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Sto per aprire la porta quando sento qualcuno chiamarmi alle spalle. «Andrea!» mi giro e vedo Jackson che mi si avvicina.

Lo guardo sorridendo «Cosa succede?» lo vedo leggermente impacciato nel farmi la sua domanda, ma alla fine sputa il rospo.

«Ti andrebbe di uscire con me? Ora... cioè intendo, tra poco... oppure nel senso appena hai finito tutto ciò che hai da fare.» mi fa e per poco non balbetta nervosamente, il che mi fa ridere e poi annuisco sorridendogli, per tranquillizzarlo.

«Dammi solo un minuto per prepararmi meglio.» aggiungo, girandomi per aprire il cancello di casa. «Dove andiamo?» gli domando e lo sento nuovamente dubbioso su ciò che ha da dire.

«Ho visto che c'è una nuova discoteca. Ci sono volantini sparsi per tutta la città.» gli ricordo e sembra che accetti di andare lì, almeno a vedere un pochino com'è la situazione.

Torno in salotto, dove c'è Jackson che mi sta aspettando sul divano, e gli chiedo «Come sto per andare in discoteca?». Mi lascio vedere meglio, ma poi mi si avvicina e vedo che mi sistema meglio i capelli.

«Meglio così, un po' disordinati.» parla piano mentre mi passa la mano tra le ciocche brune. Non posso non ridere a quel gesto, rimanendo per qualche minuto a ridere e guardarmi meglio allo specchio.

«Così va bene, ora possiamo andare.» gli dico, non rimanendo un minuto di più a guardare il mio riflesso.

[…]

«Sicuro che sia questa?» mi chiede, controllo meglio il nome del locale e coincide, così annuisco e, impacciati, entriamo dentro.

Una stanza allungata illuminata da luci rosse e blu dalle pareti, sembra trasmettere una sensazione strana, quasi afrodisiaca.

Sotto quelle luci la pelle di Jackson sembra più ambrata del solito. Due addetti alla sicurezza controllano l'entrata effettiva del locale, mostriamo i documenti e ci dicono «Dovete consegnare i cellulari».

La voce profonda e roca di uno dei due, sembra molto seria a riguardo, così prendo il cellulare e lo consegno per non accendere una discussione inutile.

Ci lasciano entrare dopo aver chiuso i nostri cellulari in dei piccoli armadietti, dopodiché ci lasciano entrare.

Una volta sorcata la porta, vengo catturato dall'arredamento completamente impeccabile, ordinato e pulito. Una scalinata che porta ancora più in basso, con una ringhiera di vetro.

Scendiamo le scale e ad ogni gradino riesco a sentire la musica farsi sempre più forte, con le voci sovraffollate di tutte le persone presenti.

Riesco a notare delle vetrine coperte da un tessuto nero, magari ci sarà qualche spettacolo in particolare.

Comincio a sentire la mano di Jackson che si avvicina alla mia, così lo seguo al bar, mentre ordina qualche drink. «Sicuro di non voler bere niente?» mi chiede avvicinandomi all'orecchio, stando inoltre attento nel volume della voce.

Scuoto la testa sorridendo, il che lo fa ridere, mentre manda giù un sorso del suo ordine. Rimango a guardarlo per qualche minuto, finché poi Jackson non mi prende per mano e mi trascina in pista.

Ci facciamo strada tra la folla, mentre Jackson non dà nessun cenno di volermi lasciare la mano. Una volta che ci fermiamo, mi tira verso di sé e cominciamo a ballare, con il pochissimo spazio che c'è.

«Cosa c'è? Non balli più? Ti ricordavo diverso la prima volta.» si avvicina all'orecchio e mi fa ricordare. Mi scappa una leggera risata e anch'io gli ricordo «Erano altri tempi, se ricordi».

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