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«Poi ho mangiato qualcosa per strada con Wooyoung e San, ma è andato tutto liscio.» mi fa sapere, mentre continuo a pensare che il vero mandante sia Haesung, ma ormai è morto in quell'incendio di fine anno.

Sento così la porta aprirsi ancora una volta e vedo Desi avvicinarsi a noi, con un sorriso stampato sul volto, versandosi dell'acqua.

Riponiamo l'attenzione su di lei e le dico «Vuoi raccontare?» e così comincia a raccontare la sua serata.

Desi's Flashback:
Dopo aver passeggiato per la città, decidiamo di andare a mangiare qualcosa in un ristorante, finché non mi ricordo che il padre ha un ristorante di sua proprietà.

«Potremmo andare nel ristorante di tuo padre.» gli propongo, cercando di fare una buona cosa, ma mostra un volto contrariato, aggiungendo «Non credo sia una buona idea, ultimamente è sempre incasinato. Meglio andare in un altro».

Arriviamo in un altro ristorante molto accogliente e semplice e mentre aspettiamo che il cibo arrivi, la mano di Minho sfiora leggermente la mia, provocandomi una piccola scossa.

Iniziamo a parlar di tutto e di niente, anche se la mia testa comincia ad andare e riandare nel sapere il perché non è voluto andare al ristorante del padre, ma gli do retta, dopotutto l'ultima uscita è stata interrotta proprio perché il padre aveva bisogno di una mano.

«Sei sicuro che a tuo padre non serva una mano?» gli chiedo, facendo riferimento alla scorsa volta. Lui mi sorride e mi tranquillizza «Non ti preoccupare, ha detto che potevo prendermi la serata libera e una promessa è una promessa».

Dopotutto non aggiungo altro, non posso dargli torto. Arrivano le nostre portate «Quindi il festival è ancora più vicino della scorsa volta.» mi parla sorridendo, mentre prende alcuni pezzi di cibo e li mette nel mio piatto.

«Sì, fortunatamente. L'ansia non fa altro che mangiarmi l'intestino.» replico alla sua frase, smorzando il significato letterale con una risata. «Perché?» mi chiede subito dopo, corrugando leggermente le sopracciglia.

Tiro un sospiro e rispondo «Sono in ansia per quello che potrebbe succedere. Andremo in gita, poi c'è la questione fiore e non fiore.» li faccio ridere, così continuiamo a parlare.

Passati svariati minuti, gli dico «Vado un attimo in bagno.» così mi alzo e mi dirigo la toilette.

Una volta giunta vicino al lavandino, vedo un bigliettino per terra. La mia curiosità mi ordina di prenderlo e di leggerne il contenuto.

La mente mi ricorda anche la busta con le chiavi della scorsa volta... sembra proprio che quando sono in compagnia di Minho, mi catapulti in una dimensione dove tutto sembra così strano e con fin troppe coincidenze.

Decido così di aprire il biglietto e leggo "Ci vediamo nel primo indirizzo, subito dopo il festival. Non avvisare nessuno, specialmente la polizia, sappi che ti tengo d'occhio".

Il contenuto sembra volermi spaventare, ma finisce solo nell'inquietarmi. Non c'è nessuna firma, niente di niente.

Esco dal bagno, fingendo che non sia successo niente e scopro che Minho ha già pagato il conto. «Hai già pagato?» gli chiedo non appena sono abbastanza vicina, lui annuisce sorridendomi in risposta.

Gli riservo uno sguardo severo, mentre gli ricordo «Hai pagato tu la scorsa volta, ora toccava a me.» ma lui, ridendo e non risultando minimamente credibile, mi dice «Davvero? Non mi ricordavo».

Non appena usciamo di lì e nemmeno il tempo di fare due passi, Minho mi afferra la mano e comincia a correre, tirandomi a sé.

Rimango senza parole, confusa e spaventata. Stiamo correndo da qualcosa? da qualcuno? perché stiamo correndo?

Si ferma una volta che si è girato e, con il petto tra le mani, comincia a ridere. «Da cosa stavamo correndo?» gli chiedo con il respiro affannato. «Non mi hai nemmeno avvisata.» continuo poco dopo, mentre cerco di riprendere il battito regolare.

