/Contemporaneamente/
Quando Calum terminò di lavare i bagni aveva la fronte imperlata di sudore. Aveva strofinato così a lungo che non si sentiva più le braccia.
Quando uscì dal bagno si accasciò contro gli armadietti e si lasciò scivolare a terra appoggiando lo straccio con cui aveva lavato il pavimento del bagno accanto al piede.
Non c'era anima viva per i corridoi, Louis era andato a pulire in palestra, ma Calum aveva il sospetto che stesse facendo qualcosa con i canestri e le palle da basket.
Decise che quando avrebbe avuto la forza necessaria per alzarsi lo avrebbe raggiunto.
Poi si sarebbe precipitato a casa.
Stancamente si alzò e guardò l'orologio. Le 18:30.
Calum sbuffò e si diresse alla palestra, quando udì il romore delle palle da basket che rimbalzavano capì di avere ragione: Louis stava giocando invece di pulire.
Peccato che a lui fossero toccati i bagni.
-Louis hai finito?- chiese il bruno quando entrò nella palestra.
-Che cosa intendi, se ho finito di lavare o se ho finito di giocare?- chiese il ragazzo con gli occhi azzurri lanciando un pallone nel canestro.
-Non mi interessa- rispose Calum. -Dimmi solo che hai finito e mi va bene. Se non fosse stato per te non sarei nemmeno qui-
Louis smise di giocare e guardò il suo nuovo amico. -Senti, ti ho già detto che mi dispiace per quello che ho detto, io non sapevo niente.- disse.
Ci fu un momento di silenzio in cui si guardarono, poi Louis continuò: -Andiamo a salutarla, è da moltissimo che non la vedo-
Detto questo lasciò rotolare via il pallone di basket e mise una mano attorno alle spalle di Calum.
Lui si scrollò di dosso l'amico, non si fidava ancora di Louis, ma per il momento aveva intenzione di tenerselo buono, fin quando non si fosse stufato.
-Ok, andiamo, ma guido io...-
****
Calum parcheggiò la macchina vicino all'entrata del cimitero, ricordava quando aveva dovuto andarci dopo l'incidente.Nel cielo splendeva il sole. Era buffo, la prima volta che Calum e Martha si erano incontrati pioveva a dirotto, invece l'ultima volta in cui si sarebbero visti il sole era alto e caldo.
Scherzi del destino? No, semplicemente era il destino che ti sfotteva.
Erano tutti vestiti elegantemente, con giacche nere o vestiti scuri, complicate acconciature e vistosi gioielli.
Faceva caldo, era estate, e Calum indossava una camicia nera.
La gente gli si avvicinava e lo abbracciava, quasi tutti avevano un'aria triste, come era giusto che fosse.
Era presente anche il poliziotto che aveva svolto le indagini per capire cosa fosse successo.
Quando lo aveva visto gli aveva rivolto un sorriso malinconico, poi era tornato a guardare la bara adorna di fiori profumati.
Calum era andato in contro ai genitori e alla migliore amica di Martha, una ragazza di nome Sophia. Quando li aveva raggiunti loro lo avevano stretto in un caloroso abbraccio.
Piangevano, tutti e tre piangevano, ma non Cal. Lui non aveva versato neanche una lacrima.
C'era anche Ashton tra il gruppo, sua madre era con lui, non c'era nessuna traccia della sorella più piccola.
Il biondo lo aveva guardato con un odio infinito, gli aveva detto: -È solo colpa tua-. Aveva stretto i pugni, pronto a tirare al suo ex migliore amico un pugno sul naso.
Ma Calum lo aveva fermato: -Tirami un pugno se ti renderà più felice, ma non farlo qui, davanti a lei-.
Tornare al cimitero era doloroso, Calum percorse a memoria i sentieri tra le lapidi ornate di fiori finti.
Condusse Louis in una stradina che conduceva ad un disordinato gruppo di tombe.
Ce n'era una che pareva più nuova delle altre, la lapide era di marmo bianco con linee delicate incise sopra. Recava due semplici scritte d'oro sopra:
MARTHA SUMMERS
1997-2012
La foto di Martha era nitida, sembrava nuova, contornata da una cornice argentata. I capelli biondi della ragazza erano ancora brillanti.
Eppure il dolore che il ragazzo sentì nel petto non era intenso quanto avrebbe dovuto essere.
-Eccola, è la sua tomba- disse Calum distogliendo lo sguardo dalla foto.
-È bellissima, accidenti, non me la ricordavo così- disse lui ammirando la ragazza.
Si chinò sulla lapide e la sfiorò con la mano, ripassando con le dita le sottili incisioni in stampatello.
-Lei era bellissima, ora non lo è più. Ora è solo un mucchio di ossa in una fossa nel terreno...- disse amaramente Calum.
Louis lo guardò sorpreso, chiedendosi come il bruno potesse pensare e dire cose tanto dure.
Vedendo l'espressione del ragazzo con gli occhi azzurri Cal sbuffò. -Senti, è inutile pensare che lei sia ancora qui, perché non lo è, è morta, non tornerà. È da due anni che sto cercando di farmene una ragione, quindi ti prego, non cercare di convincermi del contrario-.
-Ehi amico, non agitarti...- iniziò a dire Louis, ma poi si fermò. -No, scusa, hai ragione Cal-
Una brezza fresca scompigliò i capelli di entrambi. Calum alzò gli occhi color cioccolato al cielo azzurro.
Il prete aveva cominciato la sua cantilena inutile, probabilmente la maggior parte delle persone che c'erano lì non sapevano neanche che lei era atea.
Tutte quelle parole su Dio e lei non ci credeva neanche. Che senso aveva?
Quando le parole erano finite una ad una le persone presenti si erano avvicinate alla bara lucida del colore del legno.
Avevano posato su di essa delle rose bianche, poi si erano ritratti con le lacrime agli occhi.
Un'altra cosa sbagliata, il colore preferito di Martha era il rosso, e la sua tomba non era altro che ornata da fiori bianchi.
Fu il turno di Ashton. Si era avvicinato quasi incerto e vi si era inginocchiato accanto. Aveva chinato la testa ed era restato a lungo in silenzio, a pensare chi sa che cosa. Poi si era alzato, aveva poggiato la solita rosa sul gruppo già numeroso ed era tornato al suo posto.
Calum aveva fatto la stessa cosa: si era avvicinato e si era chianto accanto alla bara.
Tuttavia la rosa bianca che stringeva nella mano era finita a terra, lontano da lei.
-Un giorno ci rincontreremo- aveva sussurrato.
Louis continuava a guardarlo. Tra loro era calato il silenzio e Calum aveva lo sguardo rivolto al terreno con le mani nelle tasche.
All'improvviso il ragazzo con gli occhi azzurri gli fece una domanda inaspettata: -Tu la amavi?-
Il bruno ci pensò a lungo, poi decise di essere sincero con almeno una persona.
Confessò la pura e semplice verità: -Non ne sono così sicuro-
Angolo autrice
Scusate per il capitolo deprimente, mi chiedo come faccia Calum a non versare neanche una lacrima...
Comunque non preoccupatevi, i prossimi capitoli saranno più allegri.
Forse...
Ricordatevi di votare e di commentare, ci tengo molto, ok?
Al prossimo capitolo.
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THE GAMBLE - La scommessa || Calum Hood (#Wattys2016)
FanfictionLauren Irwin non è mai stata una ragazza complicata, le bastano poche cose per essere felice: una migliore amica simpatica e solare che condivide le sue semplici idee e un fratello protettivo ed affettuoso che preferisce la sua compagnia a quella di...