Calum camminava con la testa bassa, gli occhi color cioccolato erano bassi, rivolti alle sue amate vans nere.
Camminava silenzioso da circa venti minuti, aveva percorso un isolato e mezzo. Con le cuffie nelle orecchie e il cellulare nella tasca che riproduceva una canzone dei Green Day pensava alla serata che aveva passato.
Era pomeriggio presto, ma nonostante ciò le strade di Sydney erano affollate dai giovani che uscivano da scuola e dagli adulti che avevano un lavoro pomeridiano o part-time. Mentre camminava le giovani ragazze gli rivolgevano occhiate di apprezzamento, ma lui non le degnava di uno sguardo.
Senza pietà.
Stava girovagando senza meta, concentrato solo sulla sua musica, e non si aspettava di imbattersi nella scena che, invece, si ritrovò davanti.
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Lauren si avviò furiosa verso la porta e la spalancò con le lacrime che quasi le scendevano sulle guance.-Non mi puoi dire quello che devo fare!- urlò a suo fratello Ashton, che si affrettava a scendere le scale per fermarla.
Il ragazzo indossava tra i ricci dorati una bandana rossa e bianca.
-Per favore Lory! Mi dispiace di essere stato così violento, ma è importante che tu stia attenta con lui! Non è il tipo che si interessa ad una ragazza come te. Lui gurda quelle alte e belle e facili, quelle che sono l'opposto di te!-
-Con questo vorresti dire che sono bassa e brutta?!- sbottò Lauren ancora più furiosa.
-No! Oddio, no. Volevo solo dire che...- Ashton si passò una mano tra i capelli.
-Senti, facciamo che me ne vado!- Lauren uscì di casa, non ne poteva più di suo fratello, non aveva mai fatto in tutta la sua vita una scenata come quella.
Mentre si chiudeva la porta alle spalle Ashton le gridò furibondo almeno quanto lei: -Sì, brava, vattene!-
Il tonfo della porta coprì la sua voce mentre imprecava contro sua sorella.
Lauren corse per il vialetto con le lacrime che cominciavano a correre, si allontanò da casa sua, si allontanò da suo fratello...
Non voleva mai più litigare come aveva litigato con Ashton quel giorno. Suo fratello era stato cattivo, la ragazza sapeva che lo faceva solo per proteggerla, ma Lauren voleva sapere da cosa doveva essere protetta, e non c'era nessuno che voleva dirglielo nonostante tutti lo sapessero.
Quindi aveva deciso che non avrebbe ascoltato Ashton fin quando qualcuno non le avesse detto qualcosa.
Si sedette sulla prima panchina che trovò, non aveva camminato a lungo eppure le era sembrata un'eternità. Le lacrime non erano cessate e anzi, più ci pensava e più diventavano intense.
****
Calum vide una figura familiare seduta su una panchina che nascondeva la testa tra le mani. In fretta le si avvicinò e si rese conto che stava piangendo.Lauren non si accorse di lui fin quando Cal non le strinse il braccio attorno alle spalle.
Lei sobbalzò e sollevò lo sguardo sul ragazzo, trovandosi a fissare i suoi occhi preoccupati.
-Perché piangi?- chiese dolcemente.
Lauren si scollò di dosso il suo braccio anche se gli rimase vicino, e questo a lui non sembrò dare fastidio.
Prendendosi il viso tra le mani rispose a Calum: -Mi è morto il cane!-
-Oddio, davvero? Mi dispiace!-
-Ma no cretino! Certo che non mi è morto il cane, neanche ce l'ho il cane- ridacchiò tra i singhiozzi tirando un amichevole pugno sulla spalla di Calum.
Lui rise, ma presto tornò serio.
Guardandola negli occhi le domandò nuovamente: -Allora cosa c'è che non va?-
Lauren avrebbe dovuto rispondergli "non sono affari tuoi", ma siccome era proprio lui il motivo della litigata con Ashton, la ragazza ritenne più giusto parlargliene.
