Capitolo 10 - Sirius

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Sirius di sicuro non stava vivendo il periodo migliore della sua vita.

Erano passate due settimana dalla luna piena, la luna piena peggiore della sua vita. Non riusciva più a guardare Remus negli occhi, non riusciva più a stare nella stanza di James e Peter senza sentirsi male. Ma ciò che più lo nauseava era che una parte di lui era convinta che non era nel torto e si odiava per questo.
Si odiava per aver ferito Remus, per averlo fatto quasi espellere, per aver esposto la parte che più odiava di sé stesso. Si odiava perché aveva augurato a Regulus di morire. Si odiava perché non sapeva come sistemare le cose e si odiava perché la cosa migliore che riusciva a fare in quella situazione era limonarsi una corvonero dell'ultimo anno in un misero stanzino delle scope sperando che questo potesse risolvere tutti i suoi problemi.
Sperava almeno che la corvonero, Mirta o Morticia, (non era convinto di aver afferrato il suo nome correttamente) potesse infondergli un po' della sua intelligenza con tutti suoi baci. I voti di Sirius si erano abbassati notevolmente nelle ultime due settimane e alla fine di quell'anno lo aspettavano i G. U. F O.
Mirta (o Morticia) si allontanò da lui con un sorriso da volpe sulle labbra.

"Di solito ho una regola secondo la quale non scopo quelli più piccoli, ma tu sei incredibilmente maturo per la tua età. Potrei fare un'eccezione."

Mormorò nell'orecchio di Sirius solleticandogli il collo con le labbra, poi si slacciò i primi bottoni della camicia. Sirius premuto contro l'angolo dello sgabuzzino strabuzzò gli occhi, non si aspettava che gli eventi prendessero questa piega. Si passò una mano sul viso e tirò le labbra in un sorriso accattivante.

"Anche io ho una regola: non scopo ragazze più grandi. E tu dimostri 19 anni, tesoro, non 15 come me. Non si può fare, temo."

Morticia (o Mirta) rise di gusto, poi lo guardò con una punta di delusione nello sguardo, ma non insistette oltre e si accontentò di continuare il bacio.

Tuttavia la mente di Sirius non fu distratta dalle labbra della corvonero, continuava a pensare a Remus. A come lo aveva guardato la mattina dopo la luna piena quando si era svegliato in infermeria, al panico nei suoi occhi, al dolore quando aveva realizzato. Continuava a pensare a quello che gli aveva detto James. Continuava a pensare al terrore negli occhi di Peter quando aveva capito cosa aveva appena fatto.

Di colpo la porta dello sgabuzzino si spalancò e la ragazza si staccò violentemente da lui.

"Potresti almeno bussare MacDonald."

Sirius sbirciò oltre la corvonero e incontrò lo sguardo infastidito di Mary. Non potè non sorridere.

"Ciao Mary."

"Sirius? Non pensavo ti facessi quelle più grandi."

Sirius rise teso, poi notò un ragazzo alle spalle di Mary, era alto, ma sembrava un po' perso e guardava Mary come se avesse davanti Santa Maria.

"Oh, ho capito perché cercavi uno sgabuzzino. Ciao amico."

Esclamò Sirius, poi scivolò fuori dal suo angolo e si incamminò verso la porta, salutando la corvonero con un occhiolino giocoso, fece per superare Mary e andarsene, ma lei lo prese per un polso.

"Sirius Black."

Assottigliò lo sguardo, la voce allo stesso tempo gelida e infervorata.

"Sì? Sono io."

"Oh, lo so. Tu ora vieni con me."

"Nello sgabuzzino?"

Mary sembrò pensarci un momento, poi sbattè Mirta (o Morticia) fuori dalla piccola stanza con una certa violenza, ricevendo un bel po' di insulti. Mary non la degnò nemmeno di uno sguardo, si rivolse invece al ragazzo di tassorosso che era con lei:

How to rewrite the stars - Tutorial by the maraudersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora