Capitolo Due

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Entrammo nel suo palazzo, l’atrio nuovo e immacolato era avvolto totalmente nel silenzio. Mentre aspettavamo l’ascensore sentivo i suoi occhi addosso.

Per la prima volta dopo tanto tempo mi sentivo viva.

Lo guardai di sottecchi notando che senza smettere di fissarmi prendeva il pacchetto di sigarette dalla tasca dei jeans, ne sfilava una e se la portava dietro l’orecchio.

Dalla prima volta che lo avevo visto, aveva subito attirato la mia attenzione, con quel fare accattivante e senza filtri.

Inclinò la testa di lato e non lasciai i suoi occhi.

«Ti piace quello che guardi, Cora?» La sua voce era bassa, roca.

Sentii le guance andare a fuoco, ma non smisi di guardarlo. «Più o meno quanto piace a te quello che stai guardando…» lasciai la frase sospesa.

Scosse la testa ridendo e si morse il labbro inferiore.

Un fuoco inondò il mio corpo mentre pensavo a tutti i posti dove volevo quelle labbra.

Le porte dell’ascensore si aprirono e con un semplice gesto della testa mi invitò a passare davanti a lui.

Questo mi ricordò la galanteria di Nicolò e sentii un dolore acuto in mezzo alle costole.

Ma lasciò lo spazio a un piacevole formicolio quando guardai Lorenzo dallo specchio davanti a me, intento a fissare il mio sedere.

Alzò gli occhi e non sembrò affatto in imbarazzo per essere stato beccato, anzi. Si avvicinò a me che rimasi voltata di spalle, premette il pulsante del quinto piano e poi mi cinse i fianchi, facendo aderire la mia schiena al suo addome.

Mi scostò una ciocca di cappelli dal collo e avvicinò la sua bocca al mio orecchio. «Perché credi che faccia passare davanti a me le ragazze, Cora?» domandò come se mi avesse letto nel pensiero. «Perché voglio capire se mi piace o meno quello che osserverò.»

Forse si aspettava che chiedessi una conferma, che mi accertassi che quello che aveva visto in me gli piacesse, ma il suo sguardo liquido di desiderio aveva già risposto al posto suo, così lo provocai.

«Allora, appena usciamo da questo ascensore.» Mi voltai lentamente e dovetti alzare il viso per guardarlo in faccia. «Uscirai tu per primo, così anche io potrò controllare se quello che vedo mi piace.»

Quella sicurezza che usciva fuori da me così spontanea mi era mancata terribilmente. Mi resi conto che l’avevo messa da parte, avevo permesso alla mia relazione con Nicolò di alienarmi completamente, di chiudere pian piano la mia vera essenza in una cassaforte.

Lo sguardo di Lorenzo si illuminò di malizia. «Tu mi farai impazzire, cazzo.» Avvicinò di più i nostri corpi, si abbassò versò il mio collo e lambì un pezzo di pelle con la lingua.

Ne approfittai per avvicinare la mia bocca al suo orecchio e sussurrargli: «È proprio quello l’obiettivo.» E gli morsi il lobo sentendolo stringere la presa sui miei fianchi.

Una mano scese lentamente verso la mia coscia e si fece strada sotto la gonna senza nessuna esitazione.

Mi stava sfiorando così lentamente da mandare ogni neurone del mio cervello in tilt.

Portai la testa indietro e un ansito uscì dalle mie labbra senza il mio controllo quando con un dito salì lungo il bordo dei miei slip.

«Sicura che non sarò io a farti impazzire, tesoro?» Quella voce roca sul collo mi fece provare un brivido.

Senza controllo portai la mia mano sulla sua che continuava a giocare piano. Lo spinsi a osare di più, a toccare il centro del mio piacere.

Lui però si blocco: «Ingorda, Cora…» continuava a sussurrare, come se mi stesse svelando un segreto. «Ma tranquilla, ti darò…ti farò tutto quello che desideri.»

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