Capitolo Trantatré

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Il profumo di gelsomino e la poltrona più comoda dell'universo mi mettevano a mio agio, facendomi rilassare, scaricando ogni tensione.

«Come stai?» chiese la mia psicoterapeuta Michela.

Non era una domanda di circostanza, come quelle che ti fa un conoscente, era un modo molto soft di capire come fossero andate le mie due settimane dal nostro ultimo incontro.

«Bene...» tentennai un istante e mi morsi il labbro inferiore. «Sono uscita spesso con Damiano...»

«Ed è una cosa buona, no?» domandò lei con un sorriso di incoraggiamento.

«Si... No...» La mia testa era un groviglio, così come il mio basso ventre ogni volta che parlavo o anche solo pensavo a Damiano.

«Non ti piace passare del tempo con lui?» chiese.

Sorrisi istintivamente. «Si, e forse è questo il problema.»

«Perché lo vedi come un problema?»

Respirai a fondo. «Perché dovevamo essere solo amici di letto» buttati fuori. «Due amici che si divertivano facendo sesso.»

Di per sé non avevo quasi alcun timore a parlare di sesso, però con lei riuscivo a lasciarmi andare completamente.

Michela non parlò, attese che io mi sentissi pronta a continuare.

«E invece mi ritrovo a pensarlo tutto il tempo, a voler parlare con lui, sapere com'è andata la sua giornata, godermi i suoi rari sorrisi, voler sapere ogni cosa di lui, di cosa si nasconde nel suo essere misterioso. Ho voglia di andare a cena con lui, da lui, di andare al cinema, di tenerlo per mano anche in mezzo ai nostri amici.» E mentre quelle parole uscivano come un fiume in piena, mi resi conto che la maggior parte di quelle cose le già, solo che ci raccontavano un'altra storia.

«E perché tutte queste cose non le dici a lui?» quella domanda mi colpì dritto al cuore, scoprendo un coperchio, quello della mia paura.

Iniziai a giocare con una ciocca dei miei capelli. «Perché direbbe di no, e perderei una persona che per me è diventata importante.»

«Ma in questo modo, a lungo andare, non lo perderesti comunque?» Il suo sguardo era dolce e comprensivo. «Ti devi domandare cosa perdi a non fare questo passo, Coraline.»

Annuii e rimasi in silenzio. Improvvisamente immaginai quando un giorno sarebbe arrivato qualcun altro nella mia vita, o qualcun'altra nella vita di Damiano. E in quel momento ci saremmo inevitabilmente persi, senza aver vissuto veramente la nostra storia..

Uscita dalla terapia mi sentivo allo stesso tempo consapevole e agitata. Nulla che una nuotata in piscina non poteva sistemare.

Mi allenai con le mie compagne e diedi il meglio di me, tanto che anche la coach mi fece i complimenti. Quando avevo bisogno di schiarirmi le idee riuscivo a mettere tutta me stessa nelle vasche, più del solito.

«Cora? Mi hai sentito?» Jessica mi riportò alla realtà mentre, con l'accappatoio ancora addosso, guardavo il messaggio appena arrivato sul cellulare.

Messaggio ricevuto da Damiano Nardin, ore 20:38

Aspettami negli spogliatoi, rossa.

«Scusami, Jess.» Portai l'attenzione sulla mia compagna, già pronta, non avrei mai capito come facesse ad essere così veloce. «Cosa dicevi?»

«Ti aspettiamo? Vieni da me più tardi?»

Mi dispiaceva molto dirgli di no, dopo tutta la situazione con Nicolò non ero più stata con la squadra al di fuori della piscina, ma avevo già preso un impegno con Arianna, Damiano e Lorenzo per il dopocena.

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