Capitolo 12

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«Sto già rimpiangendo Lumacorno.»

«Tu eri una delle favorite del suo circolo ristretto, vorrei ben vedere.»

«Sì, è vero. Ma Piton è abominevole, simpatico come un avvincino quando si tratta di qualsiasi studente che non sia un Serpeverde.»

«Oh, è vero che ha tolto già trenta punti a Grifondoro?»

«Cinquanta.»

Evaline decise di non sentire oltre, ma le imprecazioni della Tassofrasso più grande la seguirono mentre si avviava verso il corridoio che conduceva alle cucine, diretta alla sua prima lezione di pozioni. Sul punto di afferrare la bacchetta, ricordò l'ammonimento di Piton solo poche ore prima, quando l'ebbe richiamata nel suo ufficio per prevenire eventuali maledizioni cruciatus scagliate a sproposito.

«Non ti è consentito lanciare maledizioni ai tuoi compagni, né a nessun altro, per quanto sgradevoli possano essere.»

«Dei Grifondoro parlano male di te.» Aveva ribattuto lei. «Loro posso schiantarli, no?»

Il professore aveva esitato, combattuto. «No, non puoi.» disse a malincuore. «Non cadrò mai così in basso da aver bisogno dell'aiuto di una sedicenne.»

Lei aveva acconsentito, accettando di recarsi da lui la sera dopo cena con la scusa di una punizione. Sarebbe stato credibile, una manciata di studenti aveva ricevuto già quel trattamento a neanche una settimana dall'inizio della scuola.

Prima, però, la lezione di pozioni. Tassofrasso e Corvonero insieme, Theodore al suo fianco davanti ai calderoni lucidi e ponti per essere utilizzati. Le mormorava qualcosa a proposito della loro passeggiata ad Hogsmeade, sembrava dispiaciuto e allo stesso tempo speranzoso. Probabilmente era sul punto di chiederle di riprovarci il finesettimana successivo, ma lei gli intimò di fare silenzio indicando l'arrivo del professore. I banchi erano disposti per la stanza in ordine sparso, non c'era un criterio per capire quale dei posti sarebbe stato più vicino a lui, quindi sperò che aleggiasse intorno al suo. Theodore, giustamente risentito, lasciò perdere con uno sbuffo indignato. Era stata sgarbata, non era da lei. Ma quella non era lei da molto tempo, solo che lui non poteva saperlo.

«La professoressa Sprout mi ha chiesto di fornirle delle scorte di pozione sempreverde.» Non si presentò neppure, Piton andò dritto alla lezione e gli studenti aprirono in fretta i libri mentre lui parlava. Il rapido sfogliare delle pagine fece da sfondo alla sua voce monocorde. «Si tratta di una pozione adeguata al vostro anno, confido che tutti la portiate a termine senza alcun problema.» Evitando ostinatamente lo sguardo di Evaline, Piton indicò l'orologio, storcendo le labbra in un sorriso sarcastico. «Avete mezz'ora da adesso. Naturalmente senza contare il tempo di riposo. Chi terminerà prima dello scadere del tempo e avrà realizzato la pozione meglio riuscita riceverà un'adeguata ricompensa.»

Evaline era già a lavoro. La pozione era semplice, ma erano previsti due tempi in cui lasciare riposare la pozione per dieci minuti esatti, per un totale di venti. Raggiungere il bollore equivaleva a sommare altri cinque minuti al massimo, il che voleva dire che le restavano meno di cinque per estrarre il sangue dalla salamandra e inserire le lumache cornute. Lei fu la prima a correre in fondo all'aula per recuperare le lumache cornute, era così assorta nel proprio compito che quasi non notò l'occhiata in tralice di Piton, che la tenne discretamente sotto controllo per tutta la durata della realizzazione della pozione. Evaline fu impeccabile: aggiunse la foglia di rabarbaro dopo aver raggiunto il bollore, poi la goccia di sangue di salamandra e poi fece riposare i primi dieci minuti. In quel lasso di tempo pulì e riordinò il proprio banco per il semplice gusto di avere tutto in ordine e pronto per l'operazione successiva. Ripeté il tutto meccanicamente, aspettando poi l'esatto istante in cui inserire le lumache cornute. Impiegò ventisei minuti esatti.

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