Chapter 19 - Ritardo

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-No, fermo, fermo, fermo!- urlò Calum prima che una montagna di polvere fuxia gli arrivasse addosso inzaccherandogli vestiti, scarpe e capelli.

Chiuse gli occhi e fece per levarsela di dosso, ma non ebbe il tempo di farlo che Luke gli buttò addosso una secchiata d'acqua ghiacciata. I vestiti gli si appiccicarono al corpo in una poltiglia fuxia, verde, gialla e di qualsiasi altro colore che venisse in mente.

Sputacchiò l'acqua che gli era finita in bocca, insieme alla polvere che aveva un sapore orribile.

-Questa me la...- un'altra volta non riuscì a terminare la minaccia contro Luke, ritrovandosi ricoperto di piume che non fecero altro che unirsi al miscuglio bagnato ed appiccicoso che erano diventati i suoi vestiti.

Un'altra volta dovette sputare ciò che gli era finito in bocca.

Lasciò ricadere le mani che aveva usato per ripararsi lungo i fianchi, in attesa di un altro lancio di polvere o acqua da parte degli amici.

Per fortuna non arrivò niente, così aprì gli occhi per guardare in quali condizioni era.

Peggio di quanto pensasse. Era bagnato, colorato e ricoperto di piume dalla testa ai piedi.

Senza parlare del fatto che la tasca in cui teneva il cellulare era piena d'acqua. Non appena faceva un passo sentiva le sue Vans nere fare ciak-ciak.
Tirò il suo Iphone fuori dalla tasca dei pantaloni, solo per controllare che fosse ancora funzionante nonostante l'acqua, e sbiancò quando vide l'ora.

-OH CAZZO!- urlò.

Le 19:30.

Era in mostruoso ritardo, mancava solo mezz'ora all'appuntamento con Lauren ed era fradicio, sporco e ricoperto di piume.

Non ce l'avrebbe mai fatta a prepararsi in tempo. Doveva ancora tornare a casa e vestirsi in modo decente, oltre che magari farsi una doccia per levare il colore dai capelli.

-Luke! Versami dell'acqua in testa- disse al biondo, che al contrario di Calum era sporco di verde.

-Perché?- chiese di rimando l'amico guardandolo interrogativo.

Le due ragazze con cui avevano giocato fino a quel momento si fermarono un attimo e smisero di schizzarsi e di tirarsi addosso polvere e piume.

-Tutto a posto?- domandò la bruna.

-No, non c'è niente che è a posto! L'appuntamento cazzo, me ne ero dimenticato!- sbraitò Cal.

Luke sbarrò gli occhi e imprecò: -Merda! Me l'ero scordato anche io!-. Mentre parlava cominciò a raccogliere una bottiglia di plastica piena d'acqua avvicinandosi a Calum.

-Vieni qui Cal-

Il biondo versò l'acqua sulla testa dell'amico, che intanto si passava le mani tra i capelli per levarsi le piume.

Strofinò con impazienza come se fosse stato sotto la doccia. Il risultato che ottenne fu una massa scompigliata di capelli spettinati e bagnati, ma almeno puliti.

Non era proprio come fare un bagno, ma andava bene lo stesso.

-Hai un appuntamento? Con chi?- chiese ancora la bruna, che aveva i vestiti e i capelli ridotti ad una poltiglia bagnata e appiccicata color azzurro acceso.

-Con la mia ragazza- disse senza esitazione, in automatico, non pensandoci neanche.

-Ah- fece la ragazza, di nome Jennifer, cercando di nascondere al meglio la delusione nella voce. -Peccato- aggiunse lanciando all'amica bionda un'occhiata.

Calum però non la stava ascoltando, non poteva arrivare in ritardo a quell'appuntento, altrimenti nè Ashton nè Luren l'avrebbero mai perdonato. Doveva darsi una mossa, e anche subito.

