-Sì, hai ragione, è stato divertente, gli anni scorsi non ci era mai venuto in mente di partecipare, secondo noi era una cosa per il gruppo dei popolari. Noi eravamo emarginate, neanche ci piaceva frequentarli, ma ci andava bene così- spiegò Lauren facendo spallucce.
Sulla strada del ritorno lei e Calum stavano ridendo e chiacchierando allegramente, ancora con gli abiti e i capelli bagnati. Tuttavia si erano dati una ripulita dalla schiuma e dallo sporco che si erano appiccicati ai vestiti rotolando per terra.
Ora dell'acqua gocciolava dalle ciocche di capelli neri di Cal rendendolo in qualche modo più sexy.
-Qual'era il problema? – chiese il bruno.
-Becky affermava che quelli popolari erano tutti degli antipatici figli di mamma, viziati e scortesi. Questo è il motivo per cui nessuno ci rivolgeva mai la parola-
Calum sorrise ma non ribatté immediatamente. Dopo un po' di silenzio disse: - Non tutti quelli che sono popolari sono viziati ed antipatici, alcuni sono "popolari" semplicemente perché è piacevole stare con loro, perché hanno tanti amici...-
Lauren sorrise e prese il ragazzo per mano. –Qualcuno come te? –
-Nah, io sono più l'altro genere- il bruno scosse la testa.
La sorella di Ashton scoppiò a ridere. – Ah sì? –
Calum le fece l'occhiolino. – Ci puoi scommettere-
Passeggiando e continuando a ridere raggiunsero casa di Lauren. Si fermarono sulla soglia, la bianca porta in legno alle spalle e il sole negli occhi.
-Grazie mille della giornata, è stato davvero divertente lavare le auto con te- disse la ragazza.
Si abbracciarono, ancora tutti bagnati, e si salutarono scambiandosi un frettoloso bacio a stampo.Quando la sorella di Ashton entrò in casa Calum esitò davanti alla porta chiusa, poi fece dietrofront e si diresse verso la propria, di casa.
-Mamma, sono a casa! – urlò quando fu arrivato a destinazione, entrando nell'appartamento.
La risposta arrivò dopo un po': - Ok, tesoro, sono in cucina! –
Calum andò in cucina a salutare la madre, alle prese con un complicato arrosto che cuoceva sui fornelli.
Nell'aria c'era un odore meraviglioso.
Joy Hood diede al figlio un bacio sulla guancia e tornò a trafficare e a litigare con il cibo.
La madre di Calum era una tipa attiva che non stava ferma un attimo, non evitava a mettere in mostra il magnifico corpo che aveva (e che aveva passato alla figlia) indossando abiti attillati ma sobri ed eleganti, e che lavorava come babysitter part-time.
I soldi arrivavano dal lavoro i David Hood, il padre di Calum. Il denaro non mancava, l'uomo quasi sempre. Lavorava all'estero, in Scozia per l'esattezza, dove aveva anche la casa e i parenti.
Cal e Mali avevano infatti origini scozzesi da parte di padre.
Il ragazzo scacciò l'amaro ricordo di quella volta in cui, con David Hood, erano andati a vedere la partita di football della squadra della scuola. A quel tempo Calum era troppo piccolo per farne parte, nonostante il football fosse una sua grande passione, ma Mali-Koa si era esibita con le cheerleader prima della partita e aveva invitato tutti a partecipare allo spettacolo.
A quel tempo Martha era ancora con loro, ma lei e Calum non stavano insieme, erano troppo giovani per prendere l'amore sul serio.
Il caos era sconcertante, tutto quel trambusto per una partita di football era una cosa insensata, che Calum non capiva, eppure gli piaceva da morire.
Quanto gli sarebbe piaciuto anche essere su quel campo, acclamato da tutti, al centro dell'attenzione.
Si era ripromesso che un giorno sarebbe stato là, dove desiderava essere. Accanto a lui era seduta la piccola Martha, i capelli biondi legati in una coda di cavallo e gli occhi grandi e dolci rivolti al campo.
Dall'altra parte, alla destra di Calum, era seduto David Hood, un uomo corpulento e brizzolato con gli occhi di un azzurro sorprendentemente pallido. Stava parlando al telefono con qualcuno, tipico e normale anche in un caos del genere.
Cal lo ignorò, era troppo eccitato per farsi rovinare la serata dall'indifferenza del padre.
Poi un fischio era prevalso su ogni altro rumore, le urla e i tifi erano cessati e il silenzio era calato sulle tribune.
In campo erano entrati un gruppo di ragazzi e ragazze con la divisa bianca, nera e bordeaux della scuola e una donnetta snella dai capelli corti aveva annunciato l'imminente spettacolo delle cheerleader.
Calum e Martha avevano applaudito, David non si era accorto di nulla.
Il bruno aveva cercato sua sorella tra le cheerleader, e quando l'avevano vista l'aveva salutata con un sorriso enorme stampato in viso. E lei aveva ricambiato.
Lo spettacolo era cominciato, e Calum era rimasto affascinato dai movimenti di quelle ragazze e di quei ragazzi, e ancora di più si era goduto l'attesa della partita che aveva desiderato vedere da tutta la serata.
Ma più di lui, dalle acrobazie delle cheerleader era rimasta incantata Martha.
Con gli occhi che brillavano si era voltata verso Calum e aveva detto: -Un giorno anch'io sarò una di loro-. E lo era diventata, per poco però.
Quando lo spettacolo era finito tra il pubblico era scoppiato un boato d'approvazione, Cal e Martha avevano applaudito come dei matti e il ragazzo, che a quel tempo aveva solo dodici anni, non era mai stato più orgoglioso di Mali-Koa.
Poi David si era alzato, aveva smesso di parlare al telefono e aveva detto a suo figlio: - Andiamo a recuperare tua sorella e andiamocene-
Da quel giorno aveva odiato un po' di più suo padre. Cercò di non pensarci affatto e agguantò una patatina che sua madre aveva appena tolto dal forno.
-Vado su a mettermi qualcosa di decente – disse. – Stiamo aspettando qualcuno?- chiese, e senza aspettare la risposta si avviò su per le scale diretto nella sua stanza.
Cominciò col farsi una doccia calda e rilassante, restando a lungo sotto l'acqua, poi si infilò una semplice maglietta nera e sopra di essa una camicia a quadri rossa e nera, jeans strappati e gli anfibi neri.
Si passò una mano tra i capelli scuri e inspirò profondamente. Si sentiva bene.
Scese di sotto, aspettando si di trovare tutto come lo aveva lasciato.
Invece inorridí nel trovare delle valigie davanti alla porta.
Di chi cavolo erano?
-Mamma! – chiamò aspettandosi che lei rispondesse dalla cucina, invece la vide mentre gli si avvicinava. E con lei c'era un ospite inatteso e decisamente poco gradito.
-Scusa tesoro, non ti ho detto che tuo padre oggi sarebbe tornato a casa- disse Joy Hood.
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THE GAMBLE - La scommessa || Calum Hood (#Wattys2016)
FanfictionLauren Irwin non è mai stata una ragazza complicata, le bastano poche cose per essere felice: una migliore amica simpatica e solare che condivide le sue semplici idee e un fratello protettivo ed affettuoso che preferisce la sua compagnia a quella di...