Dorian's pov
Destiny prima dell'intervento era completamente muta, non parlava e noi non sapevamo come interagire con lei. Sentiva parzialmente, quindi avrebbe potuto spiaccicare qualche parola, ma qualcosa dentro di lei non glielo ha permesso. Non abbiamo mai scoperto perché, solo lei può dircelo.In questo momento la sto accompagnando dalla logopedista, in macchina non fiata, non mi guarda neanche. Siamo sempre stati molto uniti, le ho fatto da padre, ma qualcosa in lei è cambiato da quando siamo stati a Parigi. Prima desiderava sempre giocare e passare del tempo con me, ora è assente, non è più solare come prima.
Dalla logopedista rimane circa un'ora, quando esce dal suo studio, Des, si dirige in macchina, sto per seguirla, ma la dottoressa mi ferma. «Non ha parlato, non ha voluto neanche giocare. Di solito non fa così, è successo qualcosa?». Questa cosa mi fa infuriare ancora di più. Lei ama passare il tempo qui. « Mi creda, voglio saperlo pure io.» Ribatto. « E' strano, lei adora stare qui, giocare con bambini come lei», continua, ma io la fermo. Bambini come lei? Ma stiamo scherzando ! «Gradirei, che lei mi spiegasse cosa intende con: " Bambini come lei:." » ribatto ancora più arrabbiato di prima. Oggi non è giornata per farmi girare i coglioni. «Non è...Non è una cosa offensiva», balbetta incerta. «Sa dottoressa, credo che il problema sia lei, che etichetta i bambini. Alcuni sono normali, altri no. Mi fa piacere comunicarle, che mia sorella non metterà mai più piede qui dentro.» Le volto le spalle e raggiungo Des in macchina.
Allaccio la cintura, ma non partiamo, magari lei si è fatta la domanda, sul perchè siamo ancora fermi in questo parcheggio, ma non me lo da a vedere. «Cosa è successo? Sputa il rospo», chiedo, cercando di regolarizzare la voce, e di non risulatere troppo severo o cattivo. Lei non risponde, non gira neanche il volto verso di me, come se non mi sentisse, ma ora è impossibile. « È successo qualcosa a Parigi, dimmi solo sì o no» provo con questo metodo, lei annuisce. «S-i» accenna lievemente. Cazzo, ora la parte complicata sarà capire cosa è successo.«Potresti dirmi cosa?» chiedo un'altra volta. Lei sta in silenzio per qualche minuto. « Il dot-tore» un'altra parola che c'entra poco. « Il dottore ti ha fatto del male?» lei annuisce. « È com-e pa-pà» cosa significa? La guardo confuso, ora lei mi sta fissando e sembra capire, che io non riesco a seguirla se non parla.
« Fai uno sforzo Des, parlami» la supplico, lei annuisce. « Ho in-iziat-o a non parl-are da quando se n'è and-ato» fa una pausa. Quando lui se n'è andato, lei era troppo piccola per parlare, quindi non riesco a capire. « Lui...lui se n'è anda-to per col-pa mia. » sto iniziando a capire pian piano. « Quindi hai deciso di punirti?» lei annuisce, io sprofondo in un abisso. Come ho fatto a non chiedermelo mai? Come ho fatto a dare per scontato che lei non sapesse parlare, quando non voleva farlo? Lei non voleva parlare perchè voleva punirsi, lei aveva capito che nostro padre ci ha lasciato per colpa sua, perché non la voleva. Ha anche capito che nostro padre ci ha lasciato nella merda e di conseguenza ha rovinato la nostra vita, quindi lei ha preferito non parlare, per non rovinarla di più.« Non è mai stata colpa tua piccola» dico con la voce spezzata. Una bambina così piccola non dovrebbe soffrire così tanto.
« Promettimi una cosa, non punirti mai più. Parla, vivi, ma non fare mai più una cosa del genere» Dico con le lacrime agli occhi.
« Si» afferma.
Spazio autrice
Vi è piaciuto il capitolo?
Questo pomeriggio pubblicherò la seconda parte.
Grazie💛
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L'angelo del mio Inferno
RomanceNella Divina Commedia, Dante ha descritto Lucifero come il mostro dell'Inferno, il mostro che tutti temevano. Io rispecchio il mio nome. Sono cresciuto tra le strade di Milano, non ho mai avuto niente, mai avuto un soldo, finché incontrai Hell. Lui...