Capitolo Otto

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Non potevo credere di essere seduta a sorbirmi quella ramanzina. I miei genitori continuavano a sbraitare, sottolineando quanto fossero delusi da me e io sentivo la rabbia crescere a ogni parola.

Nicolò non aveva tenuto la bocca chiusa, da bravo ragazzino viziato era andato a piagnucolare dai suoi e loro avevano chiamato i miei che subito, senza sapere l'intera faccenda e soprattutto la mia versione dei fatti, mi avevano chiamata in cucina e adesso mi mostravano tutto il loro dispiacere per il mio atteggiamento inopportuno.

Inopportuno era la loro parola preferita quando parlavano con me.

Siediti composta, è inopportuno che una ragazza si sieda come un maschiaccio.

Non poggiare i gomiti sul tavolo, è inopportuno.

Non bere, non fumare, non dire parolacce, non scopare, non vivere.

Mi ero seriamente rotta le palle. Giusto per non dire le parolacce tanto inopportune.

Ero stata tradita da quel damerino di Nicolò che faceva il finto moralista e pudico. Ero stata picchiata dal mio ex ragazzo e adesso dovevo anche sorbirmi mio padre che stava dicendo: «Speravamo che venendo a Roma avresti abbandonato questo atteggiamento inopportuno.»

E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, meglio sbroccare subito, piuttosto che sentire ripetere un'altra volta quella parola del cazzo.

«Avete già sentenziato che sono io ad aver sbagliato, quindi posso andarmene, così la smetto di sentire le vostre stronzate?» Chiusi le mani a pugno sulle cosce.

«Non ti azzardare a rivolgerti a noi così, Coraline!» tuonò mio padre puntandomi l'indice contro.

Mia madre scosse la testa sconsolata, come se non ci fosse più niente da fare con me. «Hai un futuro brillante davanti a te, fai quello che ami, perché hai lasciato un ragazzo altrettanto brillante per un tipo che va a picchiare la gente? Speravamo che avessi smesso di frequentare cattive compagnie.»

«E invece la buona compagnia chi sarebbe, Nicolò?» Incrociai le braccia al petto e indossai un sorriso amaro.

«Nicolò è un bravo ragazzo» sentenziò mia madre mentre mio padre annuiva deciso.

Annuii anche io, poi mi alzai lentamente, li guardai negli occhi, prima l'uno, poi l'altra. «Il vostro prezioso bravo ragazzo mi ha tradita con la sua migliore amica e poi è venuto in questa casa per scusarsi, ma invece di chiedere scusa in ginocchio mi ha mollato uno schiaffo che mi ha fatto vedere le stelle.»

Vidi la delusione lasciare il posto alla sorpresa, una sorpresa che li terrorizzò.

«Ho già visto troppe cose brutte nella mia vita per permettere a un coglione di mettermi le mani addosso» parlai con tono piatto, ma le mie mani poggiate sul tavolo stavano tremando. «E se i miei genitori pensano che devo stare con uno che mi picchia e mi tradisce, allora forse devo essere io quella delusa.»

«Coraline...» Mia madre si portò la mano sulla bocca.

Mio padre si avvicinò di un paio di passi, ma io indietreggiai, non avevo alcun bisogno della loro pietà.

«Non vi azzardate a dire niente ai genitori di Nicolò, io non faccio la spia come lui, ve l'ho detto solo perché sono stanca di sentirmi perennemente giudicata» il mio tono non ammetteva repliche e fui contenta di vederli annuire. «Per quanto riguarda le cattive compagnie, i ragazzi che frequento per ora sono bravi ragazzi, anche se all'apparenza non sembrerebbe così» feci una pausa a effetto. «Ma sapete, i miei genitori mi hanno insegnato a non giudicare dalle apparenze.»

Entrambi trattennero a stento un sorriso.

Continuai, perché sapevo che avrebbero ripreso quell'argomento. «Io sto bene, ho fatto capire a Nicolò che non deve più azzardassi neanche a guardarmi, e mi dispiace che il mio amico, perché Lorenzo solo questo è, un amico» ci tenni a sottolineare. «Lo abbia pestato, mi sono incazzata con lui, ma mi ha vista con una guancia gonfia e un labbro spaccato e non è riuscito a trattenersi, anche se questo non lo giustifica.»

Ero molto brava con le parole, sapevo esattamente cosa dire per farli calmare, come sapevo che rivelandogli dello schiaffo di Nicolò mi avrebbero tenuta d'occhio il triplo per paura che cadessi di nuovo in mille pezzettini come era successo in passato.

«Coraline, forse dovremmo andare alla polizia» tentò mia madre.

«Io direi senza forse.» Mio padre stava trattenendo la rabbia.

Ma io non avevo voglia di entrare di nuovo in una centrale, di sorbirmi delle domande e di vedere poi che non succedeva assolutamente nulla. Nicolò non si sarebbe più avvicinato a me, e se lo avesse fatto, gli avrei sfracellato le palle con una ginocchiata, così non avrebbe più potuto scopare nella sua vita.

«Niente polizia, vi ho detto che sto bene, non costringetemi a vivere di nuovo quell'inferno.» Odiai il tono supplichevole nella mia voce.

«D'accordo...» ma l'inclinazione nella voce di mio padre mi fece intuire che non era per niente d'accordo, lo stava facendo solo per me. Gliene fui grata. «Ma se dovesse succedere un'altra volta...»

Non lo lasciai continuare. «Se dovesse succedere un'altra volta dovrete venire a trovarmi voi in caserma perché mi avranno arrestata per omicidio.» Sogghignai e lasciai la stanza per andare in camera mia.

«Coraline» mi ammonì mia madre con un urlo che mi raggiunge sulla soglia della cameretta.

«Sto scherzando» sbraitai di rimando.

Forse.

Spazio autrice ✨

Buongiorno readers del mio cuore ❤️

Non io che pubblico senza lo spazio autrice e lo ricordo dopo 👀

Questo capitolo è di passaggio, ma ci sono alcuni indizi sul passato di Cora e si inizia un po' a vedere il rapporto con i genitori 🥰

Cosa ne pensate?
Avete già delle teorie? 🌚

Se vi è piaciuto lasciate una stellina✨

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Un bacio e a lunedì prossimo ❤️

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