Capitolo Cinque Extra - Damiano Nardin

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L'odore forte del disinfettante mi bruciava le narici, le pareti con quei colori bianchi e verdi chiari, asettiche, mi creavano dentro un senso di nausea.

Mi sforzai di muovere le gambe per dirigermi nella stanza che mi aveva indicato l'infermiera. Era la prima volta che andavo a trovare mio nonno da quando era stato ricoverato due settimane e mezzo prima.

Non ci ero riuscito, il pensiero di vedere quell'uomo che era sempre stato una roccia, la montagna sulla quale mi ero sempre aggrappato, si era sempre aggrappata l'intera famiglia, ridotto a un letto d'ospedale, con a malapena la forza di parlare, perché quel bastardo lo stava mangiando da dentro, succhiandogli via la vita, mi provocava un dolore fortissimo al petto.

Mi bloccai davanti alla porta socchiusa e feci un respiro profondo, perché se lui poteva combattere quello stronzo, io potevo stare lì, con lui, a dargli la forza o almeno a provarci, anche se vederlo in quello stato mi uccideva dentro.

Entrai e osservai il letto sfatto e vuoto. Subito i miei occhi sondarono il resto della stanza, c'erano altri tre pazienti che mi rivolsero un sorriso tirato, individuai mio nonno in fondo alla camera. Era seduto su una sedia vicino alla finestra aperta, la vestaglia blu aperta sul pigiama.

Presi una sedia e mi sedetti accanto a lui. «'A no', ma che stai a fa'?» esordii in un dialetto romano che usavo praticamente sempre con lui.

Si voltò verso di me solo in quel momento e mi sorrise, il suo sorriso dolce e allo stesso tempo ironico. «Guardo Roma mia, Damià, finché posso, me la godo, in tutta la sua immensità.» Mise la mano sul mio braccio e tornò a guardare davanti a lui.

La clinica era in pieno centro e dalla finestra si poteva scorgere addirittura l'Altare della Patria, potevo scommettere che i miei genitori l'avessero scelta proprio per fargli passare i suoi ultimi giorni ad ammirare la capitale del mondo che mio nonno amava.

Così rimasi lì, a guardare l'immensità di Roma nostra, insieme all'uomo che era l'immensità della vita mia.

Sarebbe bello fare un giro per Roma con Coraline, farle vedere i segreti nascosti della città.

Spalancai gli occhi, spaventato dal mio stesso pensiero.

Quella ragazza riusciva a fregarmi senza neanche essere davanti a me. L'avevo provocata fino allo sfinimento le ultime volte che l'avevo vista, ma avevo imparato che Coraline non solo si lasciava provocare, ma sapeva provocare anche peggio, arrivando a sfinire me.

«Come che se' chiama?» chiese mio nonno tornando a guardare me.

Alzai le spalle. «Chi?»

«A' Damià, c'ho cinquant'anni più de te, c'hai le stelle del firmamento n'a l'occhi» continuò a incalzarmi con quel tono morbido e quelle parole che sapevano di poesia.

Sbuffai una risata. «Coraline.»

«Sti cazzi, anvedi che pezzo de nome!» Mi diede una pacca sulla spalla che non era più forte come un tempo e bastò quello a sentire stringermi il petto. «E dove stà er problema?»

«Nessun problema...» ma non riuscii a guardarlo in faccia mentre mentivo.

«Damià guardame!» mi ordinò.

Io alzai il viso verso di lui, gli occhi nocciola così simili ai miei, solo un po' più stanchi.

Mio nonno mise le sue mani sulle mie spalle e strinse. «A' vita è un soffio, nipote mio, e l'amore è la sua linfa vitale, te devi sveglià e prendete quello che voi» mi spronò, perché conosceva perfettamente come ero fatto. «Devi arrivare alla mia età senza rimpianti.»

E poi fece una cosa che non aveva mai fatto: mi abbracciò.

Mio nonno mi aveva dato tutto l'affetto che un nipote potesse desiderare, non era passato giorno dalla mia nascita che non mi fossi sentito amato da lui. Non era però, un po' come me, una persona che dimostrasse l'affetto con baci e abbracci.

In quel momento, tra le sue braccia, una volta forti, ma ormai esili, capii che la mia ancora aveva paura di affondare per sempre, e forse pensava che quello poteva essere il nostro ultimo abbraccio.

Allora lo strinsi più forte, imprimendomi quella sensazione di sicurezza sotto la pelle, perché sapevo che nel momento di lasciarlo andare, avrei ripensato a quell'abbraccio e ne avrei avuto terribilmente bisogno.

Spazio autrice ✨

Ciao readers del mio cuore ❤️

Questo capitolo mi distrugge e mi stringe il cuore 😭❤️🩹

Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi è piaciuto lasciate una stellina ✨

Ci vediamo venerdì con Nardin 😎

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