Dorian's pov
« Io sono il Diavolo del quartiere» l'ultima frase prima di lasciarlo da solo nel suo dolore.
« Se Stef fosse qui, direbbe slay» sobbalzo mentre sento la sua voce. Mi giro verso di lei, ha indosso una giacchetta troppo leggera per questa notte. « Cosa fai qui?» domando, cazzo mi ha appena visto mentre picchiavo uno. « Stef è sparita, dovrebbe portarmi lei a casa, ma a quanto pare ha deciso di sparire. Stavo per tornare a casa quando ti ho visto, mentre massacravi di botte un povero ragazzo; che caso vuole è lo stesso ragazzo che stava ballando con me e che il bodyguard ha portato via. Non mi sembra un caso sai.» Dice con tono saccente. « Sei arrabbiata perché l'ho picchiato?» chiedo, sperando che possa perdonarmi. «No. La violenza non è
la risposta giusta, ma lui è un coglione che mette le mani dove non deve. Quindi grazie.» Non mi sarei aspettato questa reazione. Mi sarei aspettato che lei incominciasse ad urlare tutte le conseguenze, non che mi dasse ragione. Peró se lo ha fatto vuol dire che le ha fatto del male. E questo mi fa ancora più male. « Ti ha fatto del male?» chiedo preoccupato.
« Non mi hai parlato per una settimana. Cazzo ci siamo baciati, mi sono confidata con te e tu te ne sbatti i coglioni. E quando qualcuno mi infastidisce ti preoccupi per me. Vaffanculo Dorian! Vaffanculo!» Strilla in preda all'ira.« Sei bella da arrabbiata» dico, ignorando tutte le altre cose che ha detto. « Dio, ma mi ascolti quando parlo?» Continua a parlare con tono troppo alto. « Ti ascolto.» ribatto io. « Ti ha fatto male?» Le richiedo. Giuro che finisco il lavoro che ho iniziato con quello, se la risposta è affermativa. «No. Perlomeno non fisico.» Cazzo. « Vuol dire che ti fa stare male questa cosa» affermo, lei annuisce. «Cazzo. Lo ammazzo!» affermo, mentre mi dirigo verso quel coglione che piagnucola dolorante. «No.» Dice lei, mi giro verso di lei, che continuano a ripetere di non farlo. «Non farlo. Già non sei visto bene dalla polizia, non voglio che finisci dentro, per una cosa da niente» sussurra nella notte. Sento solo la sua voce, la musica che proviene dal locale, è soltanto un boato lontano. Solo la sua voce è nitida.
«Non è una cosa da niente.» Cazzo se non lo è. « Quello è un porco, una persona che si merita la prigione. Con te ci ha provato, ma se non lo avessi fermato? Se non avessi mai chiamato il bodyguard? Se quel coglione avesse molestato qualcun'altra?» È un pezzo di merda; fa del male alle persone per quale scopo? Preso dalla rabbia, ritorno indietro e gli sferro un pugno sul viso. Probabilmente gli ho rotto il naso, ma non è abbastanza. Carico un altro pugno, ma non riesce a finire sulla sua faccia, perché Diana mi ferma. « È vero, non è una cosa da niente. Ma pensa al fatto che non è riuscito a farmi del male, e che probabilmente dopo tutti questi pugni non farà altre cazzate. Ma se tu continui, potresti finire in carcere e lui l'avrà vinta.» Spiega lei, mentre mi trascina via dal corpo insanguinato della mia vittima.Senza accorgermene siamo entrati in un vicolo, riconosco la strada, stiamo andando verso il suo quartiere, il mio quartiere.
« Quindi hai chiamato tu il bodyguard» afferma con un sorrisino strafottente. « Ti stava dando fastidio, lo vedevo dalla tua faccia. Quindi ho chiesto a Pj di chiamarlo.» Rispondo alzando le spalle. Lei annuisce e continua per la sua strada. La notte è speciale, non ci sono rumori, schiamazzi di gente, persone che litigano. La notte è silenzio. In questo vicolo c'è così tanto silenzio che posso percepire il suo cuore che batte a una velocità massima, mentre le appoggio la mia giacca sulle spalle. « Grazie», si limita a dire. Percorriamo la strada insieme, fino a raggiungere la sua casa. « Grazie» mi ridice porgendomi la mia giacca, che mi rimetto. Sto per continuare per la mia strada, quando lei mi richiama. « Grazie per tutto. Per quello che hai fatto per me, anche se non ci parliamo più. In realtà, non ho capito perché non ci parliamo più?» si aspetta una risposta. Ma io non posso dargliela, non capirebbe. Non capirebbe perché io non posso continuare con lei.
« È complicato. Meglio se mi dimentichi» dico, sperando di non ferirle i sentimenti, ma nel suo sguardo capisco che l'ho già fatto. È triste, ma soprattutto delusa. Delusa da me, ma anche da se stessa che si è fidata di uno stronzo come me.
Uno stronzo che non può amare, ma questo lei non lo sa ed è meglio così.
«Come posso dimenticarti?» dice con la voce incrinata. Non piangere Angelo, non piangere per favore. « Devi farlo Diana», replico io ormai senza sentimenti. Perchè lei cercava di prenderli, ma io mi sono rifiutato, e ora sono custoditi nella parte più scura del mio cuore. Dove tutto è rotto. « Un angelo, non può stare con un Diavolo, perché il Diavolo cambierà l'angelo e lo trascinerà con se nel suo Inferno.» Dico mentre la guardo per l'ultima volta. Mi giro di spalle e promettendomi di non girarmi più indietro vado per la mia strada.
Scusa mio angelo.
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L'angelo del mio Inferno
RomanceNella Divina Commedia, Dante ha descritto Lucifero come il mostro dell'Inferno, il mostro che tutti temevano. Io rispecchio il mio nome. Sono cresciuto tra le strade di Milano, non ho mai avuto niente, mai avuto un soldo, finché incontrai Hell. Lui...