Capitolo 44 - Evan

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Evan non aveva dormito quella notte. Era stato convocato con Barty e Cereus nell'ufficio di Silente. Avevano parlato per più di mezz'ora di Regulus. Era stata una tortura, Barty si era arrabbiato con Silente per non aver salvato Regulus quando era ancora in tempo. Cereus piangeva disperata e Evan... Beh Evan desiderava essere in fondo al lago con Regulus. Era a pezzi, la sua mente semplicemente non riusciva a metabolizzare quello che era appena successo. Non riusciva a concepire l'idea che Regulus non sarebbe più esistito al loro fianco. Era parso così vivo quella sera a cena, avevano scherzato, Regulus aveva riso, Barty lo aveva baciato sulla guancia e si era preso una sberla. Non capiva come d'ora in poi, nella sua vita, Regulus non sarebbe mai più esistito al di fuori della loro memoria.

Dopo un lungo interrogatorio dal quale Silente non aveva ricavato nulla se non pianti e insulti e risposte vuote erano tornati nel dormitorio. Evan e Barty non avevano parlato, non avevano pianto. Si erano coricati ognuno nel proprio letto, in silenzio. Evan non aveva dormito. Aveva fissato il nulla per tutta la notte in attesa dell'alba, mentre la sua mente era piena di puro vuoto. All'alba Evan si alzò, il silenzio di quella stanza lo stava lentamente uccidendo, e si avvicinò al letto di Barty. Non si fece fermare dalle tende del baldacchino chiuse, le scostò e si sdraiò accanto a Barty.

"Barty."

Barty si voltò e senza bisogno che Evan dicesse nulla lo strinse tra le braccia. Restarono lì in silenzio senza parlare mentre il tempo scorreva e andava avanti mentre loro restavano indietro a quando Regulus respirava ancora.

Restarono in silenzio per tutto il giorno successivo, quando si alzarono, quando scesero a fare colazione, quando lasciarono Hogwarts e quando salirono sul treno.

Riuscirono a prendere uno scompartimento tutto per loro e solo quando il paesaggio cominciò a scorrere oltre il vetro del finestrino del treno Evan trovò la forza di parlare:

"Mi mancherà."

Barty tirò le labbra in un'espressione ferita e annuì.

"Mancherà anche a me."

"Non ha lasciato nemmeno una lettera."

Evan quasi si strozzò nel pronunciare quella frase. Gli faceva male il petto e respirare pareva più difficile. Barty aggrottò con rabbia le sopracciglia.

"Perché è un bastardo senza cuore."

"È ciò che amiamo di lui."

Sussurrò Evan e Barty annuì. Avrebbero dovuto parlare al passato di Regulus, ma Evan non aveva intenzione di farlo. Regulus non poteva essere morto, non riusciva ad accettarlo, non crede l'avrebbe mai fatto.

"Se solo ci avesse detto della situazione difficile in cui era avremmo potuto salvarlo, avremmo potuto fare qualcosa."

Sbottò Barty con la voce tremante di rabbia. Erano sempre stati così loro due: Barty era una bomba pronta ad esplodere, ed Evan rischiava costantemente di essere risucchiato nel vuoto che si portava dentro.

In quel momento la porta dello scompartimento si aprì e Cereus entrò. Aveva le mani strette attorno alla tracolla della sua borsa di tela e il volto stravolto di chi non aveva nemmeno un'ora di sonno alle spalle.

"Ciao."

Sussurrò con lo sguardo basso, Evan si spostò di lato per farle spazio e lei si sedette accanto a lui.

"Ciao, Cerci."

Sussurrò piano, tra loro tre lei sembrava la più devastata da quello che era successo. Era stata lei a trovare il biglietto lasciato da Regulus dove annunciava la sua morte, era stata lei che aveva provato a salvarlo, ma aveva fallito. Lei lo aveva visto succedere. Evan non riusciva a immaginare come si sentisse Cereus in quel momento.

How to rewrite the stars - Tutorial by the maraudersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora