16. « Vieni da me»

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Lucifer

Destiny come destino, mia mamma appena ha guardato il suo visino per la prima volta, ha deciso di chiamarla così, affermava che la sua vita sarebbe stata influenzata dal destino, che se qualcosa sarebbe dovuta andare in un certo modo, sarebbe stato per il destino. Quando scoprì che era sorda, fece di tutto per cercare una cura, chiamò dottori su dottori, ma servivano tanti soldi, soldi che non avevamo.

Quando cinque minuti fa mi ha chiamato, ho pensato subito che il destino ha benedetto mia sorella, le ha donato una grande possibilità. Per questo motivo sto correndo verso casa. Appena spalanco la porta, afferro mia sorella e la faccio volteggiare per aria, subito dopo abbraccio mia mamma. «É solo grazie a te, se lei ha questa opportunità» dice mia mamma con le lacrime agli occhi, mentre mi guarda con grande devozione. «L'ho fatto per voi, ma é il destino che ci ha dato questa opportunità.»

Mi avvio verso camera mia, per preparare le valigie staremo via dieci giorni, farà l'operazione e poi vedremo se migliorerà. Dopo aver buttato cose a caso nella valigia, afferro i biglietti del volo, e scendo al piano di sotto, si sentono delle voci famigliari, raggiungo la cucina e vedo Pj e Jonny con in mano delle valigie. Oh Dio.

« Jonny ha insistito tanto per venire e fare compagnia a Des, non potevo lasciarlo venire da solo, quindi faremo una bella vacanzetta bro.» Merda. Voglio bene a Pj, lo vedo ogni giorno, ogni giorno passiamo del tempo insieme, ormai non sappiamo più di cosa parlare.

« Va bene.» Mamma guida fino all'aeroporto di Malpensa. « Guidi davvero bene Debora.»Afferma Pj, seduto nei sedili posteriori in compagnia di Des, e suo fratello. «Grazie caro.»

Il viaggio non è stato tanto lungo, Pj si è addormentato sulla mia spalla, mamma ha letto un libro e Des e Jonny hanno giocato ad un gioco sul nintendo. Io ho ripensato alle sue labbra a pochi centimetri dalle mie, stavamo per baciarci. Ed è tutto completamente sbagliato, ma così bello.

Se l'avessi baciata, non sarei riuscito a fermarmi, l'avrei baciata ancora e ancora, avrei passato tutta la notte avvinghiato a lei a baciarla.

Quindi è meglio così.

Diana's pov
Sua sorella, le confessioni che mi ha detto e infine le sue labbra vicinissime alle mie.

Tutto questo in due ore, con lui il tempo è volato, e io che avevo in programma di guardarmi un film e dormire, ma quel ragazzo tatuato lo ha mandato a puttane, donandomi un pezzo di lui.

Sono contenta anche che abbiano trovato una cura per sua sorella, nessuno si merita di essere malato, soprattutto se si è bambini.

Buona notte Angelo

Il suo messaggio mi fa sorridere.

Come fai ad avere il mio numero?

Pj ha chiesto a Stef

Risponde secco.

Buona notte anche a te Dorian.

Il giorno passa in fretta, facendo le solite cose: scuola, pranzo, compiti, film, cena ed è questo il momento che temo di più. Dalla porta di casa entra mio padre ubriaco come al solito, ma questa volta sembra esserlo un po' di meno, sembra essere un po' piú lucido. Non ho voglia di vederlo e raggiungo la mia camera, mi stendo sul letto, lo stesso letto in cui si è steso pure lui, adesso impregnato del suo profumo di menta. I ricordi vengono a galla, stavamo per baciarci, e io di certo non lo avrei rifiutato.

Sfoglio le pagine della mia rivista di Vogue, quando dalla cucina sento un rumore di un vetro rotto, impanicata raggiungo la stanza e vedo Giulia stesa a terra con una valigia al suo fianco, e un taglio sulla mano. La raggiungo cercando di fermarle il sangue che sgorga dalla ferita, le passo un po' di scotex e poi porto lo sguardo su mio padre, con in mano un bicchiere rotto, anche esso pieno di sangue.

« Vattene via, non ti voglio più vedere puttana!» Le urla contro, Giulia prende la sua valigia, la giacca dall' appendiabiti e prima di andare mi rivolge un saluto appena udibile, « Mi dispiace.» Dice mentre varca la soglia. Mio padre si avvicina sempre di più a me, e io ho sempre più paura. « Quella puttana, oggi ha deciso di andare a lavorare mostrando il culo e le tette, aveva un cazzo di vestito troppo corto e troppo scollato. Proprio da puttana.» Mi dice, facendo scorrere le sue mani sopra il mio corpo, percorre la pancia, fino a fermarsi sul seno e stringerlo. Io gli do una gomitata, ma lui mi afferra e mi da un sonoro schiaffo sulla faccia, poi un altro e un altro ancora, fino a procurarmi un livido violaceo. Mentre cerco di scappare, lui si aggrappa ai miei pantaloni del pigiama e li fa scivolare via, mostrandogli il mio fondoschiena, che non si fa problemi a guardare, con le lacrime agli occhi riesco a scappare dalla sua presa e chiudermi a chiave in camera.

Le gambe tremano sempre di più, anche le dieci dita delle mani tremano, tanto che non riesco ad afferrare il cellulare. Non so cosa fare, non voglio preoccupare Stef, oltre a lei non ho amiche per la mia paura di relazionarmi, però ho il suo numero. Quindi lo chiamo, lui può essere la mia unica salvezza.

Dopo tre squilli risponde.
« Ehi angelo, senti già la mia mancanza?» Posso immaginarmi che stia facendo uno dei suoi sorrisi mozzafiato, che farebbero sorridere anche me, se non fossi così distrutta. Un lieve singhiozzo esce dalla mia bocca, e lui sembra capire che c'è qualcosa che non va. « Cosa succede?» Chiede serio. « Ho paura, ho paura di mio padre.» Dico tra i singhiozzi, sempre mantenendo un tono di voce basso, per non farmi sentire da quel mostro.

« Cosa ti ha fatto? Diana per favore dimmelo.» Chiede con un bisogno nella voce.
« Ha cacciato Giulia, dopo averla ferita. Poi mi ha toccata.» Non riesco a finire la frase che sono in un fiume di lacrime. « Cazzo.» Impreca. « Sono riuscita a fuggire. Non è arrivato a quel punto.» Cerco di dire.

« Non puoi rimanere lì. Non è sicuro. Ti prendo un biglietto e mi raggiungi qui. Per noi non ci sono problemi.» Dice, sono contenta che ci sia un'altra occasione. Non posso dirlo a Stefany, suo padre è un poliziotto, e metterebbe in carcere mio padre. Ma non voglio fargli questo, per quanto se lo merita, non posso.

« Non posso accettare.» Dico cercando di fermare le lacrime. « Invece si. Ho guardato i voli, c'è ne uno domani mattina. Te lo prenoto.» Non so cosa fare, ma non posso rimanere qui.

« Per favore angelo. Vieni da me.»

L'angelo del mio Inferno Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora