Capitolo Diciassette

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«Ci siamo visti alla porta di Piazza Vittorio» stava raccontando Paola mentre facevamo l'ultima serie di addominali.

«Perché ti porta sempre in posti inquietanti?» Jessica riuscì a malapena a parlare finendo, prima di tutte noi, l'esercizio.

Il mio addome stava letteralmente bruciando, ma lo sforzai ancora, ne mancavo solo tre e non mi sarei arresa.

«La porta non è inquietante, è mistica.» Paola si accasciò, arrendendosi prima di finire la serie. «Affascinante.»

Stavo per domandare di quale porta stessero parlando, ma la coach me lo impedì: «Rimandate le chiacchiere a dopo e finite la serie!»

Tornammo tutte concentrate e finimmo quei maledetti addominali. Chi aveva inventato gli esercizi per gli addominali era sicuramente un sadico venuto direttamente dai peggiori gironi dell'inferno.

Mi sforzai di terminare l'esercizio e mi alzai in piedi perché se fossi rimasta un secondo di più sul tappetino mi sarei sdraiata e addormentata.

«Ok, adesso...»

Ma la coach non ebbe il tempo di terminare la frase perché la precedemmo in coro: «Tre vasche.»

«Brave ragazze!» ci incitò avviandosi verso la piscina. «Prima datevi una pulita, non voglio il vostro sudore nella mia piscina.»

Ormai quello era un copione già girato, più e più volte.

Ci dirigemmo tutte insieme negli spogliatoi, ma quando uscii dalla palestra, distratta dalle chiacchere di Jessica e Paola, andai a sbattere su qualcuno.

«Scusami» mi affrettai a dire.

Il mio olfatto fu il primo a riconoscerlo. Muschio e tabacco.

Sollevai il viso sulla figura davanti a me. Damiano mi scrutava con occhi che brillavano.

Non ci sentivamo da qualche giorno, dopo il nostro sexting. E forse poteva sembrare strano, ma non provai nessun imbarazzo pensando alle parole che ci eravamo scambiati.

Anzi. Ogni frase mi si presentò in mente e mi si arricciarono le dita dei piedi dentro le scarpe da tennis.

«Non ci sai stare senza di me, rossa.» E non smise di guardarmi negli occhi.

«Quello sei tu, Nardin, non confonderti» lo provocai.

Un sorrisetto malizioso apparve sul suo viso, ma proprio quando quelle labbra meravigliose si schiusero per parlare, la coach urlò: «De Angelis, vuoi che ti porto anche un caffè?»

Damiano non smise di guardami, come se nessuno ci avesse interrotti. «Vorrei fare tutte le cose che ci siamo detti» sussurrò avvicinandosi.

Mi morsi il labbro inferiore cercando di mangiare il sorriso. «Devo andare.»

E lo lasciai lì, trattenendo la voglia di voltarmi di nuovo a guardarlo.

Entrai negli spogliatoi e le mie compagne si erano già fatte una rapida doccia per lavare via il sudore e si stavamo mettendo il costume. Mi affrettai a raggiungere la doccia e aprii l'acqua beandomi della sensazione di fresco sul corpo sudato.

«Cora, ci sei?» Jessica mi stava aspettando sulla porta con le altre.

Mi infilai veloce il costume e le raggiunsi. «Eccomi.»

«Dai, così finiamo e Paola ci potrà raccontare finalmente del suo incontro alla porta inquietante» prese in giro Paola.

«Mi spiegate qual è questa porta?» Andammo verso la piscina e non mancai di notare Damiano poggiato alla ringhiera.

Coraline Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora