34. Combattere i mostri

105 6 2
                                    

Diana's pov

Casa sua é immersa nel buio, salgo le scale stando attenta a non inciampare e fare rumore. Des e Debora stanno dormendo. Dorian mi invita ad entrare nella sua camera, poso la valigia a terra, i colori principali sono il blu e l'azzurro, c'è una piccola libreria, con i libri di scuola e un singolo libro , che sembra molto vecchio.  Il letto é matrimoniale, con una trapunta blu. É una stanza semplice, ma allo stesso tempo accogliente.

«Non ho un'altra stanza, dovrai dormire con me», dice, io annuisco. Non ho mai dormito con un ragazzo, tranne quella volta con lui a Parigi  e non ho neanche esperienza in questo campo. «Stai tranquilla non succederà nulla, o almeno per adesso» mi fa l'occhiolino, poi incomincia a spogliarsi, le mie guance diventano rosse, alla visione del suo addominale scolpito, vorrei spostare lo sguardo ma non ci riesco e lui se ne accorge, tant'è che fa un giretto per ammirarlo meglio. Afferra i suoi jeans e li sfila, facendomi rimanere a bocca aperta. Ma non voleva fare questo? «Tranquilla angelo, non dormo mica in jeans, cambiati anche tu» io afferro il mio pigiama e gioco al suo stesso gioco. Sfilo la maglia, rimanendo in reggiseno, il suo sguardo si ferma lì per qualche secondo, ma poi lo riporta sul mio viso, io faccio un sorrisino soddisfatta. Poi sfilo i pantaloni, ma sento un leggero dolore; porto il mio sguardo sulle mie gambe nude e lo stesso fa anche lui. Trovo un livido viola sulla coscia sinistra, lui si avvicina a me e con la mano lo sfiora, provocandomi un brivido. « Ti fa male?» chiede, io annuisco. « Un po', ma passa» lo rassicuro, ma lui non lo sembra tanto. Si stacca da me diventando improvvisamente rigido e poi si sdraia sul letto.

Lo raggiungo e mi metto sotto le coperte. Io dal lato del muro, lui dal lato del mostro. « Di solito io dormo verso il muro, ma ora credo che devo cedermi al mostro» dice facendomi ridacchiare. Spegne la luce e mi da la buonanotte, ma io non riesco a prendere sonno, mi alzo dal letto e giro a zonzo per la camera, afferro l'unico libro posto sulla piccola libreria. « Che libro é?» chiedo, lui riaccende la luce, io mi siedo di fronte a lui, che afferra il suo libro e lo rigira tra le mani.

« É la Divina Commedia» ah. Non mi aspettavo che lui avesse questo libro, in realtà non mi aspettavo che leggesse, ma questo é più una sorpresa. « Di Dante?» chiedo ancora scioccata. « Si, quella di Tedua non é ancora uscita» afferma. « Tedua é il mio cantante preferito» dico, felice di sapere che anche lui ascolta l'uomo della mia vita.

« Quindi perché hai questo libro?» chiedo. « E non dirmi che é un libro come un altro, perché non é così. É un classico italiano e non
tutti ne hanno una copia a casa, di solito si studia a scuola e basta.» Continuo io. « Quando avevo circa dieci anni, mi annoiavo a stare a casa da solo, quando mia sorella dormiva al pomeriggio, non sapevo che fare; quindi un giorno ho visto questo libro ad un mercatino qui dietro l'angolo, lo vendevano a un euro. Io me lo potevo permettere, non so perché l'hanno venduto a così poco, ma lo presi.» Lo ascolto senza interromperlo, nella sua voce però sento nostalgia, nostalgia dei tempi passati.

« É scritto in lingua originale, in volgare fiorentino, alcune parole le capivo, altre no, ma cercavo di capirle in base al contesto. L'ho letto circa tre volte. Mi annoiavo molto ed era l'unico libro che avevo e che potevo permettermi».

« Quando l'ho studiato a scuola, l'ho approfondito molto di più, la mia insegnate diceva che Dante ha scritto questo libro per liberare l'uomo dal peccato, solo conoscendolo, Infatti in questo libro si fa conoscenza del peccato», conclude. Io resto affascinata ad ascoltarlo parlare del libro che lo ha accompagnato nella sua infanzia.

« Cosa c'entra Beatrice?» chiedo ricordandomi che un giorno la mia professoressa l'ha nominata.
« Beh Beatrice é la vera guida dell'autore, lei scende nel limbo per pregare Virgilio di prendersi cura di Dante. Lei in realtà non si chiama così, si chiama Bice, é nata a Firenze e si sposò a diciannove anni con un certo Simone dei Bardi. Dante nella sua opera " Vita Nuova" racconta di averla conosciuta, quando avevano nove anni e poi rivista a diciotto. Lei morì a ventiquattro anni e Dante passò così inizio dei studi filosofici e esperienze poetiche.» mi spiega. « Credo che ti assumerò come professore di italiano» scherzo, lui mi attira a se, facendomi sdraiare sul suo petto. « Un professore sexy» afferma. « Molto» continuo io, facendolo sorridere per la seconda volta in una serata.

« Leggimi qualcosa» gli chiedo porgendogli il libro. Lui sbuffa ma poi apre su una pagina segnata da un post it giallo.

« Ti leggo i miei due canti preferiti» dice, io annuisco sorridendo come una scema. Questa notte si é aperto molto con me, spero di fare tesoro
di tutte le cose che mi dice e del tempo che passiamo insieme.

«Inferno, Canto V, vv 103-105 - "Amor, ch'a nullo amato amar perdona,/mi prese del costui piacer sì forte,/che, come vedi, ancor non m'abbandona"» recita.

« Ti leggo anche la parafrasi, magari lo capisci meglio, non é semplice capire certe parole.» io annuisco ringraziandolo.

«L'amore, che non tollera che chi è amato non riami,/ mi prese della bellezza di costui in modo così forte,/ che, come vedi, ancora non mi abbandona.»
Legge mentre mi accarezza i capelli, rigirandosi le mie ciocche tra le dita. « In questo canto Dante e Virgilio si trovano nel secondo girone dell'inferno, il girone dei Lussuriosi. Quello che ti ho letto tratta della storia di due amanti di Rimini, Paolo e Francesca, che furono scoperti dal marito di lei e successivamente uccisi. In questo canto Francesca descrive il sentimento forte che prese entrambi, e la forza dell'amore che obbliga colui che é amato a ricambiare» termina il suo discorso.

« Mi piace» dico, gli lascio un leggero bacio all'angolo delle labbra. « Mi leggi anche il secondo?» lui annuisce. Sfoglia le pagine con una leggerezza assurda, come se questo libro fosse fatto di cristallo e non si può rompere.

«Paradiso, Canto XXXIII, vv 143-145 - "Ma già volgeva il mio disìo e il velle,/sì come rota ch'igualmente è mossa,/l'Amor che move il sole e l'altre stelle"» recita il canto del Paradiso.
« ma già governava il mio desiderio e la mia volontà,
come una ruota ch'è mossa in modo regolare, quell'Amore che governa il sole e tutte le stelle.» legge anche la parafrasi.

« É un amore immenso se può governare il sole e tutte le stelle» mi trovo a commentare, lui annuisce ma non dice niente. Accarezza i miei capelli illuminati dalla luce della luna. « Grazie per avermi fatto conoscere un po' di te» gli dico. « Dobbiamo combattere i mostri insieme angelo».

Grazie💛

L'angelo del mio Inferno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora