15. « Parto per Parigi»

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Lucifer's pov

« Sei pazzo.» Dice mentre viene a sedersi affianco a me, sul suo letto con le trapunte rosa.

E tu sei bellissima.

Ha dei pantaloncini rosa corti, probabilmente del pigiama, e una maglietta del medesimo colore con un canguro sul davanti. É perfetta anche in pigiama. I capelli invece li ha legati in un chignon spettinato.

« Perché sei venuto qui.» Dice smettendo di sorridere, come faceva fino a poco fa. Il suo sorriso é speciale, le dona la luce che la fa risplendere.

Perchè oggi non ti ho vista, e avevo il bisogno di vederti. Perchè sei un pensiero fisso della mia testa, e non ti vuoi schiodare da lì, tanto che sono costretto a camminare nella notte per vederti anche cinque minuti.

« Ero di passaggio» dico, pentendomi di non averle detto la verità; ma é troppo presto, tutto troppo presto e tanto sbagliato.

La sua espressione si incupisce di più, ma cerca di non farlo vedere. « Okay.» dice alzandosi dal letto, e girando in tondo per la sua camera.

Non mi sono mai soffermato a guardare la sua camera, forse perché l'ho vista sempre di notte, ma ora che c'è una luce fioca che la illumina, mi rendo contro che il colore predominante é il rosa, le pareti sono rosa, il tappeto peloso é rosa, ma più scuro rispetto alle pareti, il letto dello stesso colore del tappeto, solo la scrivania é bianca. « É la tua camera d'infanzia?» Chiedo, lei si volta di scatto verso me, « No, ci siamo trasferiti in questa casa, solo due anni fa» risponde. « Quindi il tuo colore preferito é il rosa.» Affermo ovvio, lei annuisce e si va a sedere sulla sedia della scrivania.

« Cosa vuoi fare? Sei sei qui, vorrai fare qualcosa?» Dice. Vorrei baciarti, forse. Peró é tutto troppo complicato.

É conplicato perchè tu sei ricca, con un futuro che ti attende, college e università alle porte. Non rimarrai qui in Italia, andrai a studiare all'estero a conoscere nuove persone. Io invece sono solo un ladro di quartiere, un bravo ladro devo ammetterlo, ma sono un ladro senza un futuro, tranne se mi dovessero beccare, andrei in prigione. Tu puoi darmi tutto, io non posso darti niente. É completamente sbagliato.

« Parliamo.» Facciamo solo questo ti prego Angelo, perché io sto bene anche se sento solo la tua voce.

« Faccio palestra. Peró mi alleno in una sala privata, perché mi imbarazza molto allenarmi con altre persone.» Confessa, é gia un inizio. « Rubo da quando ho quindici anni, ho incontrato il mio capo, quando ne avevo cinque , era un amico di mamma, e ha aiutato Pj e Jonny. Poi quando sono diventato abbastanza grande, ho iniziato a lavorare per lui. Ti prego comprendi i motivi per cui lo faccio.» Confesso io, lei si limita ad annuire calma. « Da quando hai iniziato a cantare?» Le chiedo. « Avevo sei anni, e mamma cantava benissimo, papà la accompagnava al pianoforte, quindi un giorno mi fece cantare con lei, e da lì cantammo tutti i giorni. Cantavamo diverse canzoni, ma lei sapeva che le mie preferite erano quelle di Ariana Grande, quindi le cantavamo spesso. Sono i ricordi più belli con lei. Ora canto poco, papà non vuole che canto perché le ricorda la mamma. Ma infondo é l'unica cosa che mi fa sentire vicino a lei. É il mio unico modo per comunicare con lei.» Termina, non mi sono perso una parola, ho percepito il suo dolore mentre raccontava di sua mamma.

« Odio mio padre, se n'è andato appena é nata Destiny, ma non é mai stato presente, non lo vedevamo mai in casa. Forse é meglio che se ne sia andato.» Dico, mio padre per me é morto , non ho più nessun motivo per stare male per colpa sua. Ha preso un'altra strada e va bene così, tanto un uomo di merda era, un uomo si merda rimane.

« Parlami di tua sorella.» Mi dice curiosa, si siede accanto a me sul letto, fino a sdraiarsi. « Si chiama Destiny . Ha otto anni, passa il suo giorno a giocare con le barbie che mamma le ha comprato per il compleanno, porta sempre un cerchietto con il fiocco rosso, che le ho regalato io; afferma che le porta fortuna, per questo non vuole toglierselo. É solare, porta sempre il sole in casa mia, anche se ultimamente non sono molto presente. Le ho fatto un po' da padre, anche se ero solo un bambino, quando se n'è andato. Mia mamma lavorava tutti i giorni, per questo dovevo accudirla, finché non iniziai a lavorare anche io. Facendo il doppio dello stipendio misero di mia madre, solo soldi sporchi e presi con la forza, ma ne ho veramente bisogno, ne abbiamo bisogno, la mia famiglia ne ha bisogno.»

« Ho sbagliato a giudicarti l'altra sera, mi dispiace molto». Sussurra, mi sdraio accanto a lei fissando il soffitto bianco. « É malata. Mia sorella é malata, per questo mi servono più soldi, deve fare delle cure speciali .» Una lacrima le solca il viso, solo una, ma io mi affretto a scacciarla via . « Cos'ha?» dice balbettando. « É parzialmente sorda. Peró hanno trovato una cura, che potrebbe darle la capacità di captare tutti i suoni della vita.» Credo nei dottori, in fin dei conti salvano le vite, alcune no, alcune operazioni vanno male, ma altre no , quindi io mi baso sulle cose che vanno bene, perché almeno un po' di speranza devi avercela.

« Mi dispiace.»

Le afferro un mano, ma nel prenderla vedo sul suo viso un espressione di dolore, alzo la manica della sua maglietta e scorgo due lividi violacei sulle sua pelle candida. « Cos'é successo?» Dico atono, lei si affretta a ritirare giu la manica. « Niente.» Ma nella sua espressione ho capito che é successo qualcosa. La invito con lo sguardo a spiegarmi cos'è successo, in un modo i nell'altro potrei aiutarla. « Mio padre alcune volte é aggressivo, ma non é niente davvero.» Ma come si fa a picchiare una figlia? Ad volerle così tanto male?

Mi avvicino sempre di più a lei, stando attento a non sfiorarle più il braccio, le nostre labbra sono a pochi centimetri di distanza, quando la magia si spezza e il mio telefono prende a squillare.

« Pronto?» Mia mamma dall'altro capo mi spiega quello che é successo, che mi porta subito ad alzarmi dal letto e dirigermi verso la finestra. « Cosa é successo?» Chiede il mio angelo.

« Hanno trovato un medico disposto ad operare mia sorella, parto sta notte per Parigi.» Il suo sorriso le illumina il volto, si butta su di me abbracciandomi. « Sono contentissima.» Dice. « Ci vediamo presto Angelo.»

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