-Il problema sei tu- disse. Calum la fissò impassibile e lei continuò: -Mio fratello ti odia, tu odi lui e non c'è nessuno che vuole dirmi nulla. Se chiedo ad Ashton mi dice di farmi i fatti miei e mi urla contro ordinandomi di starti alla larga, se chiedo ai miei mi rispondono che non sanno assolutamente niente e mi cacciano via...- ripensare a quelle cose la fece sentire male e lacrime calde ricominciarono a bagnarle il viso.
-Quindi dimmi Cal...- continuò. -Dimmi perché dovrei starti lontano. Perché una volta eri il migliore amico di mio fratello e ora non potete vedervi? Che cos'è cambiato?-
Il campanello era suonato non appena Calum aveva risposto al telefono.
Aveva sentito il sangue gelargli nelle vene, era corso di sotto per vedere chi era arrivato.
Sua madre Joy aveva aperto la porta e stava parlando con... un poliziotto. Quando si era accorta del figlio si era voltata verso di lui. Aveva gli occhi lucidi, un'espressione afflitta e le lacrime le bagnavano le guance.
-Io...- niente bugie, rispondere "nulla" era mentire, e lui non poteva. -Non posso dirtelo, mi dispiace.-
Lauren si rabbuiò, e allora Calum decise che l'avrebbe fatta ridere di nuovo quel giorno.
Non poteva rivelare la verità, ma poteva farle dimenticare almeno per il momento la domanda.
-Ehi, ti andrebbe di prendere un caffè con me?- le chiese.
La ragazza lo guardò negli occhi: -Sì, certo che mi va- ne aveva davvero bisogno, si sentiva distrutta, un po' di caffeina le avrebbe fatto bene.
-Grazie-. E lo abbracciò.
Calum rimase un po' sorpreso dalla sua improvvisa reazione, ma poi decise di ricambiare, fece correre le braccia intorno alle spalle della ragazza e la strinse a se, lasciandosi un po' andare.
Quello era il primo vero abbraccio che dava a qualcuno dopo l'incidente.
Lauren si sentiva stranamente meglio, protetta. Lasciò scorrere le ultime lacrime e appoggiò la guancia contro il collo di Calum. Per un attimo assaporò il suo profumo di tabacco e Colonia al cedro, un profumo delizioso, poi aprì gli occhi e una scritta in nero attirò la sua attenzione.
Nascoste sotto la maglietta di Cal c'erano le lettere MMXII.
-Tu... hai un tatuaggio- disse alzandosi dalla panca e cominciando a camminare verso lo Starbucks più vicino, seguita da Calum, che ben presto la affiancò.
-Sì- fu la semplice risposta del bruno.
-Che vuol dire MMXII?-
-È una data in numero romano, 2012 se proprio ti interessa- spiegò Cal con un sorriso.
-Cos'è successo nel 2012?-
Il ragazzo si fece silenzioso.
-Mi dispiace Cal, mi dispiace così tanto...- aveva detto Joy con le lacrime agli occhi, poi era corsa dal figlio e lo aveva stretto in un abbraccio così forte da togliergli il respiro.
Il poliziotto che sostava sull'uscio della porta aveva il cappello in mano e gli occhi bassi, anch'esso sembrava rattristato da qualche cosa.
-Sei tu Calum Hood?- aveva chiesto a Calum.
-Sì, perché?-
Il poliziotto prese un lungo respiro e poi recitò parole imparate a memoria: -Mi addolora annunciati che Martha Summer è all'ospedale in fin di vita-.
Il bruno guardò Lauren negli occhi. -Nel 2012 è morta una delle persone a cui tenevo di più al mondo-.
Spazio autrice
Ciao a tutte! Che ne dite del capitolo?
Se vi va lasciate qualche commento, se trovate qualche errore perdonate, correggerò a breve.
E ora... Cosa accadrà nel prossimo capitolo? Abbiate pazienza e lo scoprirete.
-Izzy-
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THE GAMBLE - La scommessa || Calum Hood (#Wattys2016)
FanfictionLauren Irwin non è mai stata una ragazza complicata, le bastano poche cose per essere felice: una migliore amica simpatica e solare che condivide le sue semplici idee e un fratello protettivo ed affettuoso che preferisce la sua compagnia a quella di...