Chapter 42 - Visite notturne

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La ragazza si era avvicinata a Calum, aveva preso un altro CD e glielo aveva messo tra le mani, poi lo aveva baciato sulle labbra.

-Non rivelatelo a nessuno- aveva detto quando si era separata dal suo ragazzo, guardando Ashton di sottecchi.

Il bruno aveva ancora esitato, infine si era nascosto il CD sotto alla giacca.

Tutti e tre insieme si erano diretti furtivamente verso l'uscita dopo che Ashton si era infilato in tasca degli oggetti che gli servivano per sistemare la sua batteria.

Avevano superato gli antitaccheggi, e ovviamente l'allarme era suonato. Tutti si erano girati a guardarli chiedendosi se fosse solo un errore o se invece quei tre ragazzi avessero davvero rubato qualcosa.

Ashton, Calum e Martha per un istante avevano si erano guardati.

La prima a darsela a gambe era stata Martha, seguita a ruota dagli altri due. Erano scappati facendosi largo tra la gente del centro commerciale, dirigendosi come dei razzi verso l'uscita, inseguiti da diversi uomini.

Con il fiatone avevano percorso una serie di vicoli stretti e bui, avevano svoltato e risvoltato ancora, fin quando non erano stati sicuri di aver seminato gli inseguitori.

A quel punto erano scoppiati a ridere come dei matti.

Tornarono a casa che era sera mentre Ashton ripensava a quella volta.

Prima di entrare in casa, quando il ragazzo stava per girare la chiave nella serratura Calum gli fermò la mano. – Facciamo in modo che quello che è successo non si venga a sapere, ok? –

Ashton per un momento esitò; un altro segreto da mantenere, ma infine decise che non avrebbe pesato sulla coscienza di nessuno in quanto nulla era stato rubato e tutto si era risolto per il meglio. Grazie a Calum.

-Affare fatto -  disse riluttante con una smorfia.

Se i due agenti che indagavano sul caso di Martha fossero venuti a sapere quello che era successo gli sarebbero stati addosso siccome non aspettavano altro che una scusa per trattenerlo e interrogarlo ancora.

L'unica cosa che davvero sfuggiva ad Ashton era il motivo per cui, dopo tanto tempo, il suo ex-amico si ostinasse a volerlo proteggere dalla polizia.

Il fratello di Lauren non lo comprendeva, come non comprendeva davvero quello che aveva fatto. Era troppo per un ragazzo di 17 anni.

Scacciando quei pensieri finì di girare la chiave e aprì la porta annunciando il proprio arrivo.

-Perché ci avete messo così tanto? -  chiese Anne Marie presentandosi davanti a loro con le mai suoi fianchi.

-Colpa mia signora Irwin, ho voluto passare da un amico che ci ha trattenuto- intervenne Calum inventandosi una scusa a caso e consegnando alla madre si Ashton la spesa.

Anne Marie li guardava sospettosa, così il figlio disse: - Oh sì, ci ha offerto un tè squisito-

Il bruno gli lanciò un'occhiataccia e scosse impercettibilmente la testa.

Per fortuna Lauren risuscí a evitare che la situazione diventasse imbarazzante irrompendo nella stanza e urlando: - Calum Hood, avresti dovuto tornare prima! Ora ci rimane poco tempo per allenarci! – era visibilmente agitata, si avvicinò al bruno, lo prese per mano e lo trascinò via.

Ashton stava per chiedersi il motivo di ciò, poi ricordò che da lì ad un giorno ci sarebbe stato lo spettacolo di musica al quale sua sorella era tanto ansiosa di partecipare.

Mentre salivano le scale Calum sorrideva, Lauren aveva l'aria felice nonostante tutto, e ad Ashton non rimase altro che un posto sul divano vicino a suo fratello Harry.

****

Era notte fonda, forse le due o le tre e Calum stava beatamente dormendo nella camera degli ospiti di casa Irwin, quando qualcuno entrò di soppiatto nella stanza. Qualcuno che aveva un passo leggero e un corpicino sottile che zampettando si avvicinò al letto.

-Cal? –chiese la figurina esile che era entrata. Si avvicinò ancora un po' al ragazzo. – Cal? - 

La persona che era entrata si arramipcò sulle coperte, le sollevò e vi si infilò sotto.

A quel punto Calum si svegliò. Assonnato guardò chi si ritrovava tra le braccia. Avrebbe sorriso se non avesse avuto così sonno, a mala pena si rendeva conto di ciò che faceva.

-Harry? – chiese con le palpebre che lottavano per abbassarsi. Alla fine smise semplicemente di fare resistenza.

Lasciò che gli occhi si richiudessero e semi-cosciente ascoltò ciò che il piccolo Harry disse: - Non riesco a dormire-

Pensando solo alla travolgente voglia di tornare nel mondo dei sogni allargò le braccia per accogliere il piccolo, che gli si appallottolò accanto e chiuse gli occhi.

Se non avesse già ripreso a dormire,  Calum si sarebbe sorpreso di quanto il calore di un'altra persona fosse piacevole, e di quanto stringere qualcuno tra le braccia gli mancasse.

Nella stanza accanto anche qualcun'altra era troppo agitata per riuscire a chiudere occhio in pace. Lo spettacolo di musica turbava Lauren così tanto che non riusciva a rilassarsi abbastanza da dormire, in più la preoccupazione della fine imminente della scuola non facilitava affatto le cose.

Dopo l'ennesima volta che si rigirava nervosa nel letto si disse che qualche modo per calmarsi e per dormire, e i suoi pensierisi si fiondarono su una persona, quella che stava dormendo nella stanza accanto.

Si alzò e in punta di piedi percorse il corridoio ricoperto da uno spesso e morbido tappeto purpureo fermandosi di fronte alla porta della stanza di Calum.

Quando silenziosamente l'aprí si rese conto che c'era già un altro intruso. Si fermò a guardare la scena e il cuore le si strinse, quasi le vennero le lacrime agli occhi. Quasi. Non si metteva a piangere per così poco, però era troppo bello per restare indifferente. Suo fratello Harry era accoccolato tra le braccia del ragazzo, che lo stringeva in un abbraccio con il volto sereno e rilassato.

Lauren pensò che fosse un peccato disturbarli, ma poi si rese conto che Cal era suo e di nessun altro, così si avvicinò al letto, ci salì sopra e si sdraiò accanto ai due.

Nonostante fosse buio la ragazza ebbe l'occasione di osservarlo con attenzione e di notare quei piccoli dettagli che non si vedono a meno che uno non sappia che esistano.

Poté guardargli i tatuaggi che gli ornavano il braccio destro e quello che aveva poco sotto la clavicola. Fece delicatamente scorrere le dita sulla sua pelle, sentendosi il braccio come avvolto dalle fiamme. Le venne la pelle d'oca a quel semplice contatto. Si fermò sulla scritta MMXII, percorse le lettere, o meglio, i numeri, poi chiuse gli occhi, abbandonandosi alla tranquillità del sonno.

THE GAMBLE - La scommessa || Calum Hood (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora