Capitolo Sette Extra - Damiano Nardin

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Si era arresa a me, e io le avevo dato tutto ciò che potevo darle. Non avevo idea se avesse percepito che insieme al mio corpo le avevo dato ogni strato della mia anima, quella più nascosta, quella che non donavo a nessuno.

Perché a me non serviva parlare dei miei problemi o dei miei sentimenti, quando mi donavo a qualcuno, cosa che non accadeva praticamente mai, lo facevo con irruenza e ferocia.

Le scostai una cioccai di capelli rossi dal viso. Era magnifica così, mentre dormiva, con gli scudi abbassati e le unghie ritratte. Non che non la adorassi anche quando indossava lo scudo e usciva fuori le unghie. Anzi... Aveva la capacità di farmi ribollire il sangue di orgoglio ed eccitazione.

Si mosse un po', socchiudendo le labbra morbide di cui sentivo ancora il sapore. Sarei potuto rimanere anche per tutto la vita a guardarla.

Il mio telefono squillò facendomi sobbalzare, da quando ero con lei mi ero completamente rinchiuso in una bolla, sfuggendo alla realtà crudele.

Staccai subito la chiamata di mia madre per evitare di svegliare Coraline e le posai un bacio sulle labbra schiuse. Quel semplice gesto mi arrivò fino all'erezione facendola risvegliare.

Mi costrinsi ad alzarmi, indossare un paio di boxer e scendere giù.

Richiamai mia madre e la sua voce quando rispose era roca, sembrava che mi chiamasse dall'oltretomba.

Il battito del mio cuore accelerò e poi si arrestò per un secondo che sembrò infinto, quando mi disse che il nonno era peggiorato e adesso si trovava in rianimazione. Che non facevano entrare nessuno e non dovevamo fare altro che attendere.

Io odiavo attendere. Mi snervava quel senso di impotenza che mi prendeva e rischiava di schiacciarmi il cuore.

«Va bene, mamma...» cercai di essere risoluto, di sembrare forte, di farlo almeno per la donna che mi aveva messo al mondo e che stava già soffrendo troppo.

Mi poggiai sulle scale, il respiro mozzato, tutto il dolore che chiedeva di uscire fuori, di esplodere, mentre io lo costringevo nella prigione che era il mio corpo.

Mi ridestai solo quando sentii dei rumori venire da sopra. Feci un profondo respiro e salii su. Coraline mi scrutò con i suoi occhioni verdi.

«Tutto bene?» chiese preoccupata.

Per un attimo, mentre mi lasciavo risucchiare dalle sue iridi di smeraldo, pensai di sfogarmi con lei, di buttare fuori tutta quella sofferenza che minacciava di sopraffarmi, di lanciare via quella corazza dentro la quale mi nascondevo sempre, di permetterle di vedere tutto di me, di concedermi come tutte le persone normali che esternavano pensieri e sentimenti.

Ma invece, da codardo, distolsi lo sguardo. «Sì, tutto bene» biascicai.

Lei non insistette, mi lasciò il mio spazio e questo non fece altro che aumentare il mio desiderio di averla con me, nella mia vita. Solo che non volevo sporcarla con quel mio modo di fare sfuggente, con i miei problemi. Sapevo perfettamente che lei meritava di meglio.

Avanzai verso di lei, ancora nuda nel mio letto, che ormai aveva l'odore della sua essenza e della mia unite insieme.

Sondai il suo corpo mangiandolo con gli occhi e quando arrivai alle sue iridi c'era un fuoco di desiderio ad accenderle.

Senza dire una parola, aprii il cassetto del comodino e presi un preservativo, senza staccare il contatto visivo con lei, lo inserii e poi mi abbassai verso quella ragazza che mi aveva completamente fottuto il cervello.

Volevo entrare dentro di lei, ci ero stato così bene, combaciavamo così perfettamente, da farmi desiderare di starci per sempre. Volevo scacciare via le brutture della vita a forza di spinte, di urla, del mio nome sulle sue labbra.

Lei mi lasciò fare. Mentre mi spingevo dentro la sua fessura già bagnata e pronta per me, mi allacciò le braccia al collo e mi attirò di più a sé, spingendomi a osare, a non fermarmi, a non crearmi problemi di sorta mentre ero insieme a lei.

Mentre si appropriava delle mie labbra, baciandole, succhiandole e mordendole, io aumentai la velocità. I respiri divennero affannosi, i gemiti furono mangiati da denti e accarezzati dalle lingue.

E quando l'orgasmo la fece tramare e urlò il mio nome, io non potei fare a meno di urlare il suo.

Coraline.

La mia dannazione, la mia salvezza.

Dovevo solo trovare il coraggio di prenderla... Prenderla davvero, prima che mi sfuggisse via.

Spazio autrice ✨

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Ci vediamo venerdì con Damiano 😎

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