Era una notte di Giugno, sapeva di dover far piano e stare attento, eppure la tentazione di svegliarla lo stava mangiando vivo. Un anno per lei, trecentosessantacinque anni per lui erano passati e nonostante questo non aveva mai smesso di pensarla, o amarla. Ogni mese, ogni trent'anni Peter volava via dall'Isola che non c'è per vederla e leggeva ogni singola lettera che lei gli aveva scritto; molte gli avevano fatto stringere il cuore, così tanto da volerla svegliare, prenderla per le spalle, baciarla e dirle <Non ti ho dimenticata. Non potrei mai farlo! Non pensare questo di me Angelo Mio>. Tuttavia stavolta, non c'era nessuna lettera lì sul comodino che pregava di essere letta. L'ultima risaliva ad Aprile, nella quale Clarissa diceva che non gli avrebbe scritto più per provare a lasciarlo andare sul serio... In cuor suo, Peter, egoisticamente aveva sperato ardentemente che non fosse così. Non riusciva a rassegnarsi all'idea che il suo piccolo Angelo avesse deciso di dimenticarlo, così si mise a cercare. Mentre apriva il cassetto del comodino però, un inaspettato cigolio lo sorprese.
Le notti erano difficili e questa volta aveva fatto una fatica incredibile per addormentarsi, ma aveva guadagnato solo un leggero sonno. Per questo, al particolare cigolio, Clarissa aprì immediatamente gli occhi e ciò che vide la lasciò sconvolta. <Non- non è possibile> mormorò sgranando gli occhi cercando di mettere a fuoco. Era convinta che fosse un sogno, ormai credeva di essersi sognata ogni cosa, di essersi sognata persino Lui. Ma lui era qui, Peter era qui, nella sua stanza, di fianco al suo letto e la guardava, come la prima volta. <Sei qui... Sei davvero qui> il sussurro tremante e incredulo che lasciò le sue labbra colpì Peter proprio al cuore. Quella voce, così dolce, era passato troppo tempo dall'ultima volta che aveva potuto sentirla. Gli era mancata così tanto.
<Sì> riuscì a rispondere lui, una singola sillaba mentre non riusciva a staccare gli occhi da lei che indossava un completino del pigiama proprio come allora. Il suo angelo era sveglia e lo stava guardando con quegli occhi che da anni aveva desiderato rivedere per poi perdercisi. I loro sguardi si incrociarono, si incastrarono perfettamente, come l'ultima volta.
<E sei... reale> sospirò la ragazza, che temeva la sua mente le stesse giocando un brutto scherzo. Però la sua voce, da quell'unico "sì" le aveva risvegliato quella speranza dentro che col tempo era andata perduta.
<Sì> ripeté lui mentre sul suo viso solcò una lacrima e le labbra si distendevano nel sorriso più vero degli ultimi anni passati.
Peter Pan, il suo Peter era lì, la guardava e sorrideva. Era rimasto il suo Peter, i capelli biondo cenere che gli contornavano il viso dalle sembianze angeliche, delle quali aveva imparato a sue spese la verità; gli occhi verde smeraldo che emanavano magnetismo; il naso leggermente all'insù e quelle labbra rosee delle quale sentiva una mancanza sfrenata. Lentamente Clary si alzò dal letto e si avvicinò a lui finché il suo inconfondibile profumo le invase le narici e i sensi. <Tu... ti ricordi di me>. I loro occhi non riuscivano a lasciarsi andare, proprio come le loro anime.
Ma fu quando Peter alzò una mano e le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio per poi sussurrarle <Non potrei mai dimenticarti, sei scolpita in me Angelo Mio> che le diffidenze di Clary sparirono completamente e gli gettò le braccia al collo stringendolo a sé. Con quell'abbraccio, tutta la distanza che c'era stata tra di loro parve svanire come una nuvola di fumo. Nessuno dei due, seppur tremanti, aveva intenzione di staccarsi, era così evidente, dalle forti braccia di Peter che le stringevano la vita come se fosse l'unico appiglio, come se fosse terrorizzato dall'idea che lei potesse nebulizzarsi da un momento all'altro; dalle mani di Clary che subito si immersero nei morbidi capelli di lui assaporando quel contatto così intimo che le era mancato da morire.
Dopo infiniti minuti i due si spostarono a letto e passarono l'intera notte a parlare e a sfiorarsi con delicatezza, come se entrambi non riuscissero a credere alla presenza dell'altro. Clary gli raccontò della scuola, di come era stato difficile tornare alla normalità quando per lei ormai la normalità era tutt'altra cosa, di Sebastian, di come aveva tentato di andare avanti ma invano perché nel suo cuore esisteva soltanto lui, soltanto Peter; Clarissa aveva pianto e lui l'aveva accolta tra le braccia accarezzandole la schiena con lenti movimenti circolari e le aveva baciato la fronte più volte. <Non piangere Angelo Mio, lo sai che mi fa male il cuore a vederti così> le sussurrò dolcemente mentre con le dita delicate le districava i capelli.
