Con lo sguardo rivolto dritto davanti a me, fissavo il mio obiettivo. Nulla esisteva più oltre l'acqua nella quale mi sarei immersa di lì a poco.
Dopo settimane, Nicolò ci aveva fatto il grandissimo onore di presentarsi agli allenamenti, consegnando al coach un certificato dell'ospedale con due settimane di prognosi.
Che esagerazione.
La sua simpaticissima ragazza era sugli spalti e aveva urlato come una cicala tutto il tempo. Io personalmente, al posto di Nicolò, mi sarei sentita messa in imbarazzo da quegli urletti fuori luogo.
Comunque, lui non aveva osato guardarmi in faccia.
Bene.
Sistemai gli occhialini e regolai il respiro. La coach fischiò una prima volta e salii sul trampolino, le mie compagne accanto a me fecero lo stesso. Fischiò una seconda e incurvammo tutte il busto e la braccia davanti a noi, verso la vasca. Al terzo fischio ci tufammo tutte insieme, sincronizzate come se fossimo un unico corpo.
Alternai le braccia in modo impeccabile, non come quando mi allenavo la sera, da sola. In quel momento i miei movimenti erano precisi al millimetro, ogni getto d'acqua controllato, ogni bracciata e colpo dei piedi coordinato per darmi la spinta giusta senza fare troppi schizzi che mi avrebbero potuta rallentare.
Venivamo già da due ore di allenamento in sala attrezzi e i muscoli erano tesi e indolenziti. Ma, come sempre, dovevamo concludere l'intero percorso con tre vasche.
Ci distanziammo l'una dall'altra. Anche se tutte avevamo un ottimo tempo, d'altronde eravamo nella nazione di nuoto, alcune erano più veloci di altre, o semplicemente lo eravamo a giorni alterni. Io ero alle calcagna di Jessica, nonché capitano della squadra, e Paola mi distanziava solo di pochi centimetri, io ero seconda al momento, ma eravamo solo alla prima vasca. Il mio spirito di competizione mi portò a girare sottacqua e a spingermi per la seconda vasca con tutta l'energia che avevo in corpo e sorpassai Jessica.
Eravamo una squadra unita, si sostenevamo e ci incoraggiavamo a vicenda. Anche quelle piccole sfide tra di noi erano motivo di incoraggiamento e miglioramento.
Arrivai al muro di partenza e sfilai via verso la terza e ultima vasca, ma questa volta Jessica fu più rapida.
Sforzai gli arti al massimo, sentendo dolore in ogni muscolo. Ma non fu sufficiente, per pochissimo, probabilmente un solo secondo, arrivò prima Jessica.
Uscii la testa dall'acqua e respirai affannosamente. «Sei stata incredibile, Jess» mi complimentai cercando di riprendere fiato tra una parola e l'altra.
«Anche tu, compagna.» Sorrise amabilmente.
«D'accordo, ragazze, per oggi abbiamo finito» ci comunicò l'allenatrice. «La prossima settimana aumentiamo il ritmo.»
Mentre salivo le scalette per uscire mi voltai a guardare le altre compagne dietro di me con una smorfia esausta.
Aumentare? Più di così?
«Non fate quelle facce» ci rimproverò la coach. «Se volevate riposarvi, potevate tranquillamente rimanere a fare le dilettanti, qua non si gioca.»
Ma nessuno di noi stava giocando, solo che lei doveva dirci quelle parole, lo sapevo. Doveva essere il più dura possibile con noi, pretendere il massimo. E anche se a volte i suoi modi erano un po' discutibili, era una delle migliori coach che avessi mai avuto.
«In più, come ben sapete, tra due settimane ci saranno le gare di selezione per i mondiali e ci verrà a trovare qualcuno di molto molto importante, dobbiamo farci trovare preparate e non fare brutte figure» continuò la coach mettendoci curiosità. «E no, non vi dirò di chi si tratta.»
STAI LEGGENDO
Coraline
RomanceLei è una nuotatrice professionista. Lui... Beh è complicato. Perché Damiano è enigmatico e non esterna mai le sue emozioni. Quindi, concentriamoci su di lei. E se per una volta non fosse il bad boy ad avere un passato traumatico che lo tormenta? C...