Capitolo Ventidue

723 46 23
                                    

Attenzione questo capitolo è il primo flashback sul passato di Coraline 👀

Un anno e mezzo prima

La musica nelle orecchie era un calmante, l’unico modo per far rilassare i miei muscoli dopo una lunga giornata di allenamento.

Il coach non era per niente soddisfatto della mia performance, non lo era mai nell’ultimo periodo. Ero sempre stanca e priva di forze e i risultati si vedevano. Tra pochi mesi avrei avuto le preselezioni per la nazionale, avrei dovuto dare il meglio di me, invece non facevo altro che andare a serate, feste, consumare alcol e stonarmi di canne.

Stavo lentamente buttando nel cesso la mia intera vita. Mi sentivo inutile, persa, ma non riuscivo a uscire dal circolo vizioso in cui mi ero insinuata.

Laura mi strappò la cuffia dalle orecchie, ma io avevo quasi dimenticato che fosse nella mia stanza. O almeno, avevo fatto di tutto per dimenticarlo.

«Mi stai ascoltando, Carlina?» Gli occhi celesti infuriati come se l’avessi offesa nel peggiore dei modi.

Mi sollevai su un gomito sul mio letto e poggiai la testa sulla mano. «Sì, scusami» odiavo quel velo di giustificazione nella mia voce. «Che dicevi?»

«Che mi presterai questo vestito!» esclamò tornando a guardarsi nel mio specchio. «Ma perché non facciamo che me lo regali direttamente? Sta meglio a me che a te. Ti fa sembrare volgare.»

E io che volevo indossare proprio quello perché pensavo che risaltasse le mie forme.

Forse mi sbagliavo.

Alzai le spalle con noncuranza. «Prendilo pure.»

Era come se fossi vuota. Priva di ogni entusiasmo e sicurezza che prima mi contraddistingueva. Era da un po’ di tempo che mi sentivo così, come se il mondo mi avesse messa da parte, come se fossi un fantasma in mezzo a un marasma di gente. Io vedevo loro, ma loro non vedevano me.

«Dovresti andare a sistemarti anche tu» l’ordine nella sua voce mi fece formicolare le mani. «Si sta facendo veramente tardi, e ormai arrivare tardi è passato di moda.»

Sbuffai, tra l’irritato e il deluso.

Ecco, quello era il sentimento che provavo di più in quel periodo. La delusione verso me stessa.

«Cosa ti prende?» Laura si piazzò davanti a me, smettendo per trenta secondi di osservare il suo riflesso, il vestito nero di velluto le cadeva sul corpo esile, la scollatura mostrava l’inizio del suo seno piccolo, ma sodo.

Sollevai di nuovo le spalle, non mi andava di parlare con lei. Ci avevo provato, tante di quelle volte da perdere il conto. Ma era come se anche lei, la mia migliore amica, non riuscisse a vedermi, a sentirmi. Mi dedicava cinque minuti di sguardo compassionevole e di consigli da Baci Perugina, e poi tornava a concentrarsi su di lei, a paragonare le mie situazioni alle sue, anche quando non c’entravano nulla.

Una parte di me sapeva di doversi staccare da Laura, che ormai eravamo diventate incompatibili. Io non facevo bene a lei, lei non faceva bene a me. Ma dopo anni di amicizia, non avevo idea di come fare a meno di lei, ogni volta che pensavo di staccarmi dalla sua persona, di tranciare di netto il filo che ci univa, mi sentivo come se stessi per recidermi un arto.

Coraline Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora