La musica reggaeton si sentiva fin dal marciapiede di sotto. Almeno avrei ballato, questo mi faceva rilassare un po’, anche se lo avrei fatto probabilmente da sola.
Laura stava continuando a parlare di quanto il mio vestito le stesse bene e io cercavo di concentrarmi sul riflesso dello specchio nell’ascensore. Il trucco era impeccabile, un po’ di rosa sulle guance, il rossetto più rosso dei miei capelli, il mascara che allungava e arricciava perfettamente le ciglia, un filo di eyeliner per disegnare meglio l’occhio e risaltare le iridi verdi. Le lentiggini spiccavano sul naso e sulle guance.
«Mi stai ascoltando, Carlina?» La voce di Laura mi perforò i timpani.
La guardai cercando nella mia mente un qualche scorcio di ciò che aveva detto fino a quel momento. «Sei perfetta» la incoraggiai.
Lei sorrise. «Sì, lo so.» Mi prese per mano. «Andiamo!»
L’ascensore si aprì e ci trovammo davanti una porta aperta, diversi ragazzi che entrano ed escono con sigarette tra le dita e bicchieri di birra o di qualcosa di più forte tra le mani.
Adesso che ero lì, con la puzza di fumo e alcool che mi intasava le narici, non mi sembrava più una buona idea stonarmi di erba e gin.
Laura mi tirò dentro la casa che era puro caos e mi costrinsi a fare un lungo respiro e fingermi di divertirmi insieme a persone che non conoscevo e con cui non volevo stare.
«Andiamo a prendere qualcosa da bere.» Continuò a trascinarmi in mezzo alla calca di gente fino a quando non trovammo la cucina dove una moltitudine di bicchieri e bottiglie vuote e piene erano poggiati su ogni mobile.
«Eccole!» quel sussurro al mio orecchio mi fece sobbalzare.
Mi voltai e trovai Ludovico che mi osservava con uno sguardo lascivo, gli occhi azzurri avevano venature rosse, sintomo che avesse già fumato.
«Ciao» lo pronunciai come se gli stessi facendo un favore, poi strattonai Laura, spingendola a voltarsi.
Quel ragazzo non mi piaceva, non avevo voglia che mi guardasse in quel modo e che scatenasse le paranoie di Laura.
«Ciao!» esclamò lei cercando di sovrastare il rumore della musica.
«Io mi prendo da bere.» Mi allontanai lasciandoli soli e cercai una bottiglia di gin in frigo. Per fortuna la trovai subito e me ne versai un po’ in un bicchiere pulito.
«Bevi da sola?»
Mi girai solo per trovarmi un paio di amici di Ludovico accanto, neanche ricordavo i loro nomi e non avevo nessuna voglia di ricordarli. «Sì» mi limitai a dire aprendo una lemon per smorzare il sapore forte del gin.
Li sentii parlottare tra loro e sentivo i loro sguardi sul mio corpo, mi sforzai di fare finta di niente. Scolai tutto il contenuto del bicchiere in un colpo solo, sentii la gola bruciare ma non me ne curai. Avevo fatto la cazzata di andare a quella stupida festa e in quel momento l’unica cosa sensata da fare mi sembrava stonarmi abbastanza da riuscire a divertirmi. Anche se sentivo un formicolio alla base del collo che mi intimava di smetterla, che stavo commettendo una stronzata dopo l’altra.
In tutta risposta a quella brutta sensazione scolai il secondo bicchiere.
Sentii gli amici di Ludovico che fischiavano nella mia direzione spingendomi a berne un altro. Lo feci, non tanto per accontentarli, ma perché sperai che il mio cervello iniziasse a farsi più leggero.
Per questo mi girai verso di loro e con fare annoiato chiesi se avessero una canna.
Non se lo fecero ripetere due volte.
STAI LEGGENDO
Coraline
RomanceLei è una nuotatrice professionista. Lui... Beh è complicato. Perché Damiano è enigmatico e non esterna mai le sue emozioni. Quindi, concentriamoci su di lei. E se per una volta non fosse il bad boy ad avere un passato traumatico che lo tormenta? C...