capitolo-47

20 3 0
                                    

Yoongi's pov

Da quel giorno erano ormai passati sette giorni. Avevamo dedicato quei giorni a noi stessi, donandoci nuove esperienze ed emozioni. Ci eravamo scoperti, non mantenendo più segreti fra i nostri corpi e  lasciandoci riposare da ciò che era il mondo attorno a noi. Ci eravamo rinchiusi nella casa di Jimin, rimanendo uniti per ogni istante. Ogni giorno le nostre mani si cercavano, scambiandosi tocchi fugaci, i nostri occhi si perdevano gli uni negli altri, togliendoci il respiro e le nostre parole morivano, quando i nostri sguardi si incrociavano. Pareva che ormai ogni nostro dubbio si fosse dissolto, divenendo solo un vago ricordo rispetto alle nuove certezze che avevamo trovato.

Ormai l'ora dell'udienza era imminente. Eravamo infatti riusciti a portare il padre di Kyong in tribunale, dopo diverse lamentele da parte dell'ispettore di polizia, che solo grazie a Bora si era convinto a mandare una lettera che informava l'uomo della sua sospensione di giudizio, a causa della denuncia da noi fornita. Questo si era mostrato stranamente calmo, non reagendo in alcun modo all'informazione, era anzi rimasto cheto nella sua abitazione, da quanto mi aveva riferito Kyong. 

Erano le nove quando arrivò la chiamata da parte del tribunale, che ci avvertiva dell'imminente iniziò dell'udienza. 

Io e Jimin ci eravamo stretti la mano, preparandoci con calma. Con le mani che tremavano avevo indossato una camicia bianca, che scivolò candidamente sul mio corpo, coprendolo con leggiadria, accompagnando questo indumento da un paio di pantaloni a palazzo, con piega laterale, neri, che caddero lascivamente sulle mie cosce, fino a circondare le mie caviglie. Per quanto avessi insistito per poter mettere un completo più stretto, Jimin me lo aveva vietato dicendomi che avrei dovuto lasciar respirare le ferite. Quest'ultime erano state coperte con delle garze bianche. Jimin ne aveva passato una larga quasi dieci centimetri attorno al busto, fissandola con del nastro adesivo posto ai lati della medicazione. Aveva poi applicato una pomata bianca sulle ferite presenti sul volto, coprendo i graffi sullo zigomo con un piccolo cerotto color carne. I lividi ormai erano passati ad una colorazione nero, violacea, mentre altri erano già gialli, quindi non fu semplice coprirli. Le ferite aperte, si stavano cicatrizzando, arrossandomi la pelle là dove Jimin non era riuscito a medicare a dovere. Mi aveva quindi aiutato a truccarmi il viso, per sembrare il quanto più rispettabile possibile e una volta indossato un maglioncino blu sulle spalle, ci eravamo diretti insieme in tribunale.

La struttura mi parve quasi intimidatoria nella sua immensa dimensione. L'edificio presentava una facciata, che non rappresentava solo un involucro edilizio che proteggeva quel luogo dagli influssi esterni, ma anche un elemento che ne caratterizzava l'aspetto estetico. Questa era di grande estensione, realizzata in pannelli di fibrocemento ed intonaco, che ne definivano la superfice, priva di qualsiasi guarnitura od ornamento nei primi piani. Nel centro della facciata si estendevano una serie di vetri a specchio, che riflettevano le fronde degli alberi di Busan, donando un tocco di colore a quell'edificio. L'entrata era posta là dove si trovavano tre grandi portoni neri, da cui si poteva accedere all'interno attraverso delle porte scorrevoli automatiche, che si aprirono con un sibilo quando io e Jimin vi ci ritrovammo di fronte. 

Entrammo mano nella mano in quell'edificio austero, privo di qualsivoglia adornamento, richiedendo all'ingresso dove ci dovessimo dirigere. Attraversammo il  corpo centrale del fabbricato dove trovavano posto gli uffici della Conciliazione con la relativa aula delle udienze. L'ufficio del Registro occupava diversi locali oltre i servizi e i disimpegni, mentre i restanti uffici erano destinati agli ufficiali giudiziari dei Tribunale, della Pretura e all'usciere della Conciliazione. L'aula delle udienze della dove dovevamo recarci era ampia e bene illuminata, arredata con sobrietà signorile. Fin dalla prima occhiata potemmo constatare quanta cura fosse stata posta nella sistemazione dei locali in modo da consentire la autonomia dei vari uffici e da rendere silenziosa l'aula dell'udienze.

