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Finalmente.
Finalmente sono riuscita a scappare da quella insulsa cittadina che per ventuno lunghi anni ho dovuto chiamare casa.

A Santa Monica si respira un aria calda e rilassante, nulla a che vedere con il clima pungente è odioso del Minnesota.
Per quanto amassi i suoi paesaggi pittoreschi sempre innevati con una nota candida quelle rare volte in cui c'era il sole e la gente gentile che passeggiava per le strade, quella non era di certo casa mia. Non l'ho mai potuta chiamare casa.
Casa dovrebbe essere una piccola nicchia dove tutti i tuoi problemi spariscono appena varchi la soglia di quelle quattro mura.
Invece per me i problemi iniziavano proprio appena varcavo quest'ultime.

Mio padre bevitore incallito senza un futuro che vive di furti e rapine come passatempo usava le sue parole contro di me.
I primi anni si limitava a darmi dell' "aborto a lungo termine" poi è passato ad altre offese più pesanti come "succhia cazzi, troia" e altri dispregiativi che per molti anni mi hanno fatta piangere, con il passare del tempo mi entravano da un orecchio e mi uscivano dall'altro.
E questo lui lo aveva notato, eccome se lo aveva notato, quindi passo alle maniere forti.
Schiaffi, pugni erano all'ordine del giorno se non era strafatto di eroina insieme a mia madre o se non era ubriaco.
Era troppo lento per prendermi quando era ridotto così, quindi mi richiudevo in camera mia e chiudevo a chiave.

Nella notte quando sentivo il suo russare provenire dalla piccola sala piena di lattine di birra, sgattaiolavo in cucina per acciuffare delle merendine o qualsiasi cosa ci fosse di commestibile.
Molte volte mi sono ritrovata a mangiare limoni per chiudere la fame nel mio stomaco.

Mia madre non sto nemmeno a descriverla. Una donna che serviva mio padre come se fosse un re. Guardava lui con occhi pieni d'amore mente poi guardava me con occhi pieni di odio.
"Lo hai fatto arrabbiare Ella, adesso se la prenderà anche con me" .
Queste erano le sue parole ogni volta. Mai un conforto, mai uno sguardo di riguardo a me che ero sua figlia.
Non avevo nessuno a cui aggrapparmi. Sono figlia unica e quindi mi ritrovavo a piangere o medicarmi le cicatrici da sola.

Tutto questo ha fatto sì che diventassi di ghiaccio. Un enorme iceberg che non si faceva scalfire più da niente e da nessuno.
Quando mio padre mi diceva che ero una puttana non piangevo più, gli davo ragione e uscivo di casa.
Ma per quanto lui si credesse chissà cosa, nelle ore fuori casa studiavo per la borsa di studio alla University of Santa Monica , oppure andavo in palestra a scogliere la tensione.

Tre sport erano e sono la mia passione: La pallavolo, dove il mio ruolo era il libero.
Pole Dance, dove mi sentivo semplicemente libera da ogni pensiero.
E la Box, dove immaginavo le facce di mio padre e di mia madre su quel sacco logoro appeso al muro. Più volte sono arrivata a spaccarmi le nocche, non amavo usare i guantoni, li vedevo come una barriera. Ma la sensazione di vedere nella mia testa le immagini delle due bestie che mi hanno messo al mondo scomparire davanti a me era così appagante da farmi scordare del sangue che fuoriusciva dalle mie nocche.

Sono una ragazza a cui non daresti nemmeno un centesimo.
I miei capelli sono biondi con qualche sfumatura di biondo scuso, i miei occhi verdi come un prato nei giorni di primavera.
L'immagine della solita brava ragazza a cui sembra che la vita le abbia regalato solo gioie.
Sono decisamente il detto fatto a persona:
"non giudicare mai un libro dalla copertina".

Mi sono fatta il culo per essere qui, uscivo da scuola, e mente mangiucchiavo una mela stavo con la testa china sui libri.
Passavo poi dalla palestra e fino a tarda sera restavo lì circondata dalle vere persone gentili del Minnesota.

Hanno ragione in I Meet Your Mother , quelli del Minnesota sono davvero troppi gentili ed educati. Ma non tutti sono così, il marcio è ovunque. E in questa cittadina il marcio erano proprio Adelaide e Dorian Cooper.

HEART OF ICE AND LIMONDove le storie prendono vita. Scoprilo ora