26. Lei

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Dorian's pov
Lei.
Lei è stata tanto per me in questi mesi, non so cosa ci ha legato e non so neanche che rapporto abbiamo, ma avevo la necessità di proteggerla, di farla mia.

Con lei sembrava tutto semplice, non pensavo alla miriade di problemi che ogni volta, che lasciavo la sua stanza, ricomparivano. Lei aveva quel potere di stregarmi e di farmi pensare a lei ogni giorno. Ho smesso di guardare le altre ragazze, di divertirmi come facevo un tempo, solo per lei.

Ma ora lei non è più qui con me. Ma va bene così, l'ho allontanata io per il suo bene. Lei mi ha dato tutto, io non le posso dare niente. Niente di niente. Cosa potrebbe darle un ragazzo povero, che ruba per la sua famiglia? Cosa potrei darle? Lei mi ha dato tutto invece, senza neanche accorgersene mi ha fatto vedere una vita nuova. Mi ha fatto incontrare il paradiso. Che non è fatto di ricchezze e lussi, ma di una persona che ti capisce, che prova le tue stesse emozioni, che nei suoi occhi puoi leggere lo stesso dolore che ti appartiene. Siamo due anime affini.

Voglio il suo bene, per questo l'ho lasciata andare pur di rimetterci il cuore. Perchè lei si è presa una parte del mio cuore, anche se probabilmente non lo sa.

Quando l'ho lasciata davanti la sua porta, ho capito che ho fatto la cosa più giusta. Non potevo trascinarla con me nell'inferno. Un angelo non può stare con un diavolo. Un angelo puro come lei, non può essere rovinato da un'anima dannata come la mia. Perchè lei merita il paradiso, io ho solo l'inferno.

«Bro andiamo», Pj con in mano un pallone tutto rotto mi urla di sbrigarmi ad accompagnare Jonny a calcio, così noi ne possiamo approfittare per giocare un po', come i vecchi tempi. Mi alzo dal divano in pelle rossa, di Hell e lo raggiungo. Ma prima di uscire di casa Hell mi richiama. «Incomincia a portare Jonny, io ti raggiungo» dico al mio migliore amico, che annuisce e accompagna il fratello
fuori. « Com'è andata a Parigi?» Chiede il mio capo. Lui sa dei problemi di Des, non capisco il perché me lo sta dicendo con tono strafottente. «Lo sai benissimo che per la mia famiglia faccio di tutto. Faccio questo lavoro di merda per loro!» Urlo in preda alla rabbia. «Non sputare nel piatto dove mangi ragazzino.» Ribatté freddo come
sempre. Sto per andarmene ma mi ferma un'altra volta. « Come sta Destiny?» Chiede, da dove esce tutto questo interesse? « L'intervento è andato bene. Ora sta facendo delle visiti qui, e va dal logopedista per ricominciare a parlare» spiego, mentre mi infilo la giacca di pelle nera. « Se ti servono soldi...» non finisce neanche la frase perché lo fermo. « Perché tutta questa cordialità? Non hai mai dato un soldo a Demons, neanche uno a Caronte e ai suoi figli. Perchè a me? Perchè alla mia famiglia? Perchè a mia mamma?» Ed ecco che il suo sguardo lo tradisce. Tra lui e mia mamma è successo qualcosa. « Hai deciso di tenere Pj e Jonny, perché mia mamma te lo aveva chiesto» incomincio a mettere insieme i pezzi.        
«Sono cose passate da anni» ribatte lui , con voce incerta che lo tradisce ancora di più. «Cazzo. Tu e mia mamma scopavate!» Affermo inorridito, come ho fatto a non capirlo prima? Gli sguardi che si lanciavano? I favori che lui le fa? O Madonna.

«Non è come credi» prova lui. «Vuoi dirmi che non scopavate?» Chiedo con tono saccente. « Si, è vero. Ci divertivamo da giovani. E quando tu padre vi ha lasciati, lei è venuta da me. Io l'ho accontentata più volte. Mi diceva che era difficile per lei crescere due bambini da sola, ma che ce l'avrebbe fatta perché vi amava, vi ama. Poi quando è successa quella cosa a Pj e a Jonny, erano due bambini senza nessuno, ma lei non riusciva a prendersi cura anche di loro. Quindi mi ha chiesto se potevo salvare due bambini. Io avrei potuto dire di no, ma li ho tenuti perché nei loro occhi ho letto solo sofferenza, quella che avevo anche io quando i miei genitori mi hanno abbandonato. » Lo ascolto attentamente. Non mi è ancora andata giù la cosa che lui stava con mia mamma. « Vai avanti», dico. « Circa alla
tua età, l'ho incontrata in un supermercato. Lei stava lavorando, io stavo rubando. Ma lei era troppo intelligente per non accorgersene e mi minaccio di chiamare la polizia. Era una ragazza determinata e bellissima. Io preso dal panico, la bacia. Iniziammo a conoscerci, uscivamo qualche volta. Poi abbiamo deciso di fidanzarci, ma lei mi tradì per tuo padre. Io la lasciai andare, era incinta di te, quindi ho deciso di lasciarla andare per la sua strada. Un giorno però mi contattò e mi disse che suo marito era diventato strano, violento a tratti e che non sapeva chi altro chiamare. » Mio padre non è mai stato una bella persona, sapeva ammaliare, per questo ha portato mia mamma nella sua trappola.

« L'ho raggiunta e lei era incinta del secondo figlio. Tu eri piccolo, ma neanche tanto. Perchè nei tuoi occhi ho letto che eri forte e determinato. Che potevi fare grandi cose. Sono stato lì poco, le ho raccomandato di chiamarmi ogni qualvolta che lui le faceva del male. Finalmente dopo quattro mesi se ne andò. Lei non aveva nessuno a parte voi e me. Quindi cercava del conforto in me, e io glielo davo. Ero innamorato di lei, e lo sono ancora.» Questa confessione non me l'aspettavo. Ma capisco che è sincero, che i suoi sentimenti sono veri. « Riprendila. Ora mio padre non c'è più. Tu puoi riportare la calma in casa nostra» dico afferrando la maniglia e uscendo.

«Lucifer»oggi non mi vogliono lasciare in pace. Mi giro verso la persona che mi ha chiamato. Vedo Caronte con i suoi figli, che corrono verso di me e mi abbracciano. Siamo una famiglia, una grande famiglia e ci sosteniamo a vicenda. « Come va?» Chiedo al padre. « Tutto bene», risponde. « Prima è passata di qua una ragazza molto carina, stava cercando te.» Cazzo. Non ha accettato il fatto che ormai non siamo più niente. « Gli ho detto che non c'eri e che poteva chiamarti al telefono. Lei ha detto che avrebbe preferito parlarti di persona, e che sarebbe ripassata.» Non la posso vedere, se no il mio autocontrollo andrebbe a puttane e la bacerei, finché tutte le parole che le ho detto sarebbero scomparse.

«Sai era molto carina. E mi sembrava molto triste» mi dice, dandomi una pacca sulla spalla.

« Non posso darle niente »

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