La superfice della nostra sala era ampia, su di essa poggiavano una serie di sedute morbide, dove potersi poggiare in caso si volesse ascoltare l'udienza, divise dalla cattedra del giudice grazie ad un cancelletto in legno.

Ben presto l'aula iniziò a riempirsi: da una parte si potevano vedere Kyong, SeokJin e Si Wool che si erano gentilmente offerti si supportare il nostro caso, mentre dall'altro vi era il Capo, che con sguardo truce osservava il proprio avvocato parlare, insieme ad alcuni membri del proprio gruppo. Un brivido passò sulla mia schiena, facendomi quasi sentire delle dita passarmi sulla pelle, cercando di pizzicarmi, ma a distrarmi dalle mie paure fu Jimin che mi avvertì dell'arrivo del nostro avvocato, ottenuto grazie al gratuito patrocinio. Questo si avvicinò a noi, con un sorriso, riassumendo un ultima volta la sua tesi e le nostre prove a favore di essa, per poi darci un ultimo incoraggiamento e sedersi al proprio posto, aspettando che lo affiancassimo.

 Questo si avvicinò a noi, con un sorriso, riassumendo un ultima volta la sua tesi e le nostre prove a favore di essa, per poi darci un ultimo incoraggiamento e sedersi al proprio posto, aspettando che lo affiancassimo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Il giudice Lee Suk-Tae entrò presto in aula, a  passo spedito, senza alcuna esitazione. Dopo aver ricordato le regole da seguire in aula ed averci fatto pronunciare un voto di sincerità.

-Il caso è aperto- affermò quindi.

Il nostro avvocato si alzò esponendo la sua arringa guardando con occhi sicuri il giudice e lanciando qualche sguardo critico agli uomini dell'altra fazione.

-Denunciamo quindi il signor Ho di ricorso alla forza intimidatrice che scaturisce dal vincolo assicurativo, in particolare di metodo mafioso. Ci appelliamo quindi all'articolo 416-bis: L'associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche o servizi pubblici- 

-Perfetto, dalla parte del signor Ho, invece, cosa affermate?- chiese il giudice, ascoltando la tesi dell'altro avvocato, basata sull'accordo anche se verbale che non ero riuscito a rispettare a dovere. Non seppi come ma la loro introduzione del problem sembrava così convincente che per un attimo pensai di poter perdere, fino a quando il mio avvocato non chiese parola e domandò di poter portare un primo testimone a presenziare.

-Kim?-

-Precisamente-

-Si faccia avanti allora. Avvocato del querelante può interrogare il testimone- affermò il giudice con un colpo di martello. 

Io guardai Jimin, che si teneva al mio fianco senza dire una parola. Le nostre mani si stringevano e non potei fare a meno di strusciarmi contro la sua spalla, per ricercare quel calore che solo lui poteva darmi.

Vidi SeokJin andare con passo strascicato in mezzo all'aula e sedersi sulla sedia che gli era stata offerta.

-Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza- disse e poi si appoggiò comodamente sullo schienale, mettendo in mostra le mani che parevano tremare. Non sembrava molto a suo agio, quindi sperai che il nostro avvocato potesse riuscire a calmarlo.

-Bene, avvocato può iniziare, la difesa intanto rimarrà in silenzio-

Dopo un tempo indeterminato dove SeokJin non fece altro che rispondere vago, quasi insicuro, lanciando sguardi di sfida al capo dei Crown, il giudice affermò che stava iniziando a perdere la pazienza a causa delle sue risposte poco certe, ricordando a SeokJin del voto che aveva appena giurato.

Lui annuì tremando, ma cercò di rimanere sicuro, non lasciando vedere a nessuno della preoccupazione nei suoi occhi. Sapevo che il capo Ho lo aveva minacciato, ma speravo ancora di avere una possibilità.

ᴍᴀғɪᴀ- уσσимιиDove le storie prendono vita. Scoprilo ora