Capitolo Tre

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Aprii gli occhi su un soffitto bianco che non era il mio. Su una camera che non era la mia. Su un letto che non era il mio. Era fin troppo grande per essere il mio.

Tutte le immagini della sera prima mi si ripresentavano nella mente.

Arricciai il naso in una smorfia pensando alle parole di Federica e alla colpevolezza sulla faccia di Nicolò.

Girai il viso e improvvisamente a quelle immagini squallide se ne aggiunsero alcune più piacevoli che mi colpirono dritta al basso ventre.

Lorenzo dormiva accanto a me, il volto rilassato e il braccio sotto il cuscino. I capelli neri scompigliati gli cadevano sulla fronte. Mi soffermai a osservare il suo corpo muscoloso, la schiena che si alzava e si abbassava al ritmo del suo respiro lento e rilassato.

La voglia di toccarlo mi faceva formicolare le dita.

Tuttavia avevo già avuto la mia dose di sesso libero e sfrenato... Almeno per il momento.

Mi alzai facendo attenzione a non fare rumore, cercai i miei vestiti, trovandoli sparsi sul pavimento.

Mentre mi vestivo mi guardai in giro.

Notai di nuovo che ovunque c'erano slip, tanga, perizoma, anelli femminili, collare: i suoi trofei.

Sorrisi scuotendo la testa.

Dopo aver recuperato la mia borsa, andai nel bagno che aveva in camera per dare una sistemata ai miei capelli.

Anche il bagno era molto disordinato. Dopo aver cercato di dare un senso alla mia massa ramata, presi il rossetto rosso dalla borsetta lo poggiai prima sulle mie labbra e poi sullo specchio sopra il lavandino, lasciando una scritta e come firma il mio bacio.

***

Presi un autobus e arrivai a casa dopo più di mezzora. Stanca e con pochissima voglia di studiare per l'indomani.

Così, approfittando che i miei erano fuori città per il fine settimana, collegai il cellulare alla cassa e misi su i Clash a tutto volume.

Entrai sotto la doccia e lasciai che l'acqua lavasse via tutti i pensieri della sera prima.

Ok, forse non proprio tutti. Il piacere che mi aveva fatto provare Lorenzo lo avrei tenuto ben stretto.

Molto meno la parte in cui il mio, ormai ex, ragazzo aveva dato di matto e avevo scoperto che mi tradiva.

Emisi un grugnito esasperato e chiusi l'acqua. La doccia non aveva avuto il risultato che volevo.

Passai il resto della mattinata ad ascoltare musica e... basta.

Una domenica molto produttiva, non c'è che dire.

Dopo pranzo, in cui me ne fregai altamente della dieta che dovevo seguire per il nuoto e svaligiai l'intero frigorifero, decisi di andare a dormire un po'.

Mi ero appena sdraiata a letto e suonò il campanello.

Confusa mi alzai e quando controllai dallo spioncino chi fosse, il volto che vidi ebbe la capacità di farmi bollire il sangue nelle vene.

Aprii senza esitare, indossando una maschera di indifferenza mentre dentro le mie viscere si stavano contorcendo.

«Ciao.» Quella fu l'unica parola pronunciata da Nicolò, con dolcezza e pentimento e con l'espressione da cane bastonato.

E quello che mi aveva fatto mi crollò addosso ancora una volta.

La rabbia quasi mi accecò la vista.

Non era tanto per il tradimento in sé, il problema principale era la totale mancanza di rispetto che aveva dimostrato nei miei confronti.

Avevo giurato che non sarebbe più successo, che non avrei più permesso a nessuno ragazzo di mancarmi di rispetto, avevo subito fin troppe volte e per troppo tempo.

Coraline Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora