capitolo-12

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Yoongi's pov

Ripensai a ciò che era successo, ammirando il parco di fronte a me.

Dopo aver accompagnato Jimin a casa, mi ero dileguato alla mia panchina solitaria, con in mano un biglietto, che forse significava la svolta della mia volta.

Guardai un' ultima volta l'indirizzo scritto su quel foglietto stropicciato, che Jimin mi aveva lasciato prima di andarsene.

Alla fine avevo fatto la mia scelta e lasciato l'imbarazzo alle mie spalle per cercare una salvezza.

Per questo mi trovavo davanti ad un condominio abbastanza vecchio, i giardini dove cresceva incontrollata l'erba, fino a raggiungere le mie ginocchia, le pareti a mattoni scuri dell'abitazione, scoloriti dal tempo, alcune piastrelle che portavano al portone d'ingresso erano rotte e riparate con una colata di asfalto nero.

Nel complesso sembrava una casa popolare, dove abitavano soprattutto i ragazzi giovani e le signore ormai anziane.

Non deve essere proprio il tipo che ha tempo da perdere o vendere.

Quando vidi Jimin non mi aspettavo che arrivasse a tanto. Anzi, non appena lo sentii avvicinarsi alla mia panchina diedi per scontato che sarebbe corso lontano.

Invece mi ritrovai davanti casa sua, insicuro.

Non sapevo se fregarmene veramente di tutto e suonare al campanello numero 5, oppure calpestare il biglietto che avevo in mano andandomene.

Ripensare ai debiti che ormai mi sommergevano mi portò a fare finalmente la mia scelta.

Con passo lento e misurato mi avvicinai, evitando accuratamente di calpestare i sassolini che incontravo sul vialetto e deviando le pozzanghere d'acqua torbida, in cui giacevano alcuni insetti morti.

Era abbastanza schifoso come luogo, ma pensandoci bene, fino a qualche giorno prima vivevo in un posto simile a questo.

Guardai il mio riflesso nel vetro del portone e, aggiustandomi un'ultima volta la frangia nera, suonai.

Ci vollero solo pochi secondi prima che una voce dolce e squillante mi rispondesse, gridandomi di salire al terzo piano.

Il "click" della serratura che scattava mi distrasse da quel grido quasi angelico, portandomi a procedere all'interno del condominio.

Le luci gialle gettavano ombre strane sulle pareti bianche, sporcate da diverse macchie e impronte. Il pavimento era di marmo nero e nel complesso sembrava abbastanza pulito, l'odore di candeggina e alcool mi invadeva le narici, fino a quasi togliermi il respiro.

Salii tentennando le scale, contando i gradini, raggiungendo quindi la consapevolezza che gli scalini erano dispari.

Salii tentennando le scale, contando i gradini, raggiungendo quindi la consapevolezza che gli scalini erano dispari

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Senza quasi rendermene conto, mi ritrovai davanti al volto di Jimin.

I capelli scompigliati, gli occhi leggermente gonfi, le palpebre pesanti e un sorriso contagioso.

ᴍᴀғɪᴀ- уσσимιиDove le storie prendono vita. Scoprilo ora