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Comincio a sentire solo i passi dal pianerottolo e percepisco Tonia che sta entrando dalla porta d'entrata.

«Sono a casa.» parla a voce alta, unendosi a noi, prendendo posto sul divanetto. La guardiamo in attesa che racconti il suo "non" appuntamento.

«Cosa?» ci chiede, sistemandosi i capelli. Comunichiamo senza parlare, soltanto con gli sguardi, «Va bene, ma non serve essere così passivi aggressivi.» si sistema meglio e comincia a raccontare.

Tonia's Flashback:
Salgo sulla sua moto, mettendomi il casco, ma siccome trovo difficoltà, mi aiuta lui. «Lascia che me ne occupi io.» mi dice, allacciandomi così il casco e mettendosi in sella per poi partire.

«Dove andiamo?» gli chiedo parlandogli all'orecchio, in modo che possa sentirmi nonostante il casco. «Ora vedrai, tu pensa a tenerti stretta a me.» replica con un mezzo sorrisetto che noto dal tono della frase.

Dopo qualche minuto, lo vedo parcheggiare vicino ad un molo. «Ci tengo a farti vedere una cosa.» mi dice, aiutandomi a scendere e rimuovere il casco senza rovinare ulteriormente i capelli.

Mi afferra la mano e mi accompagna verso la passerella, camminando in mezzo a varie barche. «Ti volevo presentare Mirage.» fermandosi vicino ad uno yacht, con una grande scritta sulla fiancata.

Rimango a bocca aperta nel vederlo, ma poi mi invita a salire. «Vuoi davvero che salga?» gli chiedo prima di afferrare la sua mano, in modo da poter salire.

«Come mai si chiama Mirage?» gli chiedo, non appena saliamo a bordo, sistemandoci sul vicino ad un tavolino lì sopra. «La scelta era tra Atlantico e Mirage, ma l'ultima parola è stata detta da Sasithorn.» risponde, mentre si siede accanto a me, alzando la mano e attirando l'attenzione del personale.

Ordiniamo così il nostro cibo, mentre il cameriere porta l'ordinativo all'interno. Il vento fresco sembra pizzicarmi il viso, mentre rimaniamo in un silenzio leggermente strano.

«Agitata per il festival?» mi chiede mentre continua a scrutarmi, come se volesse leggermi dentro. Scuoto la testa e replico «Non tanto, sono più agitata dalla gita che la scuola ha pianificato per l'occasione».

«Non ti piace il campeggio?» domanda ancora, quasi incuriosito, ma continuo aggiungendo «Il problema non è il campeggio, sono gli insetti. A chi potrebbe piacere l'idea di dover stare a contatto con insetti? A me sicuramente no».

«Riesco a vivere bene senza sentire l'urgenza di avere un contatto con quelle... cose.» aggiungo ancora poco dopo, facendolo ridere, poi esordisce «Se potessi venire io, ti farei compagnia».

Il silenzio tende a ricadere ancora una volta nella situazione, ma finalmente i camerieri portano tutto il nostro ordine, interrompendo così il silenzio.

Cominciamo così a mangiare, ma improvvisamente sento il mio cellulare squillare. Controllo chi sia, ma è un numero che non conosco, ho paura che possa essere qualche trappola per prendermi i soldi.

«Pronto?» alla fine rispondo, riferendo un sorriso a Bible, che rimane a guardarmi. «Salve, la chiamo per chiederle se il ruolo da babysitter è ancora disponibile.» una voce dall'altro capo del telefono mi risponde, una voce femminile.

«Sì, certo. La contatto più tardi per metterci d'accordo sull'orario e sulla paga.» le dico, terminando così la chiamata, mentre noto lo sguardo di Bible guardarmi meglio.

«Chi era?» mi chiede dopodiché sorseggia del vino rosso, così rispondo poggiando il cellulare sul tavolo «Era una signora che mi ha chiamato per il ruolo da babysitter».

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