Capitolo 41 - Remus

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Remus stava passando delle pessime vacanze di Natale. La sera del 31 dicembre si ritrovò seduto da solo in uno sperduto locale della campagna gallese. Avrebbe voluto essere ancora a casa dei Potter, ma i suoi genitori lo avevano obbligato a tornare a casa per la luna piena tre giorni prima. Remus aveva appena litigato con suo padre. Mentre cenavano avevano cominciato a parlare delle recenti leggi contro i lupi mannari emesse dal ministero e quando Remus aveva scoperto che suo padre aveva votato a favore si era innervosito, aveva fatto una piccola scenata ed era scappato di cosa prima che le cose potessero degenerare.

Si trovava in un locale squallido, la luce bassa era traballante circondata da insetti fastidioso che continuavano a bruciarsi le ali cercando la luce, i tavoli erano unti e la clientela poco e ubriaca. Dalla radio usciva del blues gracchiante. Il cameriere, un uomo grosso dall'aria burbera, si avvicinò a Remus per prendere il suo ordine. Remus avrebbe volentieri ordinato qualcosa di alcolico, giusto per il gusto di trasgredire qualche regola, ma sicuramente il barista non avrebbe servito alcol ad un minorenne. Si accontentò allora di una coca cola in lattina, l'odore di detersivo scadente che alleggiava insieme a quello del rum gli suggeriva di evitare i bicchieri. Il barista arrivò subito con il suo ordine. Remus bevve un sorso pensieroso, avrebbe ucciso per una sigaretta in quel momento.

Era davvero fuori di sé. Desiderava solamente che i suoi genitori lo accettassero. Non era così pretenzioso da chiedere l'amore, lui desiderava solamente essere accettato perché non era colpa sua se era stato trasformato in un mostro. Faceva male pensare che se non fosse stato morso i suoi genitori lo avrebbero trattato come un figlio e non come un obbligo, lo avrebbero cresciuto con amore e orgoglio.

"Niente alcol per te, ragazzo?"

Chiese improvvisamente una voce ruvida. Remus alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di un uomo dall'aria famigliare. L'uomo si sedette al tavolo di Remus con un sorriso orrendo. A Remus bastò un istante per riconoscerlo: Fenrir Greyback. Remus scattò in piedi e portò rapidamente una mano alla bacchetta nella sua tasca. Era l'ultima persona che desiderava incontrare in quel momento. Al vedere la sua reazione Greyback scoppiò a ridere.

"Calmati ragazzo, non sono qui per farti del male. Altrimenti non ti avrei avvicinato in un locale pieno di umani."

"Cosa vuoi?"

Sibilò agitato Remus, ancora in piedi.

"Passavo di qui e mi chiedevo se potessi fare due chiacchiere con te. Oh, avanti siediti pure, ti offro da bere."

Greyback fece un segno al barista che presto si avvicinò con due bicchieri di rum. Remus lentamente si sedette di nuovo, ma non lasciò andare la sua bacchetta nella tasca. Avrebbe volentieri ucciso il mostro davanti a lui se avesse potuto.

"Che vuoi?"

"Remus Lupin."

Scandì lentamente Greyback puntando i suoi occhi da predatore su Remus, Remus non osò distogliere lo sguardo.

"Un nome un destino. Remus allattato da una lupa assieme a suo fratello e lupus, lupo in latino. Ironica la sorte, no?"

Greyback gli rivolse un sorriso obliquo poi lo invitò a bere con un cenno del capo. Remus titubante si portò il bicchiere alle labbra e bevve solo un minuscolo sorso, non era così stupido da ubriacarsi in presenza dell'uomo che gli aveva rovinato la vita.

"Sei stato tu a decidere il mio destino per me."

Sbottò con rabbia e Greyback rise.

"Non io, piccolo Lupin. È stato tuo padre."

Remus assottigliò lo sguardo ma non interruppe Greyback. In sedici anni nessuno gli aveva mai narrato chiaramente la vicenda riguardo la sua trasformazione.

How to rewrite the stars - Tutorial by the maraudersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora