capitolo-22

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Si Wool's pov

Ascoltavo in silenzio ciò che aveva da dirmi, annuendo lentamente quando si girava a guardarmi con quegli occhi luminosi che ormai mi ero scordato. Da quando venne sfrattato Yoongi perse ogni sua più dolce caratteristica, come il suo sorriso gommoso o i suoi occhi grandi. Erano di un nero Roma, che mi avevano sempre ricordato un'immensa distesa d'acqua, dove galleggiavano le sue pupille, illuminate da mille luci bianche... eppure da quando si era costretto ad entrare nel mondo dell'illegalità, i suoi occhi erano diventati sempre più simili alla terra bruciata, al sangue nero versato dai soldati, alla sofferenza.

Mentre parlava riuscii a rivedere quella dolcezza che lo aveva sempre caratterizzato, motivo per il quale il Capo aveva finito per iniziare a chiamarlo "Piccolo Min". Era così sereno e spensierato, non sembrava pensare a niente, neppure se ne accorgeva di quanto tranquillo fosse.

Era quasi in... pace. Forse aveva trovato finalmente la sua spiaggia, dove riposarsi e vivere senza preoccupazioni... Ma avrebbe veramente potuto?

 Ma avrebbe veramente potuto?

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Jimin's pov

Camminavamo vicini, sorridendo sereni, come quando eravamo bambini, Hoseok al mio fianco mi stringeva delicatamente la mano, accarezzandomela come se fosse stata fatta di velluto. Era domenica ormai, avevamo passato insieme il venerdì e il sabato, tra coperte, coccole e gelato artigianale alla fragola.

Ci eravamo stretti e amati senza badare al mondo circostante, contenti di aver finalmente risolto i nostri problemi. Non avevo parole per descrivere la felicità che mi assaliva al solo pensiero che non dovevo più nascondergli niente.

Non appena avevo iniziato ad aprire il mio cuore per Hoseok, lui si era mostrato aperto, pronto a raccogliere i pezzi in cui mi stavo distruggendo. Aveva pianto, perché è un ragazzo molto sentimentale e non era riuscito a reggere i colpi inferti dalle mie parole. Lui che era il mio hyung si sentiva in dovere più di tutti di proteggermi, di tenermi al sicuro dai mali che questo mondo portava con sé.

Fu disposto ad ascoltarmi, cullandomi dolcemente con la sua voce ogni volta che lasciava uscire dalle sue labbra una frase di conforto. Tra le sue braccia, sul mio divano, ci eravamo abbandonati al passato, ricordando quanto di più doloroso rammentassi.

Ogni parola sembrava pronta come un coltello a squarciare l'aria attorno a noi come se fosse stata fatta di carta. I singhiozzi creavano una sinfonia dolorosa da ascoltare, mentre tutto diventava più leggero da reggere. Quando una frase, densa, scivolava lentamente fuori dalla mia bocca sentivo il cuore sollevarsi, come se fino a quel momento fosse stato schiacciato sotto un masso.

Hoseok aveva coraggiosamente preso tutte le mie parti peggiori per tenerle racchiuse dopo non avrei potuto più vederle o sentirle.

Dopo quasi venti minuti passati tra le lacrime più amare e pesanti che avessimo mai versato ci stringemmo, mentre la rabbia iniziava a pressare forte contro il suo petto. Un mostro che si infiammò nel suo corpo come una belva, portandolo a prendere convulsamente il telefono, tra le mie grida, per cercare di chiamare la polizia o almeno i miei genitori.

ᴍᴀғɪᴀ- уσσимιиDove le storie prendono vita. Scoprilo ora