La stanza profumava di gelsomino, mi ricordava la mia città natia, Palermo, le primavere a passeggiare in mezzo ai vicoli. Le pareti erano di un verde menta chiaro che davano un senso di tranquillità. Era arredata in modo semplice, una scrivania con un'agenda rosa sopra, alcuni fogli impilati in ordine e un portatile chiuso. Due comode poltrone color panna messe di lato, una di fronte all'altra e in mezzo un piccolo tavolino in vetro con sopra una clessidra.
Mi guardavo incontro, il cuore batteva un po' più forte nell'attesa, anche se la presentazione era già avvenuta e mi aveva tranquillizzata. Michela era una donna di mezza età, con un sorriso gentile e uno sguardo che infondeva fiducia.
Quando rientrò nella stanza alzai gli occhi verso di lei che mi sorrise ancora. «Sono contenta che tu mi abbia chiamato» disse sedendosi proprio di fronte a me.
«Diciamo che ci ho messo un bel po'.» Mi asciugai le mani sudate sui jeans.
Lei scosse la testa e appoggiò le spalle alla poltrona. «Si vede che adesso ne senti il bisogno, quindi va bene così.»
Mi limitai ad annuire. Ricordai come era stato la prima volta che ero andata in terapia dopo quella notte orribile, ero stata nervosa, diffidente, arrabbiata a tratti anche cattiva.
Oh, l'eufemismo del secolo: ero stata una vera stronza con la mia vecchia terapista.
«Roberta le ha parlato di me?» chiesi incrociando le braccia sotto il seno, come se potessi rompermi da un momento all'altro.
«Dammi del tu, Coraline» affermò in modo deciso, ma gentile. «Comunque sì, Roberta mi ha detto che una sua paziente sarebbe potuto venire da me, e che aveva fatto molti passi avanti durante le sedute.»
Sbuffai. «Mi sembra di aver buttato tutto nel cesso» lo affermai come se mi fossi finalmente tolta un peso dallo stomaco. «Scusami, il mio linguaggio è un po' colorito» aggiunsi subito dopo.
«Non preoccuparti, puoi parlare come meglio preferisci, sia qua dentro, che fuori.» Prese la sua borsa in cerca di qualcosa. «Ti dispiace se fumo?» E nella sua mano comparve una sigaretta elettrica.
«No, fai pure.» Quella donna mi piaceva sempre di più, con quel caschetto che la rendeva più giovane e quell'atmosfera rilassata che la circondava.
Mi iniziavo a sentire a mio agio, e sapevo che se mi fossi continuata a trovare bene, come era stato per la mia prima terapista, Roberta, sarebbe bastate un paio di sedute per farmi parlare a raffica, per non rendendomi conto dell'ora che passava.
«Tu fumi?» chiese aspirando il fumo.
Annuii. «Sì, ogni tanto una sigaretta, anche se non dovrei.»
«Perché non dovresti? A parte il fatto che, come ci ricordano i pacchetti, il fumo uccide.»
Sorrisi spontaneamente. «Faccio nuoto a livello agonistico, sono una sportiva e voglio farne un lavoro, quindi non è il massimo mettere in pericolo i miei polmoni.»
«No, non lo è, ma mi sembra di capire che non è un'abitudine, ma qualcosa che fai di rado, forse quando senti il bisogno di rilassarti.» Nulla traspariva dalle sue iridi verdi, ma non cercai di sondarla, il suo lavoro era quello di comprendere me e darmi i mezzi per stare meglio, non ero io che dovevo scandagliare i suoi pensieri.
«Ultimamente ho fumato un po' di più, però sì, non lo faccio spesso, mi da fastidio quell'odore forte sui miei capelli, sotto le unghia e non ho voglia di arrancare a metà vasca.»
«Il motivo per il quale per adesso hai fumato di più, è lo stesso che ti ha portata qui?» Poggiò la mano sul bracciolo della poltrona, l'altra impegnata a portare la sigaretta elettronica alla bocca colorata con un leggero rossetto rosa.
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Coraline
RomanceLei è una nuotatrice professionista. Lui... Beh è complicato. Perché Damiano è enigmatico e non esterna mai le sue emozioni. Quindi, concentriamoci su di lei. E se per una volta non fosse il bad boy ad avere un passato traumatico che lo tormenta? C...