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«Scusami. Non sapevo di aver interrotto un momento così bello.» comincio a scusarmi, supplicandola. Non avrei mai immaginato quello che sia successo davvero.

Lei mi sorride e mi tranquillizza «Non ti preoccupare davvero.» ma continuo imperterrito a scusarmi.

«Piuttosto, ho interrotto qualcosa?» mi chiede con tono malizioso e facendomi un cenno con gli occhi verso il corridoio che porta alle stanze.

Faccio il finto tonto, ma non resisto tanto. «Stavamo per fare... sesso.» le faccio sussurrando l'ultima parola, come se i muri potessero sentirmi.

Lei strabuzza gli occhi e comincia a mostrarmi un sorriso ampio, prendendo a sclerare poco dopo. Rido a tutta quell'agitazione, mentre noto che si trattiene nell'urlare a pieni polmoni.

«E com'è stato?» mi domanda incuriosita. Mi metto a ridere e replico, camuffando un'altra risata «Non siamo arrivati fino a quel punto. Siamo stati interrotti».

Vedo la sua espressione trasformarsi in pochi secondi e comincia a scusarsi, ma ora tocca a me tranquillizzarla e dirle di non preoccuparsi.

Improvvisamente sentiamo la porta aprirsi e Tonia entra in casa. «Ma come si permette? Che fastidio!» comincia ad imprecare contro un qualcuno, così corriamo in suo soccorso.

«Cos'è successo il primo giorno di lavoro?» le domanda Desi, ma Tonia sembra più agitata del solito e comincia a raccontare.

Tonia's Flashback:
Arrivo davanti all'indirizzo che mi ha mandato sul cellulare. È una grande villa con una fontana enorme all'entrata.

Mi avvicino alla porta e suono il campanello. La porta si apre dopo qualche minuto e vedo Bible... cosa ci fa qui?

«Oh scusa, avrò sbagliato indirizzo.» mi scuso per poi cercare di andare via il più prima possibile. Mi sento richiamare indietro e lo vedo sorridere, poi mi dice «No, è l'indirizzo giusto. Prego, entra».

Mi fa segno di accomodarmi all'interno. Una volta dentro, noto tutto essere al proprio posto e super brillante, sembra quasi come se avessero passato la cera molteplici volte.

«Sei qui per il ruolo da babysitter, giusto?» lo vedo affiancarmi, con una camicia che lascia travedere lo strato di pelle del petto, con le mani nelle tasche dei pantaloni neri.

«Sì. Sei tu a cui devo badare?» gli faccio con tono sarcastico. Lui ride in risposta, mi si avvicina e replica con tono basso «No, ma se vuoi...» viene interrotto da un'altra voce provenire dietro da lui.

«Wichapas. Non mi hai avvertito dell'arrivo della nuova babysitter.» il tono sembra essere rigido e profondo. Bible mi si sposta da davanti, facendomi scorgere meglio la figura che ha parlato.

Un signore sulla cinquantina mi guarda da abbastanza lontano. È vestito di tutto punto, nemmeno un capello fuori posto.

«Molto piacere, io sono Somsak Sumettikul, ma puoi chiamarmi Boss.» mi parla con tono serio, senza una minima ombra di un sorriso.

Mi inchino sentendomi quasi in dovere di farlo. Sento le risatine di Bible e poi il signore mi parla «Io devo andare. In cucina troverai una lista delle cose da fare».

Lo sento andare via e finalmente ricomincio a respirare tranquillamente.

«Se vuoi, posso aiutarti con le cose da fare.» il tono quasi sbeffeggiatore di Bible, mi fa sospirare seccata e mi dirigo in cucina... o almeno la cerco.

Lo sento seguirmi e mi parla camminando «Quindi vedo che vuoi andare in camera della servitù?» mi chiede con tono divertito. Mi fermo immediatamente e gli chiedo «Puoi dirmi dov'è la cucina?».

Mi si para davanti, mi guarda e con voce sussurrato, mi dice «Seguimi.» cominciando a camminare.

Lo seguo per poter andare in cucina, spero solo che non rimanga per troppo tempo.

[…]

«Queste sono le regole?» parlo da sola, mentre sbircio un foglio con tutte regole scritte sopra, come un elenco delle cose da fare.

«Sasithorn!» sento Bible urlare, senza togliermi gli occhi di dosso. Dopo poco si presenta una bambina adorabile, indossa un vestitino rosa e bianco, potrà avere sui sei anni.

«Lei è la tua nuova babysitter, Tonia.» continua parlando alla bambina che sembra non voler parlare, piuttosto mi si avvicina e mi guarda dal basso, senza lasciare traspirare un'emozione.

Le sorrido timidamente, cominciando a sentirmi a disagio, poi la vedo che si gira verso il fratello più grande e lo affianca.

«Su, non essere timida. È venuta per te.» si accovaccia così da poter guardare meglio gli occhi scuri della bambina, ma quest'ultima va via.

«La devi scusare, è la prima volta che ti vede.» Bible si alza e comincia ad avvicinarmi. Vederlo così tenero con una bambina, mi fa capire che quella che indossa è soltanto una maschera e questo mi rende più tranquilla.

Tiro un sospiro carica di tensione, non so nemmeno cosa dire in questi casi, vedo solo le prime cose da fare nella lista. "Cose che Sasithorn ama." non sono delle regole, sono delle cose semplici che piacciono alla bambina.

Sento Bible che mi si avvicina ancora di più, eliminando quell'ultimo spazio di privacy. «Ti conviene entrare nelle grazie di Sasithorn. Ti dico solo che non è molto facile.» mi avvisa, poi mostra un sorriso beffardo e va via.

«Malai, mostra la casa alla nuova babysitter. Io ho da fare.» prima di andare, ordina ad una signora poco distante da noi, che fa come gli è stato detto.

[…]

Mi introduce piano tutte le stanze presenti nella villa, poi si ferma, voltandosi verso di me. «Se necessità di un'altra cosa, non esiti a chiamarmi.» mi parla come se fossi la padrona o un qualcuno di speciale.

Mi sento quasi a disagio dal tono con cui mi parla e lo ringrazio a voce bassa. Busso piano alla porta della stanza della bambina, ma non mi parla.

«Sasithorn posso entrare?» le chiedo facendo capolino dalla soglia della porta. Mi annuisce senza parlare e così comincio ad avvicinarmi.

«Posso giocare anche io?» le domando guardandola giocare con delle bambole. Noto che si ferma improvvisamente e mi guarda con espressione neutrale, poi mi porge una bambola da lunghi capelli scuri.

Comincio a giocare, finché improvvisamente Malai ci chiama per cenare.

[…]

Una volta finito, Bible guarda la sorellina e le dice «Puoi andare in camera, se vuoi». La vedo che si alza e si dirige in camera, senza nemmeno esitare un secondo; magari si sentiva sotto pressione in qualche modo.

«Allora vado anche io. Non posso lavorare senza stare con...» gli faccio mentre mi alzo, ma mi sento stringere il polso e mi dice «Calma. Cos'è tutta questa fretta. Non ti serve lavorare. Se passassimo un po' di tempo insieme, ti farei da garante».

Deglutisco rumorosamente dal nervosismo, dovuto dalla vicinanza che comincia man mano a diminuire sempre di più.

«Se stessi un po' con me, potrei parlare con mio padre e se fai la brava, posso farti prendere un aumento.» mi si avvicina sempre di più, finché comincio a sentire il fiato caldo sulle labbra.

Mi scosto e parlo con un tono silenzioso. «Sono stata assunta come babysitter, non come prostituta.» gli dico, facendogli capire che ho intuito le sue intenzioni.

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