casa, avevamo cenato in un ristorante di lusso e adesso stavamo andando a casa di Jessica, la mia compagna della squadra di nuoto.

I genitori di Jessica erano fuori città: viaggio alle Hawaii.

Lo facevano molto spesso, e questo per noi significava che il loro "castello" era disponibile per una festa, anche se ultimamente, quelle fatte con la squadra maschile e femminile di nuoto, tutto sembravano tranne che feste.

Nicolò stava parlando con me, ma sentivo la sua voce come ovattata, presa com'ero ad ammirare Roma che in meno di un anno era entrata nel mio cuore quasi quanto la mia città di origine, Palermo.

«Amore? Mi stai ascoltando?» Nicolò mi scostò una ciocca di capelli rossi fiammanti dalla spalla per richiamare la mia attenzione.

«Mh?» emisi più un grugnito. Non avevo nessuna voglia di andare da Jessica, era uscita solo perché Arianna, mia compagna di classe e unica vera amica dal primo giorno a Roma, aveva promesso di raggiungermi. Sarebbe venuta con quelli che Nicolò chiamava "i miei nuovi amici", con una nota infastidita nella voce, come se gli unici amici che potessi avere fossero dentro la piscina.

Lo guardai, aveva un sorriso stampato sul suo viso perfetto, i capelli biondissimi erano perfettamente pettinati e gli occhi celesti mi scrutavano con dolcezza.

«Di nuovo persa tra le nuvole?»

Alzai le spalle con noncuranza. «Scusami, oggi la coach mi ha devastata» usai quella scusa, anche se in parte era vero. Sentivo gli arti tirare, e dolori a muscoli che non sapevo neanche di avere.

Da quando ero entrata nella nazione femminile di nuoto gli allenamenti erano triplicati. Erano stancanti e mi portavano via tanto tempo. Ma quella era la mia vita. Il nuoto lo era, e non avrei potuto immaginare me stessa senza di esso.

La mano di Nicolò scivolò sulla mia coscia, la accarezzò in un movimento lento, fatto apposta per tranquillizzarmi. «Anche il coach ci è andato giù pesante, ma si avvicinano gli europei, è normale.»

Prese la mia mano e mi diede un lieve bacio sul dorso.

Mi sforzai di sorridere e calò il silenzio nell'abitacolo.

Dopo pochi minuti, arrivammo finalmente a casa di Jessica. Una villetta nella periferia ricca di Roma.

Nicolò spense l'auto, non aveva lasciato la mia mano e si sporse verso di me baciandomi sulla fronte.

Aprì lo sportello e uscì, senza darmi il tempo di fare lo stesso, venne dal lato del passeggero e mi aprì la portiera dall'auto come un vero cavaliere: era una cosa che non tolleravo.

Una ragazza indipendente, che si batteva per la parità di diritti, femminista, come faceva a stare con uno che era l'immagine del principe azzurro? Mi pagava pranzi e cene, mi faceva molti regali, cosa che non faceva altro che ricordarmi quanto fossimo economicamente diversi.

E poi, a me, di regali e cosa materiali non me ne era mai fregato niente.

Forse per questo suo modo di fare non avevamo ancora fatto l'amore, nonostante stessimo insieme da quasi un anno. Quello, unito al suo volere aspettare. All'inizio l'avevo accettato, mi era sembrato molto dolce da parte sua, ma dopo un po' iniziava a stancarmi. Mi domandavo cosa stessimo aspettando esattamente. Eravamo entrambi maggiorenni ed entrambi non più vergini. Ogni volta che provavo a parlagliene mi diceva che con me doveva essere speciale, che non voleva che fosse come con le altre. Ma negli ultimi mesi era sempre più strano, distante. E soprattutto il mese appena trascorso lo avevamo passato a litigare quasi tutti i giorni, per qualunque cosa.

Coraline Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora