Capitolo 18 - James

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James fu svegliato da sua madre e suo padre che parlavano a voce alta. Guardò l'orologio, erano solo le nove del mattino. Cosa stava succedendo? Rotolò giù dal letto e si infilò una maglia a caso sopra i boxer. Fece un salto in bagno e si sciacquò la faccia, i suoi genitori continuavano a parlare, sempre più forte. Che diamine, non può dormire nemmeno d'estate.

James uscì dal bagno e con un grugnito si sistemò gli occhiali. Poi rischiando di cadere tre volte dalla scala scese in cucina, non ancora del tutto sveglio.

"Mamma, papà che succede?"

James spalancò gli occhi e si svegliò del tutto non appena vide la situazione. Sul tavolo della cucina era disteso un grosso cane nero, ferito e sanguinante.

Per un secondo James pensò di star ancora sognando, sbalordito lanciò un'occhiata ai suoi genitori.

"L'ho trovato stamattina davanti a casa."

Spiegò suo padre.

"Stiamo cercando di capire se sia necessario portarlo a Diagon Alley dall'esperto di creature fantastiche oppure da qualche veterinario babbano."

Aggiunse sua madre mentre accarezzava la testa del cane, che, nonostante fosse in condizioni pessime, al tocco scodinzolava con la lingua fuori.

James assottigliò lo sguardo, confuso. Era davvero molto confuso.

"Ci penso io, amo i cani. Mamma tu avevi un impegno questa mattina se non ricordo male, papà devi andare a lavorare. Via."

"Ma tesoro, è ferito."

"Sì, non è grave. Ci penso io. Andate pure."

"Possiamo tenerlo?"

Chiese suo padre teneramente, James si passò una mano sulla faccia poi spinse suo padre fuori dalla cucina. Era troppo preso per gestite tutto quello,

"No, non possiamo tenerlo, pa'."

"Perché no?"

Euphemia rise, mentre James spingeva anche lei fuori dalla cucina. Non si oppose minimamente, probabilmente aveva già capito la situazione. Sua madre capiva sempre tutto, era fantastico ed estenuante allo stesso tempo. Non disse niente peró.

"Ci penso io. Lo curo e lo libero. Ciao."

Esclamò James, poi chiuse la porta della cucina con tonfo. Sentì i suoi genitori scoppiare in una confusa e divertita discussione fuori dalla porta.

"Sirius, porca puttana."

Sussurrò James voltandosi, sul tavolo non c'era più il cane nero, al suo posto c'era Sirius. James ingoiò tutti gli insulti che voleva dire, deglutì a disagio. Non aveva mai visto Sirius conciato così male, nemmeno dopo le peggior risse, nemmeno quando al terzo anno si era fatto male giocando a quidditch. Era... A brandelli. I suoi capelli erano un pasticcio aggrovigliato e troppo corto e il suo corpo era pieno di tanti piccoli tagli, come si fosse fatto un bagno in una vasca di schegge, tremava. La sua espressione contratta per il dolore si distese in un sorriso incerto quando il suo sguardò si soffermò su James.

"Giorno, James."

"Per Merlino."

Sussurrò agitato James, scattò in avanti e prese gentilmente Sirius per le spalle. Era nel panico, il suo cervello non era abbastanza sveglio per risolvere tutto quello. Prese un respiro profondo.

"Sirius ascolta."

"Dimmi, amore."

"Esci da qui e vai a suonare la porta come essere umano."

"Ha senso, sei un genio Prongs."

"Vai, prima che i miei se ne vadano. Io non so fare un mezzo incantesimo utile di guarigione."

How to rewrite the stars - Tutorial by the maraudersDove le storie prendono vita. Scoprilo ora