-Devo andare!- disse voltandosi e cominciando a correre all'impazzata verso casa sua. Non si voltò neanche a salutare.

Dieci minuti dopo era davanti alla porta di casa Hood con il fiatone e i polmoni che gli bruciavano per la corsa. Sarebbe stato sudato se non avesse avuto i capelli e i vestiti fradici, che nel frattempo della corsa si erano asciugati quasi completamente. Dopo un momento di pausa si sentì gelare, dopotutto era inverno e lui era stato bagnato con acqua ghiacciata.

Tremava un po' e batteva i denti. Bussò con rabbia contro la porta urlando: -Mali-Koa Hood, ti muovi ad aprire 'sta cavolo di porta?!-

-Non rompere le palle! Arrivo!- urlò di rimando la sorella senza fretta.

Dopo un'interminabile minuto Mali-Koa aprì la porta con un'espressione corrucciata sul viso. Sembrava scocciata.

-Che vuoi sfigato?- chiese prima di vedere in quali condizioni era suo fratello.

Calum la spinse di lato ed entrò in casa tremando.

-Ma quanto sei stupido?- chiese la ragazza squadrando suo fratello con la fronte agrottata.

Lui non la guardò neanche, si affrettò a dirigersi verso le scale e rispose: -Sicuramente meno di te!-

Mali fece finta di non aver sentito. -Ma che hai fatto? Guarda che poi ti ammali e muori-

Non ci fu bisogno di rispondere ad alta voce, Cal si limitò ad alzare il dito medio e sventolarlo davanti al naso della sorella mentre andava in camera sua a cambiarsi.

Chiuse la porta a chiave e si levò i vestiti sporchi buttandoli per terra. Guardò l'orologio: 7:45

Il problema era che, ovviamente, non aveva nulla di più elegante che una maglietta bucata e un paio di pantaloni strappati da indossare.

Gli seccava terribilmente dover chiedere aiuto alla sorella, tuttavia era necessario perché da solo avrebbe combinato un casino.

-Mali!- urlò aprendo la porta.

-Cosa c'è?- chiese lei presentandosi davanti alla stanza di Cal come se non stesse aspettando altro.

-Consigliami qualcosa da mettere per l'appuntamento con Lauren- spiegò Calum pregando sua sorella.

-Prima chiedimi scusa-

-Come?- il ragazzo la guardò sorpreso, ma lei era impassibile.

-Forza, chiedimi scusa per il segnaccio- disse Mali-Koa risoluta.

-No- ribattè Calum.

-Allora puoi scordarti il mio aiuto- la sorella si voltò e fece per andarsene ma Cal la fermò. -No, okay, okay, scusa sorellona, mi dispiace per il gestaccio-.

"In realtà no" aggiunse mentalmente, ma non lo disse.

-Scuse accettate- rispose lei solare agitando la folta chioma scura. -Cosa posso fare per te?-

Calum le spiegò velocemente quello che gli serviva soffermandosi sulle parti che non le aveva detto precedentemente. Mali restò un momento a fissarlo pensando a tutti i vestiti che c'erano in casa.

-Ok, ci sono!- esclamò quando in mente le venne un'idea brillante.

-Aspettami qua che vado a prendere una cosa- disse semplicemente sparendo in una stanza lì vicino che Calum riuscì a distinguere come camera da letto di David Hood, suo padre.

David non abitava con loro a causa del suo lavoro, soprattutto negli ultimi tempi era stato molto impegnato, per questo la sua camera era costantemente vuota, munita tuttavia di armadio e vestiti.

Mali doveva essere andata lì per prendere un suo qualche abito, che probabilmente a Cal sarebbe stato grosso, ma il ragazzo non aveva alternative a parte fidarsi di lei.

Qualche minuto dopo la sorella tornò con in mano dei vestiti.

-Metti questi, sono perfetti- disse tendendoli a Calum.

THE GAMBLE - La scommessa || Calum Hood (#Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora