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Aron Pov:

Un altro invito a cena che non si è concluso bene.
Ecco cosa ci ha riservato mio padre per la milionesima volta: delusioni.

Quando varcai di nuovo la soglia di quella che un giorno chiamavo casa non riconobbi nulla.

Semplicemente, quella non era più casa mia.
Non la sentivo più mia da parecchi anni ormai,ma adesso letterlamemte parlando non assomigliava più ad una casa, ben si ad una specie di buco nero.

Pareti nere,mobili neri, divano in pelle nuovo di pacca nero.
Sicuramente quello rispecchiava a pieno l'anima di mio padre.

Un fottuto buco nero del cazzo dove dovrebbe essere risucchiato.

Volevo tornare su i miei passi e andarmene via il prima possibile, tornare a casa e stare con i miei amici,parlare con Asher e cercare di capire come trovare una soluzione a tutto questo.

Perché deve esserci una soluzione, se non ci dovesse essere beh la invererò.

Però, la donna seduta al grande tavolo di cristallo mi fece restare con i piedi incollati al pavimento.
Non avevo mai visto mia madre così, non era più lei.
I suoi capelli corvini non splendevano più, lei non splendeva più.
Si era lasciata andare, o almeno, mio padre l'aveva portata così all'estremo da far sì che lei si riducesse così.

La tavola adornata per tre risplendevate  tra quelle pareti scure, era apparecchiata per tre, mi avvicinai a mia madre la quale si perdeva di tanto in tanto dentro il suo bicchiere di vino rosso pregiato.

"Aron dobbiamo parlare figliolo" mi disse non togliendo lo sguardo dal suo calice.
"Ma non prima che arrivi tuo padre" aggiunse subito dopo.

Dalle otto passarono le otto e trenta e da lì le nove, ma mio padre non aveva intenzione di fare ritorno.
Provai a chiamarlo ma scatto dopo tre squilli la segreteria.
Era con una donna mentre sua moglie e suo figlio lo aspettavano al tavolo per cenare.
Una scena ai miei occhi vista e rivista, ma per mia madre era sempre la prima volta.

Lei con modestia si asciugo le lacrime, si tiro giù una grossa sorsata di vino e poi affondo la forchetta nel risotto al tartufo per iniziare a mangiare.

Non era mai successo che mia madre mangiasse senza mio padre, beh, era successo una volta ma mio padre le mise le mani addosso, la spavento così tanto da far sì che lei non toccasse più cibo in sua presenza.

"Voglio lasciarlo Aron" annuncio prendendo il mio piatto vuoto portandolo verso il lavabo.
Strabuzzai gli occhi.
Voleva lasciarlo?! Ero felice , finalmente si era svegliata, ma ne era almeno a conoscenza di cosa avrebbe scaturito questa cosa in mio padre?!

Non feci in tempo nemmeno a darmi una risposta, che come un ombra entrò in casa, ubriaco e con ancora là zip dei pantaloni aperta.
Mi osservo con una faccia disgustata mentre i miei occhi continuavano a vagare su quell'uomo che non era degno nemmeno di essere chiamato tale.
"Che cazzo hai da guardare?! Mi vuoi fottere?! Eh Aron?! Voi fottere anche me?!" Rise sbeffegiandomi mentre tirava su la zip del suo pantalone elegante.

"Sei vergognoso" sibilai passandogli di fianco andando verso camera di mia madre.
"Almeno non sono una checca isterica" rise lanciando il suo iPhone nuovo di pacca sul tavolo di cristallo procurando un rumore sordo.

HEART OF ICE AND LIMONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora