-Passata bene la giornata cari? –chiese Anne Marie quando Lauren e Ashton tornarono a casa.
La ragazza, dopo la discussione con Louis, gli aveva permesso di accompagnarla a prendere un caffè, e avevano passato il pomeriggio insieme fin quando Ashton non era passato a prenderla per portarla a casa.
Erano le cinque e mezza quando ci arrivarono.
Entrambi risposero con il solito "bene" alla domanda della madre e stanchi si sedettero sulla prima sedia che trovarono.
Erano in casa da oltre cinque minuti quando Lauren si ricordò che avrebbe dovuto esserci anche Calum da qualche parte.
-Mamma, dov'è Cal?- chiese ad Anne Marie, che stava, come al solito, trafficando in cucina nonostante non fosse affatto ora di mangiare.
-Oh, nell'altra stanza a giocare con Harry- rispose, aggiungendo poi a voce più bassa: - È un ragazzo d'oro, se solo tu o tuo fratello foste come lui...-
Lauren ridacchiò, Ashton invece fece una smorfia, evidentemente infastidito dal commento della madre.
-Ragazzi, che ne dite si andare a fare la spesa? – chiese dopo un po' Anne Marie.
-No! – sbuffò Lauren sconsolata, e il fratello concordò sbuffando.
Calum si affacciò dalla porta della stanza sorridendo. –Ragazzi, veramente volete farmi andare da solo? –
Ammiccò, il che significava che aveva qualcosa in mente.
-Spiacente, ma io devo studiare fisica per l'interrogazione di lunedì- fece Lauren scuotendo la testa e mettendo un finto broncio.
-Allora va' tu Ashton- disse sua madre affacciandosi dalla cucina come Calum e ritornando ben presto a trafficare.
-D'accordo- fece il ragazzo alzandosi, anche se controvoglia e preparandosi per uscire nuovamente. Purtroppo non poteva fare altro che andare con il bruno.
Quando entrarono nel supermercato la guardia di sorveglianza lanciò loro un'occhiata sospettosa, ma non fece alcun commento.
Velocemente girarono con il carrello tra i corridoi pieni di cibo impilato l'una sopra l'altro e prendendo qua e là i prodotti segnati sulla lista che gli aveva dato Anne Marie.
Frutta, verdura, pizze surgelate e altre schifezze varie che decisero di prendere nonostante non fossero segnate sulla lista.
Col carrello quasi pieno si fermarono davanti allo scaffale delle sigarette e degli accendini.
-Perché ci siamo fermati? – chiese Ashton.
Calum non rispose, tuttavia si guardò attorno e disse: - Avvertimi se arriva qualcuno- poi prese un pacchetto di sigarette e se lo infilò in tasca furtivamente, cercando di farsi vedere da meno gente possibile. Non era difficile, non c'erano molte persone, però c'era Ashton Irwin.
-Che diavolo fai! – sbottò Infatti lanciando a Calum un'occhiataccia.
-Non fare lo scassapalle, non posso comprarle...- ribatté lui senza alcuna intenzione di posarle.
-Non me ne frega niente, posale immediatamente o chiamo la guardia- Ashton lo guardò serio con i suoi occhi nocciola che somigliavano tanto a quelli di sua sorella.
Il bruno ricambiò lo sguardo con la stessa forza e la stessa intensità, e fu come se tra i due ci fosse una muta battaglia.
Alla fine Calum si arrese. – Come vuoi- tirò le sigarette fuori dalla tasca e le rimise a posto.
Ashton si accorse di aver trattenuto il fiato e allora inspirò lentamente, calmando il battito del cuore.
Poi Cal aggiunse: - Se ci fosse stata Martha, me lo avresti fatto fare-
-Beh, Martha non c'è-
-Già-
I due ragazzi si guardarono ancora per un po', poi continuarono la spesa in silenzio, senza scambiarsi neanche più una parola.
Quando fu ora di pagare, Ashton aveva una strana ansia che gli attanagliava lo stomaco per qualche ragione che non riusciva a comprendere.