Rimanendo abbracciati, stretti come se fossero solo una persona, Clary ebbe il coraggio di fare una delle domande che la terrorizzava di più <Quanto tempo è passato per te Peter? Qui è stato un anno, ma lì a Neverland?>
La risposta ci mise un po' ad arrivare, egli in cuor suo sapeva che sarebbe stato difficile da accettare, dare spiegazioni <Trecentosessantacinque anni> disse a fatica, consapevole del fatto che altre domande sarebbero arrivate. Ella schiuse leggermente le labbra per lo stupore, immaginava che sarebbe passato tanto, solo non così tanto.
<Ti va di... raccontarmi qualcosa?> un sussurro lasciò le labbra di Clary mentre si spostava per poterlo guardare meglio.Così Peter iniziò il suo racconto...
Le disse dei suoi bimbi sperduti, di Felix che a quanto pare si era innamorato di una ragazza che aveva deciso di rimanere lì; di Giglio Tigrato, che per tradizione si era ormai sposata; di Uncino, che spesso si fermava per bere qualcosa dopo aver portato i ragazzi a Neverland, che ormai solcava i mari e tutte le taverne lasciandosi dietro cuori spezzati di fanciulle che credevano di poterselo accaparrare. Clary rise a quelle parole, le mancavano tutti, ma con Felix e il Capitano era diverso. Ella però si soffermò su un particolare... <Hai detto ragazza? Ci sono state altre Bimbe Sperdute?> chiese. Certo, ci aveva pensato più volte, ma sentirlo dire...
<Sì, ci sono state> ammise Peter piano <Dopo di te i ragazzi sono diventati più inclusivi, e le ragazze che vivevano, che vivono in brutte condizioni o si sentono sole ci sono... e...>
<Peter, non ti devi giustificare o altro...> replicò Clary dolcemente <Insomma, è normale... io l'avevo immaginato ecco> un lieve rossore si impadronì delle sue guance.
<Mi dispiace...> ammise il ragazzo evitando il suo sguardo e lei sorrise <Va bene, è okay, sarebbe stato anormale il contrario...> e con una mano gli accarezzò una guancia <Non sono arrabbiata o altro, siamo stati distanti più di tre secoli per te, eppure tu sei qui e ti ricordi di me-<Io sono innamorato di te> la interruppe lui con fervore guardandola negli occhi <Nonostante i tanti anni, o le altre bimbe sperdute, io ho sempre e solo pensato a te. Tu sei la Mia unica bimba sperduta, nessuna è mai stata come te. Nessuna sarà mai te. Mai. So che è dannatamente egoista dirtelo o anche presentarmi qui visto che hai cercato di dimenticarmi, ma non riuscivo a farne a meno. Ogni mese Clary, ogni singolo mese venivo qui e leggevo le tue lettere. E anche se non potevo non essere felice del fatto che tu vivevi la tua vita come ti avevo chiesto, io... tu mi manchi, mi manchi davvero, sento la tua mancanza fin dentro le ossa, la tua mancanza mi stritola le viscere costantemente. Quando non ho trovato la lettera sul comodino, mi sono messo a cercarla perché non ero pronto a interrompere qualsiasi legame con te. Anche se sarebbe giusto così. Davvero, dovrebbe essere così, io non posso tenerti legata a me, tu meriti di più, meriti tutto. E questo tutto io non posso dartelo, perché io-... io non esisto nel tuo mondo...> La voce di Peter si incrinò pericolosamente e una lacrima minacciò di scivolargli sulla guancia.
Clarissa trattenne il fiato per tutto il tempo, non si aspettava questo, non così in questo modo prorompente. Riprese a respirare e riuscì a sussurrare <Tu esisterai sempre nel mio mondo Peter Pan. Perché io ti amo e niente può farmi dimenticare di te, di noi. Non è bastato un anno, non ne basteranno altri dieci o cinquanta.>
I due si guardarono negli occhi e una scintilla prese a brillare in quelli di entrambi <Ho una proposta da farti Clary...>
/SPAZIO AUTRICE/
So cosa state pensando, un vero capitolo finalmente!
Scusatemi l'attesa immensa, ma non è un periodo facile e sto facendo molta fatica a scrivere... però non demordo, e non fatelo neanche voi💚
Mi duole però dirvi che manca ormai solo l'ultimo e l'epilogo...🥺
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Take me to Neverland (Peter Pan Ouat)
FanfictionEra notte e Clarissa, una ragazza di 16 anni, era sotto le coperte quando un sospiro di vento la destò dal sonno... aveva lasciato la finestra aperta e un attimo dopo un ragazzo dall'aspetto quasi angelico giaceva nella sua stanza. Ella non era cons...