Lo sento ridere e mi dice «Niente, ho pensato solo che sarebbe potuto essere divertente». Rido anche io leggermente nel sentire la sua risata, ma poi ricontinuiamo a camminare.

[...]

Sento la sua mano andare in cerca della mia, finché finalmente non la trova e la stringe a sé, attorcigliando le dita tra di loro.

Un'altra scarica elettrica sembra percorrermi l'intero braccio, dalle dita al polso, poi si dirige direttamente alla spalla per poi tornare indietro, ripetendo lo stesso loop.

Per ogni momento che le nostre mani si separavano, Minho sembrava far sempre in modo di prenderle a ogni occasione.

Ci avviciniamo così al parapetto che dava una bellissima vista sul fiume Han. L'aria primaverile sembrava dar vita a qualsiasi cosa lì intorno, mentre già potevano vedersi i primi germogli già cresciuti.

La luna che si riflette sull'acqua sottostante e la dolce brezza sembra trasformare tutto. Minho si gira per guardarmi negli occhi e si avvicina lentamente, avvicinando il suo volto al mio.

Una volta poggiata la sua mano su una mia guancia, proprio mentre mancano ancora pochi centimetri, riceve una chiamata. Mi si allontana leggermente e si scusa «Scusami, rispondo un attimo».

«Pronto?... papà?... perché mi hai chiamato?...» sospira amareggiato, poi continua «Va bene, arrivo, sono lì da te.» conclude la chiamata mettendo giù.

Arriva così il momento di congedarsi, anche se vorrei che tutto questo durasse ancora per un po'. Mi guarda dispiaciuto, scusandosi ancora «Scusami, devo andare.» lo tranquillizzo per poi salutarlo e allontanandomi di conseguenza.

[...]

Nel cammino verso casa, noto Mingi solo su una panchina. Mi avvicino per poterlo salutare e attiro la sua attenzione.

«Hey come stai?» mi chiede non appena mi vede, mostrando un sorriso pieno, poi continua «Posso offrirti un frullato?».

Noto i due frullati che ha in mano, così curiosa, gli faccio «Come mai hai due frullati? È un nuovo modo per rimorchiare?» ma lui scuote subito la testa, cominciando a spiegarmi i motivi.

«Dovevo incontrarmi con Yunho, ma mi ha dato buca. Purtroppo quando me l'ha detto, avevo già preso i due frullati.» spiega facendomi così ridere, poi mi siedo accanto a lui, accettando il frullato in omaggio.

«Allora sei fidanzato?» gli chiedo, prendendo in mano la situazione della parola, poi mi rendo conto della domanda stupida appena fatta... ma cosa sono? una zia di 50 anni?

Si mette a ridere, rispondendo alla domanda senza problema «No, l'ultima l'ho lasciata perché continuava a sperperare i soldi che mi davano i miei, poi l'ho vista in macchina con un altro ragazzo».

«Mi dispiace.» gli faccio rattristita, ma mi fa segno di non preoccuparmi e poi mi chiede «Tu invece?».

«È leggermente complicato, sto conoscendo un ragazzo ma finora non siamo andati oltre il mano nella mano.» replico subito dopo, per poi prendere un sorso del frullato.

Noto così subito il suo essere impacciato e timido, ma non è un problema, anzi è molto di buona compagnia.

«Che ne dici se camminiamo verso casa nel frattempo?» mi chiede con un tono basso, così lo tranquillizzo «Posso tornare anche da sola.» ma lui non sembra insistere, però mi fa «È meglio che vengo con te, così almeno finisco anche il frullato».

Mi concentro così intensamente sulla discussione che la passeggiata fino a casa sembra essere volata, tra una risata e l'altra.

«Beh è qui che ci separiamo.» esordisco sorridendogli. Mi si para davanti e risponde «Eh già. È stato bello e inaspettato.» leggermente impacciato, ma completamente onesto.

«Grazie per avermi riaccompagnato a casa. E per avermi offerto il frullato.» lo ringrazio mentre sto per rientrare in casa.

«È stato un piacere passare del tempo con te. La prossima volta mettiamoci d'accordo, così almeno lo decidiamo insieme il gusto.» mi dice ad alta voce, abbastanza da farsi sentire, facendomi anche ridere.
Flashback Ends

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