Capitolo 16

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PV Joy

Il viaggio fortunatamente era stato tranquillo, nonostante avessimo viaggiato per lo più di notte ma una volta tornati nella nostra stanza mi è stato subito chiaro che qualcosa fosse cambiata. <<Che fine ha fatto la porta?!>> Domando allibita arrivando davanti all'ingresso della mia stanza, dove non era rimasto nulla della porta se non i cardini vuoti. <<Non so, ma hanno tolto anche quella del bagno. >> Risponde alle mie spalle e quando mi volto mi rendo conto che ha ragione, non c'è più neanche la porta del bagno. <<Ma che... >> Mi domando confusa e nonostante tutto ci metto un po' prima di capire, mentre Roth guarda un giro per la stanza controllando se ci fosse altro di diverso. È il calore. Mi rendo conto che sono qui quasi da un mese e si avvicinano i giorni del calore. Merda! Quei maledetti vogliono assicurarsi che non avremo nessun posto dove nasconderci se non nel letto dei nostri mate. Questa cosa mi dà letteralmente i brividi così mi stringo tra le braccia, come a volermi abbracciare da sola. <<Tutto ok, piccola?>> Mi domanda Roth abbracciandomi da dietro e persa com'ero nei miei pensieri mi giro di scatto, sorpresa. <<Oh, scusa non volevo spaventarti, parlavo con te ma tu non rispondevi.>> Mi spiega ma non lascia la presa su di me mentre io rilasso il corpo fra le sue braccia e faccio un respiro profondo per poi sorridergli. Non voglio allarmarlo, magari devono solo sostituire le serrature o qualcosa del genere. <<No, nulla. Scusami ma devo ancora abituarmi a questa storia di essere mate.>> Confesso. Non sarà ciò a cui stavo pensando ma era ocmuqnie una cosa vera. <<Hai ancora paura di me?>> Mi domanda alzando un sopracciglio in un espressione chiaramente dubbiosa ed io gli sorrido e poggio le mani sulle sue. <<Non ho paura di te, solo devo abituarmi a... A tutto ciò.>> Gli spiego non volendolo offendere. La sera prima mi aveva detto chiaramente che non dovevo preoccuparmi ma non era così facile cancellare dieci anni di abusi. <<Va bene, coniglietta. Allora ci andrò piano, promesso.>> Dice e mi ruba un rapido bacio prima di lasciarmi andare. Il mio corpo sente istantaneamente la mancanza del suo ma non ci faccio caso, gliel'ho praticamente chiesto io. << Scusami. So che non è facile e poi tu->> inizio sentendomi tremendamente in colpa nei suoi confronti ma lui mi zittisce con un altro bacio. <<Niente scuse, non ne ho bisogno. Semplicemente ti farò diventare così dipendente da me che sarai tu a non riuscire e a fare più a meno.>> Dice in un tono talmente serio e convinto che non posso fare altro se non scoppiare a ridere. <<Non mi credi Joy?>> Dice con un espresisone quasi basita ed io scuoto il capo. <<Non credo. A causa del mio passato, l'intimità per me è un dovere, un obbligo... non è mai stata qualcosa che desiderio.>> Gli rivelo mentre il mio tono si fa serio e un po' dispiaciuto. Non era colpa sua, e ad essere onesta non mi dispiaceva quando mi abbraccia e baciava ma... Ma al solo pensiero di continuare mi vengono i brividi.Il suo viso si fa subito serio e più dolce mentre   poggia una mano alla base del collo e con il pollice fa dei lenti cerchi sulla mia guancia. <<Ti farò dimenticare tutto Joy, non avrai memoria di cio che c'era prima, te lo prometto. Quando ti fiderai abbastanza di me.>> Dice mentre io, istintivamente, piego leggermente il viso verso la sua mano, per godermi il suo tocco, mentre la sua voce bassa e roca mi culla. << Questo ti sembra un obbligo? Vuoi che smetta?>> Mi chiede tra l'ironico ed il serio ed io scuoto leggermente il capo. <<No, ma è molto diverso da ciò che voi alpha volete da noi omega.>> Rispondo con una leggera rabbia nella voce, anche se risulta difficile arrabbiarmi mentre continua a sfiorare dolcemente la mia guancia. <<Io non sono un Alpha qualsiasi,  Joy. Sono Roth, il tuo mate, e ti farò decisamente cambiare idea.>> Dice in un tono di sfida ma con un sfumatura di qualcos'altro, che però non riesco a definire così sospiro <<Staremo a vedere...>> Sussurro poco convinta di riuscire a pensarla come lui. Avevo solo paura che da un momento all'altro si sarebbe stancato delle mie lamentele e si sarebbe preso ciò che voleva, come avevano fatto in istituto. Allora lui fa un sorriso spavaldo e avvicina il viso al mio. <<Staremo a vedere.>> Conferma  ad un soffio dalle mie labbra mentre io chiudo gli occhi, attendendo il contatto delle sue labbra con le mie, ma non avviene. Lui soffia sul mio viso e mi lascia andare con un sorriso. <<Sarà un piacere per me convincerti a fidarti.>> Dice mentre va verso il suo letto. <<Ed ora forza piccola seccatura, dobbiamo sistemare tutti e andare a letto, domani abbiamo lezione.>> Dice come se nulla fosse mentre io avevo ancora la mente annebbiata da ciò che aveva detto. Come mi avrebbe convinto? Penso e oer un attimo il mio corpo, traditore, freme a quel pensiero. <<Non chiamarmi così. Antipatico!>> Gli rispondo sbuffando, quando finalmente il mio cervello si ricollega, e vado seccata verso la mia stanza, trascinandomi dietro la valigia, con l'intento di chiudegli la porta in faccia ma poi mi ricordo che la porta non c'è e sbuffo. <<Maledizione a loro!>> Borbottò scocciata mentre mi limito a fermarmi, mi giro veros di lui, gli punto un dito contro e dico:<<Porta o meno questa è la mia stanza. Stammi alla larga, ho bisogno di tempo.>> Dico e lui in risposta scoppia a ridere ed alza le mani in segno di resa. <<Come vuole lei, capo>> Dice e mi fa solo innervosire di più così sospiro per poi voltarmi ed andarmene verso il mio armadio.

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