Tutto andò bene, Calum pagò con i soldi che Anne Marie Irwin gli aveva dato. Non comprò neanche le sigarette alla fine, perché diceva che non era poi così importante.
Sovrappensiero, Ashton si avviò all'uscita, e sobbalzò sentendosi lo stomaco in gola quando un allarme si diffuse in tutto il supermercato.
Il suo cuore saltò un battito, poi cominciò a pompare all'impazzata.
La guardia di sicurezza si avvicinò, la cassiera lo guardò di storto, poi gli fece segno di fare un passo indietro e di attraversare di nuovo l'antitaccheggio vicino alla cassa.
Ashton lo fece, e l'allarme suonò ancora, forte come la volta precedente.
La guardia, un omone nero alto un metro e novanta e largo quanto un armadio si avvicinò con una specie di espressione trionfante sul volto, come se non aspettasse altro che accusare un povero ragazzino di furto.
-Apri le braccia- disse, e Ashton, con il cuore in gola, lo fece.
Sentí le mani dell'omone che gli scorrevano sui vestiti e che gli frugavano nelle tasche, fin quando l'uomo non si allontanò con in mano... un pacchetto di Marlboro ancora chiuso e scintillante.
-Non sono mie- disse d'impulso, ed era la verità.
La guardia non lo ascoltò. – Devi venire con me. Quanti anni hai? –
-Diciassette. Ma gliel'ho detto, non sono mie, io non sono un ladro, non so come...- la verità lo colpì come un fulmine, o almeno, ciò che pensava fosse la verità. Si voltò verso Calum, che se ne stava in disparte con le borse della spesa.
-Sei stato tu... - sibilò assottigliando gli occhi. Il bruno rimase in silenzio, poi disse: -Accidenti amico, sei proprio nei guai- e si potrtò il dito davanti alle labbra facendogli segno di stare in silenzio.
Quando Ashton aveva rubato per la prima volta era con i suoi due migliori amici Calum e Martha. A quel tempo però, le cose erano come invertite. Calum non voleva assolutamente fare nulla di illegale, ma Martha era capace di trascinare chiunque.
Quella volta erano in un grande centro commerciale, e il bruno era seduto dentro ad un carrello che avevano preso in prestito dal supermercato lì accanto, mentre Ash lo spingeva tra i vari reparti.
Erano arrivati davanti ad un negozio di dischi e strumenti musicali. Essendo tutti e tre dei drogati di musica avevano deciso di farci un salto dentro ed era stato come essere in paradiso.
C'era una collezione ricchissima di CD vecchi e nuovi di cantanti famosi e sconosciuti. L'ambientazione era un po' vintage, il locale era scuro, ma poster di band rock erano attaccate in ogni spazio di muro libero. Si erano fermati a guardare un poster degli AC/DC quando l'occhio di Martha era ricaduto su una serie di dischi.
-Guardate! – aveva detto indicandoli.
I CD erano l'ultima uscita dei Nirvana, la copertina recava la foto di un bambino immerso nell'acqua, e in un angolo c'era la scritta "Nevermind".
-Ragazzi, è fantastico, deve essere mio- aveva detto Martha prendendolo in mano e guardando il prezzo sul retro.
La sua faccia era impallidita.
-Non ho abbastanza soldi per comprarlo... - aveva detto sconsolata.
La famiglia dei Summer infatti non era molto ricca, la madre era in costante ricerca di lavoro e il padre era un soldato in congedo a causa di un infortunio, quindi il suo reddito non era abbastanza elevato per sostenere la famiglia.
-Mi è venuta un'idea ragazzi- aveva detto con aria furba. Si era guardata intorno e aveva infilato il disco dentro alla borsa.
-Martha! – aveva detto Calum strabuzzando gli occhi.
STAI LEGGENDO
THE GAMBLE - La scommessa || Calum Hood (#Wattys2016)
FanfictionLauren Irwin non è mai stata una ragazza complicata, le bastano poche cose per essere felice: una migliore amica simpatica e solare che condivide le sue semplici idee e un fratello protettivo ed affettuoso che preferisce la sua compagnia a quella di...