Capitolo Quattro Extra - Damiano Nardin

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Le aveva messo le cazzo di mani addosso.

Stringevo così forte le mani sul manubrio che sentivo dolore, le nocche erano bianche, in contrasto con il nero della moto.

Quel pezzo di merda aveva osato alzarle le mani.

Lorenzo non voleva dirmelo, ma quando era venuto da me l'avevo visto strano, si percepiva che qualcosa non andava, poi aveva cantato sotto il mio sguardo preoccupato e mi aveva detto ciò che Coraline gli aveva rivelato.

Nicolò si era presentato a casa sua e le aveva dato uno schiaffo.

Spinsi la moto più veloce infrangendo qualsiasi limite di velocità. Non me ne fregava un cazzo, dovevo solo andare a staccare la testa a quel bastardo.

Lorenzo aveva provato a fermarmi, ma io non avevo più sentito nulla dopo aver saputo dello schiaffo. Mi si era offuscato il cervello, avevo preso le chiavi della moto ed ero partito come una furia. Il mio amico mi stava seguendo con la macchina, ma faticava a starmi dietro.

Mi lasciai attraversare Roma accanto mentre arrivavo ai quartieri residenziali dove stavano tutti i pariolini.

Fermai la moto sotto il palazzo di quel coglione, avevo facilmente trovato la sua via mandando un messaggio a un paio di amici che stavano in quella zona, e trovai quella merda intento a pulire una macchia invisibile dalla sua Audi perfetta e tirata a lucido.

Era la mia serata fortunata, ma non la sua.

Scesi dalla moto e misi il cavalletto con un gesto veloce e automatico, poi tolsi il casco e lo scaraventai a terra.

Il coglione alzò lo sguardo e quando mi vide i suoi occhi si spalancarono.

«Che cosa ci fai qui, boro?» chiese posando la pezza sul cofano della macchina.

Mi aveva appena dato del boro?

I pugni che gli dovevo erano appena aumentati.

Senza dire una parola lo afferrai con entrambe le mani dalla polo rossa e gli caricai una testata con tutti i sentimenti. Lui indietreggiò tenendosi il naso che già sanguinava.

«Ma che cazzo...» provò a parlare.

Ma non gliene diedi il tempo, lo afferrai di nuovo e gli sferrai un pugno che andò a peggiorare la situazione del suo setto nasale.

Non mi fermai, continuai a riempirlo di pugni finché non cadde a terra e la sua faccia non fu un grumo di sangue.

«Damià!» Lorenzo arrivò e mi fermò prima che potessi gettarmi di nuovo su di lui. «Basta cazzo, così lo uccidi!»

«Se lo meriterebbe!» urlai.

Io non urlavo mai, ma non ci vedevo più, non riuscivo più neanche a pensare. La scena di lui che mollava uno schiaffo a Coraline mi si ripresentava nella mente nitida, anche se non avevo assistito.

«Ti denuncio, bastardo...» biascicò lo stronzo cercando di rialzarti.

Mi liberai da Lorenzo con uno strattone e mi avvicinai di nuovo a Nicolò che quando vide la mia presenza incombere su di lui ricadde sull'asfalto. Per fortuna non c'era nessuno in giro, ma non me ne fregava comunque un cazzo di chi c'era e non c'era.

«Si è fatta sbattere anche da te, quella troia?»

A quel punto Lorenzo mi superò e gli diede un calcio nelle costole. Poi si voltò nella mia direzione. «Andiamocene prima che questo stronzo chiami la polizia!»

«Siete rovinati!» ci minacciò un attimo prima che decidessi di andare via.

Tornai da lui e lo feci alzare prendendolo per il colletto. «Prova a dire a qualcuno che sono stato io a ridurti così, e ti ammazzo!» Non lo avrei mai fatto, solitamente non ero uno che usava la violenza, ma quella situazione mi era sfuggita di mano, non ragionavo più. «Prova a toccarla di nuovo, anche solo a guardarla e giuro che mi pregherai di morire!»

Ok, quell'atteggiamento da maschio alpha, quasi da gangster, non mi si addiceva. Io non ero così.

Ma porca puttana, l'aveva picchiata.

Non mi riusciva a entrare nel cervello senza che sclerassi. Mi faceva andare il sangue in ebollizione, rischiava che mi schizzasse via dalle vene.

«Hai capito, coglione?» sibilai guardandolo nelle iridi azzurre spaventate. «O devo darti un altro pugno per rendere chiaro il concetto?»

«Ho capito!» gracchiò.

Lo lasciai andare e cadde nuovamente a terra.

Rimasi lì a guardarlo finché Lorenzo non mi prese dal braccio e mi costrinse a risalire sulla moto.

Non me ne fregava un cazzo se fossi finito dentro, io non potevo lasciar correre una cosa del genere. E sicuramente quello che avevo fatto non andava bene, potevo trovare un altro modo, ma non mi importava.

Nessuna poteva toccare Coraline senza il suo consenso, nessuno poteva osare picchiarla.

Spazio autrice ✨

Buongiorno readers del mio cuore ❤️

Ecco il capitolo che non vedevo l'ora di scrivere 👀
Devo dire che è stato molto soddisfacente 😌

Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e se vi è piaciuto lasciate una stellina ✨

Ci vediamo lunedì prossimo con il nostro biondino 😎

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