48.

9 3 6
                                    

Lascio andare Desi con Minghao, rimandando il controllo di quei misteriosi indirizzi, dirigendomi dopodiché a casa.

Mi getto sul divano intento a guardare la televisione e cerco un modo per passare il tempo, in modo che non possa sentirmi in colpa più tardi per aver speso tempo prezioso a non fare nulla.

Noto le chiavi con l'elenco degli indirizzi sul tavolino davanti a me, ma cerco di resistere nel non prenderli e curiosare. «Andrea, hai detto a Desi che l'avresti aspettata. Non puoi andarci da solo, potrebbe essere pericoloso.» mi parlo da solo, come se potessi uscire dal mio corpo e guardarmi seduto.

La mia mano si avvicina intenta ad afferrarle, però stringo la mano in un pugno e continuo a ripetermi di dover aspettare.

«Solo un indirizzo, non farà male a nessuno.» mi dico afferrando le chiavi e buttando al vento tutti i tentativi nel cercare di controllare la mia curiosità.

Esco per poter alla ricerca del primo indirizzo, non sembra lontano da qui, così metto le indicazioni su naver map e seguo tutta la strada.

La mia mente comincia a fantasticare su chi possa incontrare o cosa possa trovare, mentre una piccola percentuale sembra preoccuparsi se la mia curiosità possa uccidermi come fece con il gatto.

[…]

Arrivo a destinazione e noto essere un vicolo pieno di garage, quelli dove le persone depositano diverse cose. Mi addentro e cerco la chiave che può corrispondere ad una di quelle saracinesche.

Mi arriva un messaggio che mi fa sussultare "Mi sto davvero stancando di tutto quello che stai facendo." il solito contatto mi ha mandato un altro messaggio, così gli domando "Perché non vuoi mostrarti? Così almeno so con chi sto parlando".

"Non ho voglia in questo momento. Deciderò io quando sarà il momento adatto, devi ancora prepararti." mi risponde subito dopo, ancora una volta come se sapesse cosa stessi per scrivergli.

«Va bene, ti richiamo al più presto.» sento qualcuno parlare al telefono, così cerco di nascondermi, in modo da poter sbirciare su chi possa essere.

Vedo Seo Hyeon che esce da uno dei garage e chiude la chiamata, abbassando poi la saracinesca. «Sai che non è educato spiare?» mi domanda come se mi avesse visto dagli occhi dietro la testa.

Esco allo scoperto e dopodiché si gira, dicendomi «Devi dirmi qualcosa? Come mai ti sei nascosto?» sistemandosi una ciocca dietro l'orecchio poco dopo, sembra essere tutta un'altra persona di quando stiamo a scuola.

«In realtà no, non volevo incontrarti, siccome devo passare per di qua.» le mento, cercando di farlo il meglio possibile, fortunatamente lei sembra non essersene resa conto.

Continuo poco dopo, prendendo un sospiro leggero «In realtà volevo parlarti di una cosa. Voglio solo domandarti perché ce l'hai così tanto con me».

Lei prima sta andando via, si ferma e poi si gira per guardarmi e rivolgermi un sorriso, mentre il vento primaverile le scombina l'acconciatura. «Davvero non riesci a capirlo?» mi chiede a sua volta, mettendosi le mani nelle tasche di un cappottino beige.

«Ti rispondo se rispondi ad una mia domanda. Perché da quando sei arrivato tu, Haesung è stato incastrato insieme al vecchio preside e insieme ai suoi compagni?» mi chiede dopo una piccola pausa, poi ritorna seria per un instante, in modo da aspettare una mia risposta.

La sua domanda mi lascia confuso «Cosa intendi dire?» le chiedo per avere più dettagli e per trovare una risposta sensata, ma lei lascia andare una leggera risata e aggiunge «Perché tu sei riuscito a mandare Haesung nei guai? Perché non sei riuscito ad intervenire prima che le cose andassero per il peggio?».

Dal tono subito penso che intenda parlare di Sungwon, così cerco di risponderle «L'ho scoperto dopo, per sbaglio, stavo cercando qualcosa che incastrasse Haesung e il vecchio preside e mi sono ritrovato il video di Sungwon.» fortunatamente riesco a dirle qualcosa di sensato, anche se mi si stringe il cuore quando devo parlare di quello che è successo.

«Perché un ragazzo straniero viene qui e risolve una cosa, che nemmeno gli studenti stessi riescono a risolvere? Sono tutti dei codardi per non aver fatto nulla per aiutarla.» sembra trattenersi dal piangere nell'ultima frase che pronuncia, poi tira su col naso, mentre rimango in silenzio.

«Ecco perché ce l'ho con te, sei venuto e sei riuscito a mandare nei guai quell'essere schifoso.» pronuncia con la mascella stretta, quasi serrata, il che mi rende complicato capire quello che dice dopodiché continua «Sei riuscito a mandarlo nei guai, ma sei arrivato troppo tardi».

Si gira per andare via e le chiedo subito «La mia unica colpa è l'essere venuto troppo tardi?» il che la fa fermare in piedi e mi continua a parlare, stavolta senza voltarsi «No, non è solo per questo, ma poi ne riparleremo, ne sono convinta».

«Ah prima che vada, siccome non hai nessun'altra domanda, lascia che ti dia un consiglio.» esordisce prima di andarsene, ma continua a non voltarsi, dandomi le spalle.

«Se fossi in te, starei attento a Beom Seok. So che gli sono stati arrivati dei fiori, prima della tua partenza. Gli farei qualche domanda.» mi mette la pulce nell'orecchio, poi si gira soltanto con la testa, facendomi un sorriso e poi va via.

La vedo allontanarsi senza nessun problema, lasciandomi lì da solo, permettendomi così di sbirciare nel garage che una delle chiavi apre.

[…]

Controllo ogni centimetro ma non sembra funzionare, finché non sento una voce «Hai bisogno di aiuto?» vedo Bang Chan appena fuori quella specie di sgabuzzino.

«In realtà sì, ma non so cosa sto cercando.» gli confesso onestamente, facendo la figura del pazzoide, decido così di raccontargli tutta la questione sulle chiavi e gli indirizzi.

«Quindi credi che ci possano essere degli indizi per trovare un qualcuno o qualcosa?» mi chiede cominciando a frugare in giro, tra i pezzi di rottame inutile e altri di ricambio, cose indecifrabili per me, peggio del codice di Voynich.

Continuiamo a cercare senza sosta, ma niente da fare. «Magari è il garage sbagliato, oppure manca qualche istruzione.» si gira verso di me che sto continuando a perlustrare qualsiasi cosa e mi domanda «Sei sicuro di quello che mi dici?».

Lo guardo quasi dispiaciuto, a tratti offeso «Credi che ti possa mentire? Io? A pro di cosa? Farti perdere tempo con me?» lo riempio di domande, quasi assurde ma l'accusa è quella.

Lui ride in risposta e si corregge «Non intendo dire questo, forse bisogna solo aspettare un certo orario, oppure c'è un messaggio nascosto qui.» dopodiché esce dal garage e guardando per terra, nello spazio tra un garage e un altro, trova un pezzo di stoffa, sembra appartenere ad un paio di vecchi jeans, ma qualcuno lo ha strappato.

«Andrea, guarda cosa ho trovato.» mi richiama all'esterno, mostrandomi la stoffa e subito la riconosco. «C'è un logo sopra... è quello di Haesung.» gli ricordo quasi confuso e spaventato al solo pensiero che quel pazzo sia ancora a piede libero, o anche peggio, che possa fare del male a qualcun'altro.

How Can I Know?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora